Energia – Semi di Scienza http://www.semidiscienza.it Sat, 28 Sep 2024 10:34:36 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.10 http://www.semidiscienza.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Semi-di-scienza-1-32x32.png Energia – Semi di Scienza http://www.semidiscienza.it 32 32 Cambiamo energia http://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamo-energia http://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/#respond Wed, 13 Mar 2024 12:26:05 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2705

Che cosa c’è di più sostenibile delle energie rinnovabili? E di un sistema che permette ai cittadini di produrre da sé l’energia da sorgenti come il sole o il vento, ma non solo – questo c’è già – che permette loro di unirsi in comunità fatte di famiglie, piccole imprese, negozi, enti locali che insieme controllano e gestiscono l’uso di questa energia, perché più autoconsumeranno del “loro” più verranno ricompensati (più del solo autoconsumo)? E così facendo si sganceranno dalle importazioni di combustibili fossili – di gas, per esempio – e così contribuendo a tutelare l’ambiente e l’economia del Paese? 

Un sogno?

Nient’affatto.

È – sarà – una realtà, quella delle Comunità energetiche rinnovabili (CER): incentivate dalla Comunità europea (direttiva europea n. 2001 del 11/12/2018), nel resto dell’Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio, soprattutto in alcuni Paesi.

In Italia, dopo una partenza che faceva ben sperare (diversi progetti pilota sono partiti prima che entrasse in vigore la normativa definitiva che regola queste comunità) siamo passati attraverso un periodo di stallo. Come si sa, le direttive europee devono essere recepite da leggi nazionali, e queste per entrare in vigore vanno accompagnate da decreti attuativi che ne regolamentano l’effettiva messa in pratica. Quello che è successo in Italia è che, dopo essere stati molto pronti addirittura ad anticipare l’UE (i progetti pilota) e abbastanza veloci nel legiferare (L. 8/2020 e D. Lgs 199/21), le norme attuative si sono fatte attendere, incagliate tra ministeri italiani (prima MITE, ora MASE) e uffici europei. 

Finalmente, dopo oltre due anni la situazione è stata sanata: ora abbiamo sia le norme attuative (DM 414 del 07.12.2023, pubblicato il 24.01.2024) sia le regole operative del GSE (emanate il 23.02.2024).

Nel frattempo, quello che continua a mancare in Italia è un’informazione chiara e puntuale su come realizzare queste comunità. Siamo onesti: non si tratta di una passeggiata. Per realizzare una CER occorrono diverse conoscenze (tecniche, giuridiche, amministrative). E fondi. Ma si può fare. Ciò che serve ora è diffondere l’informazione su questo strumento che definire rivoluzionario non è fuori luogo e favorire la costruzione di una rete facendo in modo che le conoscenze e le pratiche acquisite da chi in questa impresa si è già buttato possano essere condivise con gli altri e soprattutto siano a disposizione di chi deciderà di imboccare questa strada, senza dover cominciare tutto daccapo.

In questa prospettiva si colloca “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, il progetto (sostenuto dall’8×1000 della chiesa valdese) che Semi di Scienza porterà avanti nei prossimi mesi in provincia di Pavia con un duplice obiettivo: informare i cittadini per quanto concerne le sfide ambientali, sociali ed economiche poste dal progredire della crisi climatica, e formarli affinché possano agire nel concreto con interventi resilienti – nello specifico, la costituzione di comunità di cittadini che siano produttori/consumatori di energia, le CER.

Per saperne di più vi condividiamo: (1) i video e il link all’evento “comunità energetiche rinnovabili” tenutosi il 26 ottobre 2023 presso Bereguardo (PV), con la testimonianza di diversi esperti e l’intervento di Cinzia Tromba, referente del progetto.

https://youtube.com/playlist?list=PLHmNCH0JQAjnzefLvRnNcbO9yVzj_9cHN&si=B5_YB-Mn5yp7otJ2

e (2) il video e il link all’evento “Cambiamo Energia, Risparmia, riduci, Condividi con le Comunità Energetiche Rinnovabili” tenutosi a Zinasco (PV) il 19 gennaio 2024.

https://www.youtube.com/live/462oLZyfzDs?si=Cm_AXwySuCSIFCjk

Il nostro manifesto:

8 per mille chiesa valdese profili antropici
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http://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/feed/ 0
Cambiamo marcia all’energia con le comunità energetiche rinnovabili http://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili http://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/#respond Thu, 23 Nov 2023 08:10:48 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2608 Di Cinzia Tromba

Che cosa c’è di più sostenibile delle energie rinnovabili? E di un sistema che permette ai cittadini di produrre da sé l’energia da sorgenti come il sole o il vento, ma non solo – questo c’è già – che permette loro di unirsi in comunità fatte di famiglie, piccole imprese, negozi, enti locali che insieme controllano e gestiscono l’uso di questa energia, perché più autoconsumeranno del “loro” più verranno ricompensati (più del solo autoconsumo)? E così facendo si sganceranno dalle importazioni di combustibili fossili –di gas, per esempio – e così contribuendo a tutelare l’ambiente e l’economia del Paese? Un sogno? Nient’affatto. È – sarà – una realtà, quella delle Comunità energetiche rinnovabili (CER): incentivate dalla Comunità europea (direttiva europea n. 2001 del 11/12/2018), nel resto dell’Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio, soprattutto in alcuni Paesi.

In Italia, dopo una partenza che faceva ben sperare (diversi progetti pilota sono partiti prima che entrasse in vigore la normativa definitiva che regola queste comunità) siamo arrivati a uno stallo. Come si sa, le direttive europee devono essere recepite da leggi nazionali, e queste per entrare in vigore vanno accompagnate da decreti attuativi che ne regolamentano l’effettiva messa in pratica. Quello che è successo in Italia è che, dopo essere stati molto pronti addirittura ad anticipare l’UE (i progetti pilota) e abbastanza veloci nel legiferare (L. 8/2020 e DLgs 199/21) da oltre due anni attendiamo le norme attuative, incagliate tra ministeri italiani (prima MITE, ora MASE) e uffici europei. 

Nel frattempo, quello che manca in Italia è un’informazione chiara e puntuale su come realizzare queste comunità. Siamo chiari: non si tratta di una passeggiata. Per realizzare una CER occorrono diverse conoscenze (tecniche, giuridiche, amministrative) e fondi. Ma si può fare. Ciò che serve ora è diffondere l’informazione su questo strumento che definire rivoluzionario non è fuori luogo e favorire la costruzione di una rete facendo in modo che le conoscenze e le pratiche acquisite da chi in questa impresa si è già buttato possano essere condivise con gli altri e soprattutto siano a disposizione di chi deciderà di imboccare questa strada, senza dover cominciare tutto daccapo.

In questa prospettiva si colloca “Pratiche di sostenibilità.Cambiamo marcia all’energia” il progetto (sostenuto dall’8×1000 della chiesa valdese) che Semi di Scienza porterà avanti nei prossimi mesi in provincia di Pavia con un duplice obiettivo: informare i cittadini per quanto concerne le sfide ambientali, sociali ed economiche poste dal progredire della crisi climatica, formarli affinché possano agire nel concreto con interventi resilienti: nello specifico, la costituzione di comunità di cittadini che siano produttori/consumatori di energia, le CER.

L’incontro pubblico “Comunità energetiche rinnovabili” svoltosi lo scorso 25 ottobre a Bereguardo (Pavia), per la realizzazione del quale Semi di Scienza ha affiancato l’Associazione Zelata Verde, costituisce il prodromo di questo progetto. L’intero evento è stato registrato ed è visibile sul canale YouTube di Semi di Scienza.

Foto di Sungrow EMEA su Unsplash

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http://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/feed/ 0
Le sonde geotermiche: opportunità energetica per il contrasto ai cambiamenti climatici e cautele per il rispetto degli acquiferi profondi e delle risorse idriche a uso potabile http://www.semidiscienza.it/2023/03/11/le-sonde-geotermiche-opportunita-energetica-per-il-contrasto-ai-cambiamenti-climatici-e-cautele-per-il-rispetto-degli-acquiferi-profondi-e-delle-risorse-idriche-ad-uso-potabile/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=le-sonde-geotermiche-opportunita-energetica-per-il-contrasto-ai-cambiamenti-climatici-e-cautele-per-il-rispetto-degli-acquiferi-profondi-e-delle-risorse-idriche-ad-uso-potabile http://www.semidiscienza.it/2023/03/11/le-sonde-geotermiche-opportunita-energetica-per-il-contrasto-ai-cambiamenti-climatici-e-cautele-per-il-rispetto-degli-acquiferi-profondi-e-delle-risorse-idriche-ad-uso-potabile/#respond Sat, 11 Mar 2023 20:35:03 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2314 Di Matteo Bo

Gli impianti geotermici sono dei sistemi per il riscaldamento/raffrescamento degli ambienti interni che sfruttano il principio dello scambio di calore con il sottosuolo. Sono comunemente conosciuti con il nome delle loro componenti principali ovvero le sonde geotermiche. Queste ultime sono sostanzialmente fori nel terreno che, raggiungendo specifiche profondità, permettono di assorbire o cedere calore tra l’ambiente interno di un edificio e il terreno sottostante. 

Sono presenti due principali tipologie di impianti. I primi sono quelli a “sistema chiuso” ovvero che sfruttano un liquido (spesso il glicole) all’interno di tubazioni cieche per scambiare termicamente il calore con il terreno senza lo scambio di fluidi. I secondi sono quelli a “sistema aperto”, di fatto dei sistemi di pozzi per la captazione e reimmissione dell’acqua presente nel sottosuolo: in estate verrà pompata in superficie acqua sotterranea per raffreddare e verrà in seguito reimmessa più calda nel sottosuolo, viceversa in inverno verrà sfruttata la risorsa idrica per scaldare cedendola in seguito a valle del sistema.

Per entrambe queste tipologie, il dimensionamento degli impianti richiede di valutare la stratigrafia del sottosuolo e il fabbisogno dell’edificio in relazione alla classe energetica, alle dimensioni dei locali e all’uso degli stessi. Può quindi essere necessario un numero variabile di sonde con diametri centimetrici/decimetrici e profondità che possono raggiungere i 150 m, al fine di ottenere un riscaldamento o raffreddamento idoneo dei locali.

Non c’è dubbio che il sistema permetta di gestire l’energia termica necessaria al comfort dei locali senza produrre emissioni dirette in atmosfera né consumare energia proveniente da fonti fossili (sia essa elettrica o direttamente per combustione a caldaia da metano, gpl o peggio gasolio). Ma, al netto dell’esecuzione ad opera d’arte dei lavori, si rende opportuno operare quanto meno una riflessione su un aspetto secondario (ma non troppo) di questi sistemi.

Come detto, in entrambe le tipologie (aperta/chiusa) la perforazione potrebbe raggiungere profondità tali da superare il letto dell’acquifero superficiale entrando quindi nell’acquifero profondo. Per i lettori meno esperti, l’acquifero è quel sistema costituito sia dalla matrice solida presente nel sottosuolo (sistemi rocciosi compatti, ghiaie, sabbie, limi, argille che costituiscono la parte più superficiale della crosta terreste) sia dall’acqua contenuta nelle porosità presenti in questi materiali (porosità, fratture, cavità, ecc.). Erroneamente chiamata anche falda acquifera, l’acqua presente negli acquiferi è frutto dell’infiltrazione dai corpi idrici superficiali (mari, fiumi, laghi, ecc.) e dalle precipitazioni (pioggia, neve e altri fenomeni meteorologici) e raggiunge lentamente profondità anche di centinaia di metri e che circola nel sottosuolo sia verticalmente sia orizzontalmente (ne sono un esempio fenomeni quali il carsismo e l’intrusione delle acque saline). Esistono due famiglie di acquiferi: quelli superficiali che sono a maggior contatto con la superficie e quindi con l’inquinamento antropico e quelli profondi che sono tutelati per legge poiché, avendo una maggiore qualità delle acque, sono destinati in modo pressoché esclusivo a scopi potabili. A titolo esemplificativo il passaggio tra questi due acquiferi può avvenire tra i 15 e i 60 m di profondità come indicativamente nel caso del Nord Ovest della Pianura Padana, un dato che si può verificare nei Geoportali delle arpa e delle Regioni attraverso le cartografie della base dell’acquifero superficiale e delle aree di ricarica tra i due acquiferi (zone che richiedono un’ulteriore tutela ambientale perché favoriscono già naturalmente la ricarica degli acquiferi profondi).

Per questo motivo esiste un quadro normativo piuttosto delineato sia a livello nazionale/internazionale (Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE, Testo Unico dell’Ambiente D.Lgs. 152/06, e nello specifico il D. Lgs. 30/2009 di “Attuazione della direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”) sia regionale (con specifici atti normativi e leggi delega per le attività di controllo della risorsa alle provincie, comuni e alle arpa territorialmente competenti) a tutela della risorsa idrica sotterranea. Citando rapidamente il caso del Piemonte, oltre alle leggi sopra elencate, nella L.R. 22/1996  “Ricerca, uso e tutela delle acque sotterranee”, così come modificata dalla L.R. 6/2003, all’art. 2 c. 6 viene definito che “Per la tutela e la protezione della qualità delle acque sotterranee è vietata la costruzione di opere che consentano la comunicazione tra le falde profonde e la falda freatica” e all’art. 4 c. 1 che “Le acque sotterranee da falde profonde sono riservate ad uso potabile, ad eccezione di quelle individuate dal Piano di tutela delle acque di cui all’articolo 44 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 (Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole), in quanto, in base alla vigente normativa, non destinabili a tale uso per le loro caratteristiche chimiche naturali”.

Lo sviluppo delle sonde geotermiche ha determinato la necessità di includere tali tecnologie in questo quadro normativo specialmente con la diffusione accelerata anche dal Superbonus 110% e specialmente in territori quali la Pianura Padana in cui gli acquiferi superficiali sono in gran parte compromessi dall’inquinamento. Se le sonde a sistema aperto sono state assimilate quasi ovunque ai pozzi costituendo di fatto un prelievo e uno scarico di acque sotterranee (con relativi iter autorizzativi e concessioni), le Regioni si sono mosse in modo più sparso in relazione alle sonde geotermiche chiuse (con atti normativi, regolamenti e/o linee guida). Va chiarito infatti che, al netto delle problematiche di inquinamento che potrebbero generarsi in caso di rottura/fessurazione e conseguente fuoriuscita del glicole, anche gli impianti chiusi possono mettere in comunicazione l’acquifero superficiale con quello profondo, favorendo la filtrazione di inquinanti verso gli strati più profondi. Gli atti emanati, quali il Regolamento di Regione Lombardia o le Linee Guida di Regione Piemonte contengono i requisiti minimi per la realizzazione delle opere, comprendendo anche la necessità di un appropriato studio della geologia sotterranea del sito. Alla presentazione delle istanze, di natura ambientale e/o edilizia (ad. es. via, scia, cila) anche ai comuni in cui si intende realizzare un’opera di efficientamento energetico comprendente le sonde geotermiche, bisogna tener conto di queste normative specifiche.

In conclusione, gli effetti ormai evidenti della crisi climatica – tra cui si evidenzia che l’anno appena conclusosi è stato il più caldo mai registrato in Italia e che la grande siccità di questi ultimi quattordici mesi è ancora purtroppo perdurante in molte aree quale il Nord Ovest del Paese – sottolinea in modo ormai pressoché unanime la necessità di una gestione responsabile delle risorse idriche superficiali (ghiacciai, nevai, corpi idrici) e sotterranee sia in termini di quantità sia di qualità. La complessità delle dinamiche naturali in gioco e delle tecnologie adottate dall’umanità richiedono quindi di valutare con grande attenzione ogni ricaduta diretta e indiretta delle proprie scelte personali, anche quando si tratta della scelta di sistemi “sostenibili” per spostarsi, alimentarsi e scaldarsi/raffrescarsi. 

Fonti:

https://sondegeotermiche.it/wp-content/uploads/2019/10/Regolamento-Regionale-15-febbraio-2010-n.-7.pdf

http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2016/16/attach/dda1600000066_930.pdf 

https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/ambiente/acqua/normativa-relativa-alle-acque-sotterranee

https://www.geologipiemonte.it/comunicazioni/regione-piemonte/articolo/linee-guida-regionali-per-l-installazione-e-la-gestione-delle-so

https://www.isprambiente.gov.it/it/news/valutazione-preliminare-dello-stato-del-clima-dell2019anno-2022

https://it.euronews.com/green/2023/01/16/il-2022-e-stato-lanno-piu-caldo-mai-registrato-in-molti-paesi-europei

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Giochiamo con l’energia! http://www.semidiscienza.it/2023/03/01/giochiamo-con-lenergia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=giochiamo-con-lenergia http://www.semidiscienza.it/2023/03/01/giochiamo-con-lenergia/#respond Wed, 01 Mar 2023 10:10:05 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2303

Per info: +39 333 4313132

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Notte dei Ricercatori – Bright Night http://www.semidiscienza.it/2022/09/16/notte-dei-ricercatori-bright-night/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=notte-dei-ricercatori-bright-night http://www.semidiscienza.it/2022/09/16/notte-dei-ricercatori-bright-night/#respond Fri, 16 Sep 2022 11:03:30 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=1772 La Notte dei Ricercatori è un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei.

Dalle ore 19 in poi, Semi di Scienza sarà a Pisa con Luciano Celi, il quale, in rappresentanza del CNR, terrà una conferenza basata sulla storia delle renne dell’isola di San Matteo per riflettere insieme al pubblico sulla quantità di energia che la Terra offre e sugli aspetti che la mettono a rischio.

Non conosci questa storia? Puoi leggerla qui.

Ma non solo: alle ore 16 Luciano, in sostituzione di Luca Pardi (Cnr Pisa) terrà un’altra conferenza dal titolo “La transizione. Non sarà facile ma ci si può fare.”

Programma degli eventi in Toscana disponibile a questa pagina.

Venerdì 30 settembre 2022

Pisa – Auditorium dell’Arena della Ricerca
via Moruzzi 1

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Inquinamento luminoso http://www.semidiscienza.it/2021/05/03/inquinamento-luminoso/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=inquinamento-luminoso http://www.semidiscienza.it/2021/05/03/inquinamento-luminoso/#respond Mon, 03 May 2021 06:59:43 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=1375 La scarsa visione notturna degli esseri umani e la primitiva paura del buio si riflettono nella necessità di utilizzare la luce artificiale per illuminare il proprio ambiente. L’illuminazione per esterni senza dubbio contribuisce al miglioramento delle opportunità pratiche per gli sviluppi sociali ed economici.

Nell’ultimo mezzo secolo l’illuminazione delle città è aumentata esponenzialmente. Si pensa che in tutto il mondo siano presenti più di 100 milioni di punti luce, con un consumo annuo pari a circa 200TWh. Nei piccoli centri, l’illuminazione costituisce circa il 25% del bilancio, cioè il 50% della bolletta elettrica.

Al di là delle risorse finanziarie ed energetiche che assorbe, l’illuminazione artificiale degli spazi urbani inquina le nostre notti e così le stelle scompaiono. A parte questo, la comunità scientifica sta studiando gli impatti diretti e indiretti dell’illuminazione artificiale sulla biodiversità. L’adattamento biologico di tutte le specie animali alle condizioni di luce naturale si è evoluto nel corso di miliardi di anni. Diversi studi sperimentali hanno dimostrato che la luce artificiale disturba gli ecosistemi e potrebbe giocare un ruolo significativo nel declino di specie i cui ruoli, già indeboliti dalla presenza umana, non sono ancora del tutto conosciuti. Per fare un esempio, i cuccioli di tartaruga marina emergono dal nido di notte e usano segnali visivi per dirigersi verso l’orizzonte più luminoso e più basso; l’inquinamento luminoso notturno potrebbe alterare i segnali percepiti, disorientandoli. Ma anche gli invertebrati, che costituiscono la maggior parte della biodiversità sulla terra e sono vitali per gli ecosistemi, sono disturbati dalla luce artificiale. Luci UV, verde e blu, che hanno lunghezze d’onda corte e le alte frequenze, sono più visibili dalla maggior parte degli insetti e sono molto attraenti per loro. Anche per questo motivo, inizialmente, i lampioni LED non vennero considerati una buona alternativa ai lampioni tradizionali; emettevano soprattutto in luce blu.

Parallelamente, alcuni studi hanno recentemente dimostrato che la luce diffusa può avere effetti diretti o indiretti sulla salute umana e sull’umore; l’esposizione alla luce artificiale durante la notte inibisce la produzione di melatonina, problema associato all’incidenza di alcuni tumori al seno. In ogni caso, anche bassi livelli di illuminamento nella regione blu dello spettro della luce possono interrompere la secrezione di melatonina con effetti catastrofici sui cicli sonno-veglia. Inoltre, l’illuminazione artificiale può anche provocare abbagliamento notturno, che influisce sulla sicurezza della guida e dei pedoni.

Figura 1. Esempi di illuminazione notturna.

Tuttavia, definire e misurare l’inquinamento luminoso non è ancora così facile. Come identificare l’equilibrio tra illuminazione utile e inquinamento luminoso? E come quantificare oggettivamente l’illuminazione per vedere se questo equilibrio viene raggiunto? Alcuni scienziati hanno sviluppato la cosiddetta metrica della scatola da scarpe che potrebbe rendere più facile quantificare, e quindi regolare, l’inquinamento luminoso. Il soprannome di “scatola da scarpe” si riferisce all’area rettangolare descritta dai piani verticale e orizzontale che circondano un sito. I ricercatori propongono che architetti e progettisti considerino la quantità di luce che lascia la scatola da scarpe lungo ogni piano come un modo per caratterizzare l’impatto luminoso di un sito. Esistono comunque già alcuni strumenti per la misura dell’illuminazione, come lo Sky Quality Meter, utilizzato per monitorare appunto l’inquinamento luminoso in Europa, e in tutto il mondo tramite il progetto di citizen science Globe at night.

Probabilmente quando pensiamo all’inquinamento luminoso ci vengono in mente le illuminazioni stradali delle grandi città. Tuttavia, un esperimento effettuato a Tucson, in Arizona, ha rilevato che solo il 20% della luce visibile da satellite deriva da lampioni, mentre ben l’80% è dovuto a sorgenti private, vetrine di negozi e impianti sportivi. Inoltre una parte è dovuta alla diffusione atmosferica, impossibile da eliminare.

Cosa possiamo fare quindi?

A parte l’ovvio spegnere le luci quando non ci servono, sarebbe utile adottare un’illuminazione LED e lampioni che illuminino in maniera precisa una certa zona, in maniera da non diffondere più luce del necessario e avere un’illuminazione funzionale. In questa direzione vanno anche le soluzioni di telecontrollo e illuminazione adattiva, che permettono una gestione intelligente degli impianti e un risparmio di oltre il 30% rispetto a soluzioni già LED. Magari pensiamo che l’illuminazione adattiva sia disponibile solo per le grandi città, ma in realtà alcune società come Philips e Ikea forniscono lampadine che si collegano al wireless di casa, controllabile tramite assistenti come Siri e Alexa. Ma esistono anche apparecchiature che si adattano automaticamente alla luce ambientale, minimizzando i consumi, come fanno alcune lampade Samsung. Quindi, anche nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa per questo problema, troppo spesso sottovalutato.

Bibliografia:

  • Sustainable Lighting and Light Pollution: A Critical Issue for the Present Generation, a Challenge to the Future, Georges Zissis
  • Switch On the Night: Policies for Smarter Lighting, Luz Claudio.

Autrice: Maila Agostini, socia attiva di Semi di Scienza, operatrice dell’Osservatorio Polifunzionale del Chianti.

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