sostenibilità – Semi di Scienza http://www.semidiscienza.it Tue, 17 Dec 2024 19:59:18 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.10 http://www.semidiscienza.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Semi-di-scienza-1-32x32.png sostenibilità – Semi di Scienza http://www.semidiscienza.it 32 32 Advancing the Protection Principle http://www.semidiscienza.it/2024/12/17/advancing-the-protection-principle/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=advancing-the-protection-principle http://www.semidiscienza.it/2024/12/17/advancing-the-protection-principle/#respond Tue, 17 Dec 2024 19:59:18 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=3017

La nuova pubblicazione Advancing the Protection Principle di Let’s Be Nice to the Ocean, pubblicata il 30 ottobre 2024 a Cali, Colombia, in occasione della COP sulla Biodiversità, delinea le proposte chiave per migliorare la conservazione degli oceani attraverso il Principio di Protezione alla prossima Terza Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano (UNOC3) che si terrà a Nizza, in Francia, nel giugno 2025.

Il Principio di Protezione chiede che la protezione degli oceani diventi la norma, non l’eccezione, garantendo che l’onere della prova ricada sulle industrie estrattive e inquinanti, in modo che la preservazione e il ripristino della salute degli oceani e degli ecosistemi abbiano la precedenza sullo sfruttamento.

“Il documento chiede che il Piano d’azione per l’oceano di Nizza, nel giugno 2025, approvi il principio di protezione come obiettivo ambizioso” ha detto Rémi Parmentier, autore di Advancing the Protection Principle.

Con questo in mente, come movimento Let’s Be Nice to the Ocean proponiamo che il Piano d’azione per l’oceano di Nizza accetti di formare un gruppo ad hoc per redigere un rapporto su modalità e opzioni e una tabella di marcia prima della quarta conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani nel 2028.

Perché adesso?

Il ruolo dell’oceano come “sala macchine” del sistema climatico globale è inconfutabile. Assorbe il 90% del calore in eccesso generato dalle attività umane e circa il 25% delle emissioni di anidride carbonica, mitigando gli impatti climatici. Tuttavia, ciò ha un costo elevato, poiché l’oceano deve affrontare un riscaldamento, un’acidificazione e una perdita di biodiversità senza precedenti.

Il rapporto Advancing the Protection Principle delinea raccomandazioni cruciali per i politici e le parti interessate, tra cui l’approvazione del principio di protezione come obiettivo ambizioso a Nizza, l’eliminazione della pesca dannosa e di altri sussidi dannosi per l’ambiente, una moratoria sull’estrazione mineraria in acque profonde e sulla pesca a strascico d’altura, e la protezione dell’Oceano Meridionale e del Mar Mediterraneo. Queste azioni ambiziose mirano ad affrontare le crisi ambientali efficacemente interconnesse: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento.

A Nizza, a sostegno del principio di tutela dei diritti e della giustizia dell’oceano

A Nizza, i governi dovrebbero approvare il Principio di Protezione per trasformare il modo in cui gestiamo la nostra biodiversità oceanica condivisa, ripensando gli approcci ai diritti di accesso, alle responsabilità e alle quote, soprattutto perché il cambiamento climatico intensifica le pressioni sugli ecosistemi marini. Questo nuovo quadro si allinea con la nozione emergente di diritti dell’oceano e affronta i principi alla base della giustizia oceanica, che richiedono un uso equo e sostenibile delle risorse oceaniche, in particolare per le popolazioni indigene e le comunità costiere vulnerabili che dipendono dall’oceano per il loro sostentamento e il loro patrimonio culturale.

Il tempo per l’oceano sta per scadere. Se i governi non coglieranno l’opportunità di Nizza di invertire la tendenza, uno tsunami di conseguenze – l’innalzamento dei mari, la morte delle barriere coralline e il collasso della pesca – raggiungerà presto le nostre coste.

Per scaricare Advancing the Protection Principle clicca qui

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Evento CER http://www.semidiscienza.it/2024/10/05/evento-cer/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=evento-cer http://www.semidiscienza.it/2024/10/05/evento-cer/#respond Sat, 05 Oct 2024 08:11:01 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2964 Nei giorni 21 e 22 settembre abbiamo partecipato all’iniziativa “HORTI APERTI” presso i giardini del Collegio Borromeo di Pavia.

È stata l’occasione per parlare di Comunità Energetiche Rinnovabili e diffondere consapevolezza sui temi della transizione energetica, la più grande sfida di questi anni.

Questo evento rientra nel progetto “Cambiamo Energia”, sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.
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“Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia” ne parliamo con Cinzia Tromba http://www.semidiscienza.it/2024/09/13/pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba http://www.semidiscienza.it/2024/09/13/pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba/#respond Fri, 13 Sep 2024 15:16:51 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2932 In questa intervista abbiamo il piacere di parlare con Cinzia Tromba, referente del progetto “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, sostenuto dall’8×1000 della Chiesa valdese e portato avanti dall’associazione Semi di Scienza.

Prima di parlare del progetto, dobbiamo dire cosa sono le comunità energetiche rinnovabili.

Che cosa sono? Uno strumento rivoluzionario, né più né meno. Questo ho pensato la prima volta che mi sono imbattuta nelle comunità energetiche rinnovabili. 

Era il periodo del primo lockdown, la primavera del 2020. All’epoca stavo partecipando a un progetto di educazione ambientale in alcune scuole di Pavia, interrotto per la pandemia. Costretta a casa, scandagliavo la rete alla ricerca di aggiornamenti in tema di crisi climatica e, in generale, di temi ambientali, quando sono incappata in una direttiva dell’Unione europea (la RED II del 2018) che, nell’ambito dei progetti di transizione energetica, promuove la costituzione di associazioni di cittadini per la produzione e l’autoconsumo di energia (purché da fonti rinnovabili) incentivandone la costituzione mediante benefici economici: le comunità energetiche rinnovabili (CER). 

Perché ho pensato subito che si trattasse di un’iniziativa rivoluzionaria? Intanto, per quanto dichiarato nello stesso nome: “comunità”, un concetto che l’individualismo rampante degli ultimi decenni aveva recluso nel dimenticatoio. Comunità espressione della “società civile”, come si diceva ai miei tempi – ossia composte da semplici cittadini, piccole imprese, associazioni, enti locali – che collaborano mettendo in comune gli impianti energetici per consumare l’energia da essi prodotta: un’idea in totale controtendenza. 

Ma non finisce qui: prendere il controllo della produzione e dell’utilizzo dell’energia significa sganciarsi dal monopolio delle grandi imprese energetiche. Insomma, la materializzazione del concetto di “democrazia energetica”. Per di più fornito su un piatto d’argento dall’Unione europea.

E non è ancora tutto. Per tutta la storia dell’umanità le guerre sono state fatte fondamentalmente per appropriarsi di risorse energetiche (a meno che si voglia credere alle barzellette sull’esportazione della democrazia…), dapprima sotto forma di campi fertili (energia per la macchina umana) poi, dalla Rivoluzione industriale in avanti, per impadronirsi di giacimenti di fossili, soprattutto il petrolio (energia per le macchine al servizio dell’umanità). Se questo è vero, allora democratizzare produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili come il sole e il vento – ossia “beni comuni” su cui nessuno può avanzare pretese di possesso, a differenza di miniere e giacimenti – significa lavorare per la pace. Le CER possono quindi essere considerate,  anche, strumenti di pace. Se non è rivoluzionario tutto ciò!

Queste le grandi potenzialità, diciamo i fondamenti ideali, che ho trovato nel progetto CER.
Ma esistono benefici – oltre alla diminuzione dell’importo delle bollette – più immediatamente individuabili che derivano dall’espansione delle energie rinnovabili.
Per esempio si può dire addio al gas. Il che, oltre a ridurre le emissioni di anidride carbonica, farebbe bene al portafoglio (pensiamo alle speculazioni finanziarie di qualche anno fa che hanno generato bollette monstre…) e, aspetto non trascurabile, permetterebbe di affrancarsi dalla necessità di importare gas da Stati lontani e spesso politicamente instabili e poco democratici, aumentando così l’indipendenza energetica del Paese.
In questo senso le comunità energetiche possono giocare un ruolo importante perché favorendo l’adozione di soluzioni alternative come pompe di calore e piastre a induzione, diminuiscono progressivamente la necessità del gas per il riscaldamento e la cucina portando in prospettiva all’eliminazione tout cour della bolletta del gas. Mica male, no?

Per quanto concerne la realizzazione pratica di queste comunità, sarebbe scorretto negare che creare una CER non sia una passeggiata: richiede la costituzione di un soggetto giuridico, una gestione amministrativa e un forte impegno. Per questi motivi è importante il supporto delle istituzioni locali, Comuni in primis.

A questo punto possiamo passare al progetto “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, ti va di parlarmene?

Il progetto ha come obiettivo principale la sensibilizzazione sul tema CER delle popolazioni di due Comuni della provincia di Pavia: Zinasco (dove vivo) e Bereguardo, dove abbiamo stabilito una collaborazione con i membri dell’Associazione Zelata Verde. 

Ed è proprio a Bereguardo che il progetto ha avuto il battesimo del fuoco – in anticipo rispetto all’apertura ufficiale – il 26 ottobre 2023 con un incontro aperto alla cittadinanza svoltosi nelle sale del Castello. Alle relazioni di diversi esperti hanno illustrato il significato, il funzionamento e le prospettive delle CER, si sono accompagnate le testimonianze dal campo, cioè di chi aveva già costituito comunità energetica, come il consulente ambientale del Comune di Torre Beretti (prima CER realizzata nella provincia) e di chi ci stava lavorando (come il sindaco di S. Cristina e Bissone).
Il 19 gennaio 2024 un’iniziativa simile è stata proposta a Zinasco. 

L’obiettivo era far seguire a queste prime assemblee di introduzione al tema, incontri di approfondimento che avrebbero portato, nella migliore delle ipotesi, alla decisione di costituire una CER. Per questo abbiamo chiesto ai partecipanti alle assemblee più interessati di lasciare i  proprio recapiti.

Ma qui abbiamo dovuto fermarci, perché in attesa dell’emanazione dei decreti attuativi della legge approvata quasi due anni prima, essenziali per dare un quadro normativo definitivo a questo ambito. Nell’anno e mezzo precedente infatti chi si era mosso costituendo CER (circa una ventina in tutta Italia) lo aveva fatto in un quadro sperimentale di progetti pilota, obbedendo a una normativa transitoria dove i limiti di potenza degli impianti e di ampiezza geografica (e quindi di numero di possibili membri della comunità) erano molto ristretti. I decreti attuativi e le connesse regole operative invece dovevano recepire la normativa europea prevedendo un ampliamento di tali limiti e la definizione dell’entità degli incentivi.

In attesa della pubblicazione di questi documenti (completata a fine febbraio) abbiamo comunque cercato di contattare i cittadini che si erano dimostrati interessati, in modo da costituire un nucleo da cui partire per studiare l’effettiva possibilità di costituire una CER. Sforzi che però si sono dimostrati infruttuosi: il dichiarato “interesse” non si è tradotto in volontà di partecipazione. Certo, la totale assenza dell’ente locale, pur sponsor del progetto (a Zinasco), non ha aiutato.
Come non ha aiutato, nei mesi successivi, l’incombenza delle elezioni amministrative che hanno riguardato sia Zinasco sia Bereguardo (dove comunque sono intervenuta per parlare di CER alla presentazione della lista Bereguardo Futura). 

Presentazione della lista Bereguardo Futura

Il tentativo, in estate dopo le elezioni, di interessare la gente con un gazebo (in piazza una domenica mattina a Zinasco, durante la Notte blu di Gropello Cairoli il 6 luglio) non  ha sortito maggiori successi.

Per fortuna, le elezioni hanno portato a un cambiamento al vertice del Comune capoluogo di provincia, Pavia. Il nuovo assessore all’ambiente, Lorenzo Goppa, è determinato a recuperare il tempo perduto in questi anni e a promuovere le CER in città con la collaborazione delle associazioni del territorio. E qui ci siamo anche noi: sabato 21 e domenica 22 settembre, per cominciare, avremo uno stand a Horti Aperti, manifestazione annuale che si tiene agli orti del collegio Borromeo di Pavia. 

Quando è nato il progetto?

Il progetto, presentato e approvato nel 2023 dall’8 per mille Valdese, ha avuto inizio nel gennaio 2024 per la durata di un anno.

Non sappiamo ancora se ci saranno altre edizioni. 

Quali sono i punti di forza e le problematiche che hai riscontrato?

Dei punti di forza, ovvero delle grandi potenzialità connesse alle realizzazione delle CER, ho parlato prima. Ma quelli che per me sono aspetti cruciali (democrazia energetica, azione in comune dal basso, come si dice, empowerment dei cittadini) non lo sono altrettanto per la maggior parte della società del XXI secolo.
Perciò, ho subito dovuto fare i conti con una realtà impossibile da negare, e cioè che fare appello, oggi, al senso di solidarietà delle persone, alla loro sensibilità nei confronti della tutela dell’ambiente e della crisi climatica sarebbe abbastanza inutile, non convincerebbe nessuno a imbarcarsi in un progetto come quello delle CER. Occorre invece far perno sui risparmi economici. 

In una sorte di inversione delle intenzioni, credo che sarebbe più proficuo oggi convincere un ristretto numero di persone a realizzare una CER e usare questa esperienza per convincere gli altri che agire insieme porta benefici, anche, ma non solo, economici, piuttosto che far perno sul senso di solidarietà per costruire una comunità energetica,
Ma, come abbiamo visto, anche questo approccio non è affatto scevro da difficoltà.

Un altro ostacolo significativo è stata l’assoluta refrattarietà degli amministratori locali nei piccoli Comuni oggetto originario del nostro Progetto. Un’assenza dovuta sia a indifferenza “politica”, sia a una caratteristica che riguarda tutti i Comuni, ma soprattutto i più piccoli, ossia la mancanza di risorse e competenze a livello locale. Gli uffici tecnici, per esempio, sono sottodimensionati e spesso devono condividere il personale tra più amministrazioni: in queste condizioni non è facile seguire complessi iter burocratici.
Tuttavia, quando c’è una forte volontà politica, è possibile superare questi ostacoli e realizzare progetti concreti: un esempio è il comune di Torre Beretti, con appena 512 abitanti. Nonostante le dimensioni ridotte, qui l’ente locale è riuscito a creare la prima comunità energetica della provincia di Pavia. Ciò dimostra che, con la giusta determinazione, è possibile superare le difficoltà e realizzare progetti concreti.

Ma ora un grande rischio che si sta correndo, vista la lentezza con cui si vanno costituendo le CER in Italia anche grazie a una burocrazia che certo non aiuta, è che arrivino, e lo stanno facendo, grandi aziende del settore che si offrono per costituire CER “chiavi in mano”. Lo fanno sfruttando l’innegabile complessità dell’iter di costituzione e della gestione di una comunità energetica (costituire un soggetto giuridico, dotarsi di un ufficio amministrativo etc). Ma così facendo si spogliano le CER del loro significato più profondo: il controllo da parte dei cittadini. Un aspetto ancor più importante se si pensa che le CER possono diventare imprese energetiche che generano profitti da investire direttamente nei territori. Come? Creando reti di comunità energetiche che condividono risorse e competenze, reti in cui l’amministrazione è centralizzata. L’obiettivo: mantenere il controllo locale sull’energia, in modo che i benefici ricadano direttamente sulle comunità. Esperienze di questo tipo si stanno facendo in Piemonte e in Friuli, per esempio – link a video di Olivero https://www.youtube.com/watch?v=JV9JjCGPLK8).
Per questi motivi è importante muoversi rapidamente e organizzarsi dal basso. E sarebbe importante che gli Enti Locali facessero da capofila.

Per finire, vorrei ricordare che il concetto di beni comuni è fondamentale per comprendere il valore delle risorse naturali che appartengono a tutti. Un esempio emblematico è l’acqua,  oggetto di un importante referendum alcuni anni fa per ribadirne lo status di bene comune (referendum peraltro bellamente ignorato da tutti i governi succedutisi fin qui). Come l’acqua, anche il vento e i fotoni che ci arrivano dal sole sono un bene comune. E per ciò stesso, non “possedibili” da alcuno.

Qual è il tuo percorso personale e lavorativo? Vuoi condividere degli hobby/passioni che hai? 

Laureata in Biologia dopo la maturità classica, ho lavorato per un decennio come ricercatrice in ambito universitario, sia in Italia che negli Stati Uniti. Ma mi sono resa conto abbastanza presto che quello non sarebbe stato il mio futuro. Ho scelto così di divulgare la scienza, piuttosto che “farla” e sono diventata giornalista scientifica, professione che ho svolto, prima nell’ambito di un’agenzia di giornalismo, poi come presidente di una piccola cooperativa editoriale, fino al 2018, quando mi sono licenziata concedendomi un anno sabbatico. E qui inizia il terzo periodo della mia attività lavorativa, ma con sempre la scienza al centro. Nel 2019 infatti faccio la mia prima esperienza nella scuola affiancando un vecchio amico che avevo perso di vista, Gabriele Porrati.

Avevo conosciuto Gabriele – che peraltro mi ha fatto conoscere Semi di Scienza – partecipando alla battaglia del comitato ambientalista del nostro paese contro l’installazione di un impianto di bioetanolo, nel 2007. Da quegli incontri, su spinta di Gabriele, è nata l’associazione Cambiamo

con cui abbiamo organizzato due edizioni del Festival di Cambiamo a Zinasco, con l’obiettivo di creare un festival ecologista che combinasse concerti serali con momenti di divulgazione scientifica. Con il passare del tempo, gli impegni lavorativi mi hanno assorbito totalmente, e mi sono allontanata dall’attività in paese, mentre Gabriele spostava l’organizzazione dei festival a Pavia. Nel frattempo, Cambiamo si è trasformata da associazione a cooperativa di promozione sociale, con un focus particolare sulla divulgazione scientifica rivolta a studenti, insegnanti, politici locali e assessori.

Nel 2019 ho ripreso contatto con Gabriele in modo casuale. Lui stava lavorando a un progetto di educazione ambientale nelle scuole superiori di Pavia e mi ha chiesto di partecipare. L’esperienza mi è piaciuta, e ho toccato con mano quanto sia cruciale avvicinare i ragazzi alla questione ambientale, spiegare loro quanto è importante lottare da subito per cercare di fermare il progredire della crisi ambientale, così ho deciso così di provare a insegnarla, la scienza. Un ottimo modo per parlare di ecologia. Mi sono iscritta nelle graduatorie provinciali per l’insegnamento nelle scuole superiori di Pavia ed è così che ho fatto supplenze negli ultimi tre anni, e devo dire che la cosa mi piace molto. Mi sento “in missione per conto del Gabri” (sì, perché lui purtroppo se ne è andato all’inizio del 2021, e ci manca molto).

Gazebo a Zinasco (PV)

Come ti ha arricchito personalmente il progetto?

Per me, adolescente cresciuta nel movimento degli studenti degli anni ’70, è una sorta di àncora di salvezza. Perché? Il motivo è che non ho mai abbandonato l’idea che questo mondo si possa cambiare in meglio. 

Certo è che di questi tempi (soprattutto gli ultimi anni) tenere la barra dritta in tal senso è dura: in un mondo che invece di migliorare peggiora sempre di più (non bastava la gravissima crisi climatica, ci abbiamo aggiunto anche le guerre, si torna persino a parlare di armi nucleari, dopo tutte le battaglie pacifiste no-nuke!) il senso di spaesamento, di solitudine (i singoli sono sempre più chiusi in se stessi, nell’epoca dell’individualismo a go-go), di impotenza può essere paralizzante. 

Ebbene, in tutto ciò avere un obiettivo concreto come quello dello sviluppo delle comunità energetiche, per tutti i motivi già elencati, per me è ossigeno puro: recuperare il senso, la forza dell’agire comune per perseguire obiettivi che vanno nella direzione giusta può essere la risposta all’attuale degrado. Sono convinta infatti che ogni comunità energetica che prende vita sia un piccolo granello negli ingranaggi di un sistema che va deviato dal suo percorso suicida. E se, per esempio, la nostra Penisola (o tutta l’Europa, l’Africa) venisse ricoperta da una rete di comunità energetiche? Sarebbe splendido. Allora la speranza di salvare questo nostro mondo, agendo tutti insieme contro i pochi che traggono profitto da guerre e disastri, potrebbe diventare una bellissima realtà.

Approfondisci il progetto “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”.

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Cambiamo energia http://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamo-energia http://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/#respond Wed, 13 Mar 2024 12:26:05 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2705

Che cosa c’è di più sostenibile delle energie rinnovabili? E di un sistema che permette ai cittadini di produrre da sé l’energia da sorgenti come il sole o il vento, ma non solo – questo c’è già – che permette loro di unirsi in comunità fatte di famiglie, piccole imprese, negozi, enti locali che insieme controllano e gestiscono l’uso di questa energia, perché più autoconsumeranno del “loro” più verranno ricompensati (più del solo autoconsumo)? E così facendo si sganceranno dalle importazioni di combustibili fossili – di gas, per esempio – e così contribuendo a tutelare l’ambiente e l’economia del Paese? 

Un sogno?

Nient’affatto.

È – sarà – una realtà, quella delle Comunità energetiche rinnovabili (CER): incentivate dalla Comunità europea (direttiva europea n. 2001 del 11/12/2018), nel resto dell’Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio, soprattutto in alcuni Paesi.

In Italia, dopo una partenza che faceva ben sperare (diversi progetti pilota sono partiti prima che entrasse in vigore la normativa definitiva che regola queste comunità) siamo passati attraverso un periodo di stallo. Come si sa, le direttive europee devono essere recepite da leggi nazionali, e queste per entrare in vigore vanno accompagnate da decreti attuativi che ne regolamentano l’effettiva messa in pratica. Quello che è successo in Italia è che, dopo essere stati molto pronti addirittura ad anticipare l’UE (i progetti pilota) e abbastanza veloci nel legiferare (L. 8/2020 e D. Lgs 199/21), le norme attuative si sono fatte attendere, incagliate tra ministeri italiani (prima MITE, ora MASE) e uffici europei. 

Finalmente, dopo oltre due anni la situazione è stata sanata: ora abbiamo sia le norme attuative (DM 414 del 07.12.2023, pubblicato il 24.01.2024) sia le regole operative del GSE (emanate il 23.02.2024).

Nel frattempo, quello che continua a mancare in Italia è un’informazione chiara e puntuale su come realizzare queste comunità. Siamo onesti: non si tratta di una passeggiata. Per realizzare una CER occorrono diverse conoscenze (tecniche, giuridiche, amministrative). E fondi. Ma si può fare. Ciò che serve ora è diffondere l’informazione su questo strumento che definire rivoluzionario non è fuori luogo e favorire la costruzione di una rete facendo in modo che le conoscenze e le pratiche acquisite da chi in questa impresa si è già buttato possano essere condivise con gli altri e soprattutto siano a disposizione di chi deciderà di imboccare questa strada, senza dover cominciare tutto daccapo.

In questa prospettiva si colloca “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, il progetto (sostenuto dall’8×1000 della chiesa valdese) che Semi di Scienza porterà avanti nei prossimi mesi in provincia di Pavia con un duplice obiettivo: informare i cittadini per quanto concerne le sfide ambientali, sociali ed economiche poste dal progredire della crisi climatica, e formarli affinché possano agire nel concreto con interventi resilienti – nello specifico, la costituzione di comunità di cittadini che siano produttori/consumatori di energia, le CER.

Per saperne di più vi condividiamo: (1) i video e il link all’evento “comunità energetiche rinnovabili” tenutosi il 26 ottobre 2023 presso Bereguardo (PV), con la testimonianza di diversi esperti e l’intervento di Cinzia Tromba, referente del progetto.

https://youtube.com/playlist?list=PLHmNCH0JQAjnzefLvRnNcbO9yVzj_9cHN&si=B5_YB-Mn5yp7otJ2

e (2) il video e il link all’evento “Cambiamo Energia, Risparmia, riduci, Condividi con le Comunità Energetiche Rinnovabili” tenutosi a Zinasco (PV) il 19 gennaio 2024.

https://www.youtube.com/live/462oLZyfzDs?si=Cm_AXwySuCSIFCjk

Il nostro manifesto:

8 per mille chiesa valdese profili antropici
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Cambiamo marcia all’energia con le comunità energetiche rinnovabili http://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili http://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/#respond Thu, 23 Nov 2023 08:10:48 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2608 Di Cinzia Tromba

Che cosa c’è di più sostenibile delle energie rinnovabili? E di un sistema che permette ai cittadini di produrre da sé l’energia da sorgenti come il sole o il vento, ma non solo – questo c’è già – che permette loro di unirsi in comunità fatte di famiglie, piccole imprese, negozi, enti locali che insieme controllano e gestiscono l’uso di questa energia, perché più autoconsumeranno del “loro” più verranno ricompensati (più del solo autoconsumo)? E così facendo si sganceranno dalle importazioni di combustibili fossili –di gas, per esempio – e così contribuendo a tutelare l’ambiente e l’economia del Paese? Un sogno? Nient’affatto. È – sarà – una realtà, quella delle Comunità energetiche rinnovabili (CER): incentivate dalla Comunità europea (direttiva europea n. 2001 del 11/12/2018), nel resto dell’Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio, soprattutto in alcuni Paesi.

In Italia, dopo una partenza che faceva ben sperare (diversi progetti pilota sono partiti prima che entrasse in vigore la normativa definitiva che regola queste comunità) siamo arrivati a uno stallo. Come si sa, le direttive europee devono essere recepite da leggi nazionali, e queste per entrare in vigore vanno accompagnate da decreti attuativi che ne regolamentano l’effettiva messa in pratica. Quello che è successo in Italia è che, dopo essere stati molto pronti addirittura ad anticipare l’UE (i progetti pilota) e abbastanza veloci nel legiferare (L. 8/2020 e DLgs 199/21) da oltre due anni attendiamo le norme attuative, incagliate tra ministeri italiani (prima MITE, ora MASE) e uffici europei. 

Nel frattempo, quello che manca in Italia è un’informazione chiara e puntuale su come realizzare queste comunità. Siamo chiari: non si tratta di una passeggiata. Per realizzare una CER occorrono diverse conoscenze (tecniche, giuridiche, amministrative) e fondi. Ma si può fare. Ciò che serve ora è diffondere l’informazione su questo strumento che definire rivoluzionario non è fuori luogo e favorire la costruzione di una rete facendo in modo che le conoscenze e le pratiche acquisite da chi in questa impresa si è già buttato possano essere condivise con gli altri e soprattutto siano a disposizione di chi deciderà di imboccare questa strada, senza dover cominciare tutto daccapo.

In questa prospettiva si colloca “Pratiche di sostenibilità.Cambiamo marcia all’energia” il progetto (sostenuto dall’8×1000 della chiesa valdese) che Semi di Scienza porterà avanti nei prossimi mesi in provincia di Pavia con un duplice obiettivo: informare i cittadini per quanto concerne le sfide ambientali, sociali ed economiche poste dal progredire della crisi climatica, formarli affinché possano agire nel concreto con interventi resilienti: nello specifico, la costituzione di comunità di cittadini che siano produttori/consumatori di energia, le CER.

L’incontro pubblico “Comunità energetiche rinnovabili” svoltosi lo scorso 25 ottobre a Bereguardo (Pavia), per la realizzazione del quale Semi di Scienza ha affiancato l’Associazione Zelata Verde, costituisce il prodromo di questo progetto. L’intero evento è stato registrato ed è visibile sul canale YouTube di Semi di Scienza.

Foto di Sungrow EMEA su Unsplash

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Scuola Agenda 2030 http://www.semidiscienza.it/2023/10/03/scuola-agenda-2030/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=scuola-agenda-2030 http://www.semidiscienza.it/2023/10/03/scuola-agenda-2030/#respond Tue, 03 Oct 2023 21:00:42 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2534 La scuola

La Scuola Agenda 2030 è un campus rivolto a studenti e studentesse della scuola secondaria di primo grado e del primo biennio della secondaria di secondo grado.

L’intento è fornire conoscenze e competenze che permettano di comprendere il mondo scientifico con criterio e metodo, attraverso attività di gruppo che guideranno i ragazzi alla scoperta del funzionamento del sistema climatico e dei suoi cambiamenti dovuti alle attività antropiche.

Obiettivi specifici

  • Scoprire un punto di vista diverso del rapporto uomo-ambiente, in chiave interdisciplinare, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
  • Facilitare la condivisione, il dialogo e la discussione di gruppo.
  • Sensibilizzare i ragazzi sulle tematiche ambientali e scientifiche con particolare riferimento al cambiamento climatico.
  • Promuovere la cittadinanza attiva, cercando di accrescere la consapevolezza sulle criticità del proprio territorio.
  • Diffondere buone pratiche per uno stile di vita sostenibile.

Le attività

Durante la Scuola Agenda 2030 verranno affrontati 4 temi divisi come segue:

MODULO 1 Il funzionamento del sistema climatico

MODULO 2 Le previsioni del tempo e i modelli climatici

MODULO 3 Il cambiamento climatico

  • Impatti del cambiamento climatico sugli ambienti naturali e sulla biodiversità
  • Impatti del cambiamento climatico sull’umanità
  • Approfondimento sull’editoria scientifica (ricerca delle fonti) in collaborazione con la casa editrice LU::CE Edizioni.

MODULO 4 Soluzioni e strategie di adattamento e di mitigazione

Inoltre:

  • passeggiata divulgativa sulla spiaggia
  • giochi e quiz
  • musica dal vivo

Dove e quando

La Scuola Agenda 2030 si svolgerà al villaggio “Torre marina” a Marina di Massa e avrà la durata di 3 giorni nella primavera 2025.
Possibile forma abbreviata nell’estate 2024.

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Info e prenotazioni

KELUAR s.r.l.

gabriele.bartesaghi@keluar.it

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Semi di Scienza

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Lo Sfalcio dei Prati http://www.semidiscienza.it/2023/05/23/lo-sfalcio-dei-prati/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lo-sfalcio-dei-prati http://www.semidiscienza.it/2023/05/23/lo-sfalcio-dei-prati/#respond Tue, 23 May 2023 11:08:30 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2402

Di Matteo Bo

Lo sfalcio dei prati, inteso come la fienagione dei campi agricoli o più semplicemente il taglio dell’erba nel proprio giardino, è un’azione che può avere un impatto non trascurabile sull’ambiente. In questo articolo, nella fase dell’anno in cui si verifica la maggior frequenza dei tagli, si descriveranno alcune caratteristiche di questo fenomeno ecologico alla micro-scala dando qualche spunto utile nella gestione delle aree verdi urbane e delle conseguenti ricadute per le numerose forme di vita che ospitano.

È un dato ormai assodato che il passaggio dai sistemi tradizionali di coltivazione all’agricoltura intensiva ha eliminato una notevole quantità di spazi e nutrienti per numerose specie animali e vegetali che prosperavano nelle nostre campagne. Un esempio tipico è il taglio degli alberi ad alto fusto e l’eliminazione delle siepi così come l’estensione delle superfici coltivate a monocoltura (mais tipicamente) che hanno stravolto il paesaggio della pianura padana (e non solo) generando la forte riduzione o sparizione di varie specie autoctone di invertebrati, piccoli mammiferi e uccelli. La seguente immagine tratta dal sito dell’associazione culturale La Biolca rende un’idea di tale sconvolgimento del paesaggio agricolo.

Fonte: La Biolca

Questo contesto ha portato le rimanenti specie animali a rivolgersi alle superfici ancora naturali, ai prati incolti e agli spazi urbani (parchi pubblici e giardini privati) per procacciarsi i nutrienti necessari. Il taglio dell’erba in queste aree può stravolgere nel giro di pochi minuti non solo l’estetica del posto ma anche le possibilità di sopravvivenza di molti animali e lo stesso micro-clima. Un prato fiorito è infatti la casa vera e propria di vari animali (invertebrati di vario ordine, serpenti e piccoli roditori per fare qualche esempio) nonché il “negozio di alimentari” di tutte le specie impollinatrici. Inoltre, la presenza di “erba alta” comporta una maggiore capacità di trattenere l’umidità da parte del terreno agendo in contrasto con i fenomeni di erosione e siccità, proteggendo anche gli arbusti e le piante ad alto fusto dai prolungati periodi senza precipitazioni.

Come descritto in un recente articolo di Nuova Ecologia, in alcuni paesi quali la Germania e la Svizzera sono state regolamentate le attività di sfalcio per contrastare la perdita di biodiversità da esse generato. Con poca differenza nelle scelte effettuate nella gestione delle proprie aree verdi pubbliche e private si può infatti arricchire o impoverire fortemente l’ecosistema di una città e dei suoi dintorni. Un esempio è quello di uno studio condotto nella Riserva naturale di Canale Monterano sulle frequenze orarie di passaggio al nido per nutrire i pulli da parte di differenti famiglie di uccelli Saltimpalo: nelle aree sfalciate si è passati da 24-25 prede/ora a 12-13 prede/ora con una riduzione anche delle dimensioni degli insetti predati e conseguentemente delle possibilità di vita dei piccoli. Un dato altresì significativo è che tra Stati Uniti e Canada (ma la situazione in Italia può essere richiamata, pur con le dovute proporzioni) la scelta di coltivare i giardini  “all’inglese” occupa uno spazio di circa 25 milioni di ettari (circa 10 volte la Sardegna come sottolineato in un post di Alberto DeLogu): si tratta della più grande tipologia di “coltivazione” del Nord America, con una biodiversità bassissima, senza fornire nutriente alla grandissima maggioranza delle specie animali che vivono nei prati, determinando il consumo di milioni di barili di benzina e producendo milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Per fortuna esistono alcune buone pratiche, soprattutto anche di semplice implementazione, per ridurre o evitare lo sconvolgimento dovuto al taglio delle aree verdi, tra le quali:

  • Effettuare un taglio “a mosaico” ovvero lasciando alcune aree nel pieno della fioritura incolte per poi rimandare ad un successivo taglio,
  • Tagliare a 10-12 cm e non a raso in modo da aumentare le possibilità di sopravvivenza di bruchi, anfibi e rettili,
  • Effettuare un taglio ritardato di qualche giorno consentendo di completare i cicli di riproduzione di alcuni animali e la semina naturale dei fiori,
  • Nei campi e nelle superfici estese, iniziare il taglio dal centro e non da un lato in modo da permettere a molti animali di mettersi in salvo verso i bordi esterni,
  • Lasciare aree incolte durante il periodo invernale rimandando l’eventuale fresatura di orti e campi.

Come riflessione finale, un po’ provocatoria e forse un po’ banale, la domanda che dovrebbe porsi ciascun proprietario di una superficie verde di varia dimensione quando si tratta di gestirla nel taglio o nella potatura: posso attendere ancora un po’ e lasciare magari anche quell’angolo incolto, risparmiando 2 litri di benzina del decespugliatore o qualche kW di elettricità del tosaerba, per godere della vista di qualche apina e del cinguettio di qualche uccello? Quanti litri d’acqua risparmio lasciandola più alta e non dovendola quindi irrigare in continuo perché non ingiallisca?

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Affresco del Clima & Energeticamente http://www.semidiscienza.it/2023/04/28/affresco-del-clima-energeticamente/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=affresco-del-clima-energeticamente http://www.semidiscienza.it/2023/04/28/affresco-del-clima-energeticamente/#respond Fri, 28 Apr 2023 21:34:48 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2370

Domenica 7 maggio saremo di nuovo insieme ad Affresco del Clima con l’omonimo gioco per i più grandi e un laboratorio per i più giovani!
Maggiori dettagli sulla pagina del Festival dello Sviluppo Sostenibile.

Questa volta ad accoglierci è la meravigliosa Biblioteca delle Oblate nel cuore di Firenze!

Prenotazioni contattando la Biblioteca:
email bibliotecadelleoblate@comune.fi.it
telefono 055 2616512

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Una questione energetica http://www.semidiscienza.it/2023/02/03/una-questione-energetica/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=una-questione-energetica http://www.semidiscienza.it/2023/02/03/una-questione-energetica/#respond Fri, 03 Feb 2023 10:07:18 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2245 http://www.semidiscienza.it/2023/02/03/una-questione-energetica/feed/ 0 I successi e i fallimenti della COP27 per disegnare il cammino verso la COP28 di Dubai http://www.semidiscienza.it/2022/12/07/i-successi-e-i-fallimenti-della-cop27-per-disegnare-il-cammino-verso-la-cop28-di-dubai/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=i-successi-e-i-fallimenti-della-cop27-per-disegnare-il-cammino-verso-la-cop28-di-dubai http://www.semidiscienza.it/2022/12/07/i-successi-e-i-fallimenti-della-cop27-per-disegnare-il-cammino-verso-la-cop28-di-dubai/#respond Wed, 07 Dec 2022 21:01:51 +0000 http://www.semidiscienza.it/?p=2130 Di Domenico Mecca

Cala il sipario sulla ventisettesima conferenza delle parti, la più importante conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite con lo scopo di agire in lotta al cambiamento climatico. Quest’anno sono stati 197 i paesi che hanno preso parte ai tavoli di negoziazione sulle tante tematiche portate in discussione alla cop: dalla mitigazione delle emissioni ai piani di adattamento, dalle perdite e danni alla finanza climatica. 

A dieci giorni dalla conclusione di COP27 ritorniamo sul testo dell’accordo finale con lo scopo di comprendere quali sono i tanti fronti ancora aperti che saranno i protagonisti del percorso verso la COP28, in programma a Dubai dal 30 novembre al 13 dicembre 2023. 

L’accordo finale è stato siglato nella notte tra sabato 19 e domenica 20 novembre dopo intense giornate di negoziazioni svoltesi a porte chiuse. Emerge dall’accordo come questa conferenza potrà essere ricordata come una cop andata bene, ma non benissimo. 

Uno degli elementi per cui ricorderemo COP27 è il raggiungimento di un accordo sul tema “Loss & Damage”. Il tema perdite e danni entra a pieno titolo come terzo pilastro nella lotta al cambiamento climatico insieme a mitigazione delle emissioni e adattamento agli effetti da esse provocati. Dopo trent’anni dalle prime discussioni in materia, le Parti hanno raggiunto un accordo sull’istituzione di un fondo per il risarcimento delle perdite e dei danni subiti dai paesi in via di sviluppo. I paesi sviluppati hanno dunque riconosciuto le responsabilità storiche nella generazione del cambiamento climatico, convenendo di supportare finanziariamente i paesi in via di sviluppo, ovvero quei paesi meno responsabili del riscaldamento globale ma che ne subiranno le maggiori conseguenze.

Sarà obiettivo della COP28 rendere operativo il fondo, delineando le sue dimensioni e i criteri per l’accessibilità da parte dei paesi che hanno subito perdite o danni. Rimane significativa la decisione di istituire, in vista della prossima conferenza delle Parti, un comitato che guiderà i lavori sul design del fondo che si compone in quota maggioritaria da paesi in via di sviluppo rispetto ai paesi sviluppati: 14 contro 10. 

COP27 verrà tuttavia ricordata anche per il mancato raggiungimento dell’accordo sull’eliminazione graduale (Phase out) dei combustibili fossili. Nel testo dell’accordo ci si è limitati a un debole “Phase Down” del carbone. Rimane vivo, non con poche difficoltà, l’obiettivo della limitazione dell’innalzamento della temperatura al di sotto di +1.5°C rispetto ai livelli preindustriali. Allo stesso tempo, vengono eliminati i riferimenti al raggiungimento del picco emissioni entro il 2025, fortemente auspicato da ipcc. Considerando l’ambito mitigazione, la COP28 sarà lo scenario per l’aggiornamento dei Nationally Determined Contributions, ovvero degli impegni nazionali sulla riduzione delle emissioni di gas serra sanciti nel 2015 con l’Accordo di Parigi. All’alba della COP27, solamente 33 tra i paesi presenti hanno presentato l’aggiornamento dei propri NDC.

Rimangono aperte tantissime questioni alle quali la COP27 non ha saputo dare risposte. Di spicco, l’attenzione in materia di diritti umani, le politiche di genere, il contrasto alle discriminazioni nell’azione climatica e le migrazioni climatiche. Aveva generato molto entusiasmo l’inserimento di un paragrafo riservato a questi temi nella bozza iniziale di accordo, ridimensionato nel testo finale con un unico riferimento al diritto a un ambiente sano e pulito.  

La lunga strada per l’integrazione dei diritti umani nella lotta al cambiamento climatico potrebbe passare per il Brasile nel 2025. Infatti, nel suo intervento alla conferenza, il neoeletto presidente Lula ha candidato l’Amazzonia come Host Country della COP30, annunciando contestualmente la costituzione di un ministero per le popolazioni indigene, meno resilienti agli effetti del cambiamento climatico e fortemente colpite dalle attività di deforestazione.

In conclusione, uno degli aspetti passato in secondo piano ma di fondamentale importanza è la partecipazione giovanile ai processi decisionali. La COP27 getta le basi per un ruolo sempre più attivo dei giovani all’interno dei meccanismi di negoziazione sulla gestione dei cambiamenti climatici. Per la prima volta nella storia è stato nominato il delegato giovanile alla Presidenza della cop, figura che ha permesso di portare le istanze dei giovani all’interno dell’agenda. Le Parti sono state dunque incoraggiate a costruire ponti tra le generazioni, coinvolgendo i giovani nei propri processi decisionali. Giovani che, lo ricordiamo, sono le persone che vivranno il clima che verrà. 

Domenico Mecca – dottorando di ricerca in Sustainability and Innovation Management e inviato della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa a COP27

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