{"id":876,"date":"2020-03-03T13:58:09","date_gmt":"2020-03-03T13:58:09","guid":{"rendered":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/?p=876"},"modified":"2020-03-03T13:58:09","modified_gmt":"2020-03-03T13:58:09","slug":"anatomia-della-balena-e-delle-risorse-energetiche","status":"publish","type":"post","link":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/2020\/03\/03\/anatomia-della-balena-e-delle-risorse-energetiche\/","title":{"rendered":"Anatomia della balena (e delle risorse energetiche)"},"content":{"rendered":"\n

1. Lo zeitgeist<\/em><\/strong><\/p>\n\n\n\n

Leggere \u2013 o rileggere, a seconda dei casi \u2013 il pi\u00f9 celebre romanzo\ndel \u201cRinascimento americano\u201d, Moby Dick,\no La balena<\/em> di Herman Melville pu\u00f2 essere arduo: il linguaggio \u00e8 \u201cbarocco\u201d\nagli occhi di noi moderni; le digressioni, per noi, \u201cuomini sempre senza\ntempo\u201d, possono essere sfinenti e poi\u2026 la Balena \u2013 vagheggiata, cacciata, immaginata,\nsognata come in incubo da Achab \u2013 arriva in ultimo e fa quello che deve,\ndisintegrando il Pequod<\/em> e uccidendo\ntutti, tranne la voce narrante che ci accompagna per tutto il romanzo, quella di\nIsmaele \u2013 possiamo tranquillamente fare spoiler, sono passati 169 anni.<\/p>\n\n\n\n

Il romanzo, denso di riferimenti biblici \u2013 rilevati puntualmente\nnella sempreverde traduzione autorevole di Cesare Pavese, ripubblicata nella\nrecente edizione Adelphi \u2013 \u00e8, in questo senso (nel senso della cruenza della\nvita di mare, delle battaglie che questi uomini conducevano con il \u201cleviatano\u201d,\nil mostro marino[1]<\/a>)\nveterotestamentario: non c\u2019\u00e8 spazio per la piet\u00e0 e le cose accadono (o non\naccadono) come se la volont\u00e0 divina fosse sempre l\u00ec ben presente e netta a\ndirimere le questioni senza incertezze. Ma chi si aspetti un romanzo\nd\u2019avventura o picaresco ha sbagliato libro: qui, si diceva, le digressioni non\nsi contano e il romanzo stesso \u2013 nel solco di una tradizione ben nota che passa\nattraverso Le mille e una notte<\/em> e il Decameron<\/em> \u2013rinvia fino alle ultime\npagine l\u2019esito di quel che accadr\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

Delle digressioni, quelle che ci sembrano scritte oggi e contribuiscono\na fare di Moby Dick<\/em> un classico, una\nriguarda il cibo e il rapporto cruento che, allora come ora, gli esseri umani\nhanno con le bestie che mangiano:<\/p>\n\n\n\n

[\u2026] non \u00e8 forse soltanto a causa dell\u2019estrema untuosit\u00e0 della balena che la gente di terra sembra considerare con ripugnanza il cibarsene. Sembra che in qualche modo ci\u00f2 risulti dalla considerazione surriferita: che un uomo, cio\u00e8, mangi di una creatura marina appena uccisa, e per di pi\u00f9 ne mangi alla sua stessa luce. Ma senza dubbio, il primo uomo che uccise un bue venne considerato assassino; magari venne impiccato; e se fosse stato processato da buoi, impiccato lo sarebbe stato di certo; e certo se lo sarebbe meritato, se un assassino si merita questo. Andate al mercato della carne la notte d\u2019un sabato e guardate i mucchi di bipedi vivi che stanno a contemplare le lunghe file di quadrupedi morti. Non fa cadere i denti della mascella di un cannibale quello spettacolo? Cannibali? E chi non \u00e8 cannibale? Vi dico che la passer\u00e0 pi\u00f9 liscia il figiano che abbia messo in sale nella sua cantina un magro missionario per far fronte a una carestia imminente; la passer\u00e0 pi\u00f9 liscia quel previdente figiano, vi dico, nel giorno del Giudizio, che non toccher\u00e0 a te, incivilito e illuminato ghiottone, che inchiodi a terra le oche e banchetti di p\u00e2t\u00e9 de foie gras coi loro fegati gonfi.<\/em><\/p>\n\n\n\n

Ma Stubb, Stubb mangia la balena alla luce del suo olio, no? e ci\u00f2 si chiama aggiungere al danno le beffe, vero? Da\u2019 un occhio al manico del tuo coltello, o incivilito e illuminato ghiottone che stai pranzando con bue arrosto; di che cos\u2019\u00e8 fatto quel manico? di che cosa, se non delle ossa del fratello del bue che stai mangiando? e con che cosa ti stuzzichi i denti, dopo che hai divorato quell\u2019oca grassa? Con una piuma dello stesso volatile. E con che penna scrisse le sue circolari il segretario della Societ\u00e0 per la Soppressione delle Crudelt\u00e0 usate alle Oche? \u00c8 appena un mese, al massimo due, che quella Societ\u00e0 ha votato una decisione di non tollerare altre penne che d\u2019acciaio.<\/em>[2]<\/em><\/a><\/p>\n\n\n\n

Un duro giudizio morale che si potrebbe applicare ancora\noggi. E una visione \u2013 alimentata proprio dal \u201clibro dei libri\u201d, la Bibbia \u2013\nsecondo cui, almeno riferendoci a una interpretazione (diffusa) di alcuni\npassi, l\u2019uomo \u00e8 al vertice di una presunta piramide del creato: Dio, si legge\nin Genesi 2:18-24, vide l’uomo solo, e come prima compagnia gli cre\u00f2 gli\nanimali. Ma l’uomo non vi si riconobbe. Anzi imponendo loro i nomi, secondo le\ncategorie antiche, l\u00ec si vuol dire che l’uomo \u00e8 diverso, superiore e \u201cquasi\u201d\ncreatore del senso che gli animali debbono avere nell’habitat umano. Ecco il\nnocciolo della questione: l’animale \u00e8 creato per esser d’aiuto all’uomo, per il\nsuo vivere mondano, ma \u00e8 un livello diverso, inferiore, subalterno. Tant’\u00e8 che\ndopo il test dell’imposizione dei nomi, Dio riconosce che l’uomo \u00e8 ancora solo\ne l’uomo stesso \u00abnon trov\u00f2 [in essi] un aiuto che gli fosse simile\u00bb (Ibid.<\/em>, v. 20). Dobbiamo aspettare\nl\u2019arrivo di Francesco d\u2019Assisi per capovolgere la prospettiva e tornare ad\nessere creature (senzienti e quindi, almeno in teoria, responsabili) tra le\ncreature.<\/p>\n\n\n\n

Ma, che fossero \u201ctempi duri\u201d, era indubbio: la natura, prima\ndi essere completamente soggiogata \u2013 attraverso scienza e tecnica \u2013 ai voleri\ndell\u2019umanit\u00e0, era matrigna e se da un lato dava, dall\u2019altro pre(te)ndeva,\ntalvolta anche molto. Se ci si pensa stiamo parlando di meno di due secoli fa\neppure, per come \u00e8 evoluta la storia nel seguito, sembrano passati millenni.\nChe fossero tempi duri ce lo dice un\u2019altra storia che non ha nulla a che vedere\ncon il romanzo, ma accadde un paio d\u2019anni prima che il romanzo venisse\npubblicato, ed \u00e8 un\u2019altra storia americana, quella della spedizione Donner[3]<\/a>.<\/p>\n\n\n\n

La natura, matrigna, era per\u00f2 vista come fonte inesauribile\ndi risorse. L\u2019idea di \u201cservizio ecosistemico\u201d era di l\u00e0 da venire e forse\nancora alcune delle moderne teorie economiche si basano sulla convinzione che\nle risorse (minerali, energetiche, di cibo \u2013 animale e vegetale) siano l\u00ec,\ninesauribili. Ancora una volta vale la pena citare il testo di Melville:<\/p>\n\n\n\n

[\u2026] siccome forse cinquanta di queste balene da osso vengono ramponate per un solo cachalot, qualche filosofo del castello di prora ne ha concluso che questo positivo massacro ha gi\u00e0 decimato molto seriamente i battaglioni di quelle balene. Ma bench\u00e9 da qualche tempo a questa parte un bel numero, non meno di 13.000, ne siano state uccise annualmente soltanto dagli Americani sulla costa del Nord-ovest, pure ci sono considerazioni che rendono anche questa circostanza di poco o nessun conto come argomento d\u2019opposizione nella faccenda.<\/em><\/p>\n\n\n\n

Naturale com\u2019\u00e8 una certa incredulit\u00e0 riguardo all\u2019abbondanza delle creature pi\u00f9 enormi del globo, pure che cosa diremo ad Harto, lo storico di Goa, quando ci racconta che in una caccia il re di Siam prese 4.000 elefanti, e che in quelle regioni gli elefanti sono numerosi come le mandrie di bestiame nelle regioni temperate? E sembra che non ci sia ragione di dubitare che, se questi elefanti ormai cacciati per migliaia di anni da Semiramide, da Poro, ad Annibale e da tutti i monarchi successivi dell\u2019Oriente, se questi sopravvivono l\u00e0 in grande numero, molto pi\u00f9 potr\u00e0 la grande balena sopravvivere a ogni caccia, dacch\u00e9 essa ha un pascolo per spaziare che \u00e8 grande precisamente due volte l\u2019intera Asia, le Americhe, l\u2019Europa, l\u2019Africa, la Nuova Olanda, e tutte le isole del mare messe insieme.<\/em>[4]<\/em><\/a>
<\/p>\n\n\n\n


\n\n\n\n

[1]<\/a> La locuzione\n\u00abmostro\nmarino\u00bb non \u00e8 casuale:\nin un\u2019epoca (ancora) timorata\ndi Dio come\nquella, rifacendosi alla Bibbia\ntroviamo almeno due citazioni in cui l\u2019equivalenza \u00e8 data: \u00abe Dio cre\u00f2 le grandi balene (mostri marini)\u00bb (Genesi 1:21); \u00abSon io forse il mare o una balena (mostro marino), perch\u00e9 tu mi metta accanto una guardia?\u00bb (Giobbe 7:12). In generale\nle balene \u2013 e\nil capodoglio in particolare \u2013 sono associate, anche nel romanzo di Melville, al Leviatano.<\/p>\n\n\n\n

[2]<\/a> Herman\nMelville, Moby Dick, o La balena<\/em>,\nAdelphi, Milano, pp. 329-330.<\/p>\n\n\n\n

[3]<\/a> Non mi\ndilungo su questo episodio terribile, ma chi volesse approfondire pu\u00f2 trovare\nuna esaustiva voce su Wikipedia, all\u2019indirizzo: https:\/\/it.wikipedia.org\/wiki\/Spedizione_Donner<\/p>\n\n\n\n

[4]<\/a> Melville, op. cit.<\/em>, p. 484.<\/p>\n\n\n\n

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2. Le balene salvate\ndal petrolio<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Le balene \u2013 mostri marini e nemiche \u2013 quindi da cacciare e\nda cui estrarre il prezioso olio. D\u2019altra parte la forza su cui si poteva\ncontare, ai tempi di Moby Dick, era muscolare. Per le baleniere come il Pequod<\/em> le si poteva aggiungere quella\ndel vento, ma era davvero un lavoro fatto a mano e quindi improbo.<\/p>\n\n\n\n

Il film Heart of the\nSea – Le origini di Moby Dick<\/em> (2015, regia di Ron Howard), ha inizio nel\n1850, anno in cui Herman Melville, in cerca di ispirazione per il suo nuovo\nromanzo, si reca a far visita all’anziano Thomas Nickerson, sull’isola di\nNantucket (Massachusetts), con la speranza di riuscire a farsi raccontare del\ntragico naufragio della baleniera Essex<\/em>,\nsu cui Nickerson era in servizio come mozzo. Il vecchio marinaio in un primo\nmomento si mostra riluttante, ma alla fine, spronato anche dalla moglie, decide\ndi raccontare al suo ospite la vera storia del naufragio. La storia si dipana,\ntragica e imponente, e finisce con uno scambio di battute tra lo scrittore e\nNickerson.<\/p>\n\n\n\n

Poco prima di congedarsi, il vecchio marinaio della Essex<\/em> constata che, probabilmente, il\nmondo della caccia alle balene del quale ha appena finito di narrare una\ndolorosa storia, presto cesser\u00e0 di esistere perch\u00e9, per quanto possa apparire\nincredibile, \u00e8\nappena giunta la notizia che in un\u2019altra regione degli Stati Uniti, scavando\ncon un particolare congegno meccanico, sia uscito (petr)olio dal terreno.<\/p>\n\n\n\n

Lo\nscrittore risponde con una sorta di alzata di spalle e una specie di \u00abchiss\u00e0\ndove andremo a finire\u00bb, e\nil film finisce.<\/p>\n\n\n\n

Questo\nci ricorda il motivo per cui la caccia alle balene fu un\u2019attivit\u00e0 cos\u00ec fiorente\nnegli Stati Uniti tra il 1800\ne il 1860: l\u2019olio\nestratto dai cetacei serviva, come evidenziato pi\u00f9 volte nel film, a rischiarare le buie\nnotti di quell\u2019America convinta che l\u2019Uomo fosse il centro dell\u2019universo per\nvolont\u00e0 divina e le povere balene dei mostri marini \u2013 come gi\u00e0 accennato \u2013 con\ni quali Dio testava la sua forza. La scoperta del petrolio cambi\u00f2 radicalmente\nla vita dell\u2019umanit\u00e0 sul pianeta, ma in prima battuta scongiur\u00f2, almeno\ninizialmente, l\u2019estinzione delle balene (Fig. 1).<\/p>\n\n\n\n

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Figura 1 – Andamento della produzione petrolifera e della cacciagione delle balene, fonte: https:\/\/ugobardi.blogspot.com\/2014\/11\/la-piu-grande-storia-del-picco-mai.html <\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Questo ci introduce alla questione della rinnovabilit\u00e0 delle\nrisorse naturali. In figura 2 sono riportati in scala logaritmica i tempi\nnecessari per la rigenerazione delle risorse terrestri. Essendo la scala\nlogaritmica, ogni intervallo corrisponde ad un fattore 10. Questo significa che\nogni intervallo sulle ascisse nella figura corrisponde ad un numero di anni 10\nvolte pi\u00f9 lungo di quello dell\u2019intervallo precedente, ma ha, sul grafico, la\nstessa spaziatura.<\/p>\n\n\n\n

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Figura 2 – Tempi di rigenerazione delle risorse terrestri, riadattato da P. Bihouix , B. de Guillebon B., Quel futur pour les m\u00e9taux?<\/em>, EDP Sciences, 2010. Fonte: Luca Pardi, Il paese degli elefanti. Miti e realt\u00e0 sulle riserve di idrocarburi in Italia<\/em>, Lu::Ce edizioni, Massa, 2014. <\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Per il resto la lettura del grafico risulta abbastanza\nsemplice: i rettangoli al suo interno rappresentano le diverse risorse e la\nloro lunghezza la loro esauribilit\u00e0; sul margine destro \u00e8 indicata la\ntipologia. Ogni accumulo \u00e8 soggetto a variazioni quantitative a seconda del\ngrado di sfruttamento a cui \u00e8 sottoposto. I diversi stock sono per la maggior\nparte non rinnovabili da un punto di vista umano, cio\u00e8 si ricostituiscono in\ntempi che superano di due o pi\u00f9 ordini di grandezza la durata della vita umana\nrappresentata nella figura, come evidenziato dalla linea verticale\ntratteggiata.<\/p>\n\n\n\n

Gli stock di acqua, ad esempio, hanno tempi di rigenerazione\nche vanno dai giorni (per l\u2019acqua di ruscellamento), agli anni (per le falde\nfreatiche), alle migliaia di anni (per le falde fossili). Agricoltura e\nallevamento hanno tempi di ricostituzione dipendenti dal tipo di attivit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

La maggior parte dell\u2019energia che la societ\u00e0 utilizza\nriguarda i combustibili fossili i cui tempi di rigenerazione vanno dalle decine\ndi milioni di anni, per gas e petrolio, alle centinaia di milioni anni per i\ndiversi tipi di carbone. Le risorse minerarie hanno tempi di ricostituzione\nche, espressi in anni, variano entro nove ordini di grandezza, oscillando da\nalcuni anni, come per il sale da cucina, ai miliardi di anni per i minerali, la\ncui concentrazione dipende dai fenomeni tettonici. E, per i minerali, almeno in un caso acclarato \u2013 quello\ndell\u2019escavazione marmifera, soprattutto nella zona di Massa-Carrara \u2013 siamo ormai al quasi completo\nesaurimento.<\/p>\n\n\n\n

\u00c8 in questo quadro che si deve iniziare a considerare lo\nsfruttamento delle risorse terrestri. Di norma le persone riescono a cogliere immediatamente il significato\ndelle scansioni temporali indicate lungo l\u2019asse delle ordinate nel grafico\nriprodotto nella figura 2,\ncorrispondenti a circa 100\nanni, ovvero a un arco temporale che ingloba le esperienze che ogni individuo\nha del tempo: dalla vita quotidiana alla sua \u201cdilatazione\u201d in una dimensione storica. Il senso dei\ntempi biologici (qui\nindicati nel grafico lungo l\u2019asse delle ascisse) e geologici (comparati con la dimensione storica\ndell\u2019uomo)\ninvece sfuggono totalmente alla comprensione della stragrande maggioranza degli\nindividui.<\/p>\n\n\n\n

Questa,\nma non solo questa, la \u201ccausa\npsicologica\u201d\ndella scarsa percezione dei problemi di esaurimento delle risorse. Con Bardi:<\/p>\n\n\n\n

C\u2019\u00e8 una ragione per cui questi eventi epocali non lasciano traccia nella percezione della gran parte delle persone. \u00c8 perch\u00e9 tendiamo a vedere il mondo in termini romanzeschi, non in termini di fatti e dati. Percepiamo solo le cose che generano una reazione emotiva su di noi e per generare questa reazione ci deve essere una storia, un racconto. Potremmo dire che tutta la narrativa \u00e8 una ricerca di qualcosa, ha a che fare col riuscire contro le difficolt\u00e0, ha a che fare con le trasformazioni che avvengono a causa di eventi drammatici. \u00c8 questa trasformazione che fa risuonare la nostra mente con gli eventi descritti. Reagiamo agli eventi perch\u00e9 percepiamo una storia, non perch\u00e9 leggiamo i numeri scritti su una tabella. Pensate all\u2019altro grande problema dei nostri tempi, il cambiamento climatico: ha un potenziale narrativo tremendo, non \u00e8 solo che porterebbe con s\u00e9 eventi drammatici, ma perch\u00e9 sentiamo qualcosa per il nostro pianeta. Percepiamo il fatto che rischiamo di distruggere l\u2019ecosistema terrestre e sentiamo qualcosa per questo: \u00e8 il racconto di un evento drammatico. \u00c8 per questa ragione che oggi si discute tanto di \u201cfantaclimatica\u201d (cli-fi, in inglese).<\/em>[5]<\/em><\/a><\/p>\n\n\n\n

Ma col petrolio tutto \u00e8 cambiato. Se c\u2019\u00e8 un segno\ninequivocabile dello \u201cstato di salute\u201d di una specie, questo \u00e8 l\u2019incremento\ndella sua popolazione. Il grafico in figura 3 mostra due curve: una rappresenta\nla disponibilit\u00e0 di energia complessiva e l\u2019altra l\u2019incremento di popolazione\nproprio a partire dal 1800. Credo che si possa tranquillamente affermare che la\nprima (la disponibilit\u00e0 energetica) sia causa della seconda (l\u2019incremento della\npopolazione).
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Figura 3: La linea blu del grafico rappresenta il consumo energetico mondiale in esajoule [EJ] e la linea rossa tratteggiata l\u2019incremento della popolazione. Fonte: dati pubblici elaborati dall\u2019autore. <\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n
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[5]<\/a> Ugo Bardi, La pi\u00f9 grande storia del picco mai scritta<\/em>, sul blog \u00abEffetto Risorse \u00bb all\u2019indirizzo: https:\/\/ugobardi.blogspot.com\/2014\/11\/la-piu-grande-storia-del-picco-mai.html<\/p>\n\n\n\n

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3. Conclusione: Moby\nDick avrebbe potuto davvero distruggere il Pequod<\/em>?<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Abbiamo iniziato con la letteratura e con questa finiamo, ma\u2026 con un pizzico di scienza. Qualcuno si \u00e8 chiesto: ma una balena come Moby Dick, identificata nel capodoglio (Physeter macrocephalus<\/em>), sarebbe riuscita realmente a distruggere una baleniera? Alcuni ricercatori delle pi\u00f9 diverse discipline si sono confrontati e ne \u00e8 uscito un articolo scientifico[6]<\/a> che, in sostanza, risponde affermativamente: un capodoglio ci sarebbe riuscito, magari dalla botta si sarebbe ripreso a fatica, ma sarebbe sopravvissuto.<\/p>\n\n\n\n

La domanda \u00e8 ovviamente molto controversa perch\u00e9 ci sono\nmolte variabili di cui tener conto. \u00c8 stata comunque oggetto di acceso\ndibattito almeno dai tempi del romanzo \u2013 che, pur romanzo, aveva bisogno di una\nsua plausibilit\u00e0. Il testone di un capodoglio \u00e8 qualcosa di bizzarro: \u00abuna\ndelle strutture pi\u00f9 strane nel mondo animale\u00bb, scrive l\u2019autrice principale\ndello studio, Olga Panagiotopoulou, esperta di anatomia, struttura ossea e\nmeccanica dei grossi animali. Il motivo di questa stranezza \u00e8 da tempo oggetto\ndi studi.<\/p>\n\n\n\n

I capodogli maschi possono essere lunghi fino a 18 metri: la\nfronte \u00e8 un terzo della lunghezza e un quarto della massa corporea. Dentro ci\nsono due sacche piene di fluido, una sull\u2019altra. L\u2019organo dello spermaceti \u00e8\nquello sopra: non contiene sperma, ma la preziosa sostanza cerosa semiliquida\nper cui quelli come il capitano Achab andavano a caccia di balene. Il sacco in\nbasso si chiama melone.<\/p>\n\n\n\n

Ricerche precedenti stabiliscono che i sacchi servono per l\u2019ecolocalizzazione:\ni cetacei si orientano emettendo suoni che vengono rimbalzati nell\u2019ambiente\ncircostante. Secondo altri studi, servono per galleggiare o a utilizzare i sonar\nper stordire le prede. L\u2019idea che i capodogli utilizzino la testa come un\nariete di sfondamento \u00e8 stata diffusa sostanzialmente da Moby Dick<\/em>,\nromanzo che abbiamo accennato essere ispirato alle leggende dell\u2019Ottocento in\ncui i capodogli venivano accusati di aver affondare alcune baleniere, tra cui\nnel 1820 la Essex<\/em>, salpata nel 1799\nda Nantucket, in Massachusetts di cui film Heart\nof the Sea – Le origini di Moby Dick<\/em> tratta. Owen Chase, il primo ufficiale\ndella nave, scrisse un libro che \u00abdescriveva la testa della balena come\nprogettata in modo straordinario per questo tipo di attacco\u00bb, racconta la Panagiotopoulou.<\/p>\n\n\n\n

Questo accadeva l\u2019attimo prima di divenire i padroni\nincontrastati del mondo. Tempi duri, si diceva, ma dove la nostra umana hybris\npoteva ancora essere messa in discussione da quella natura che si manifestava\ncon la potenza della balena.
<\/p>\n\n\n\n


\n\n\n\n

[6]<\/a> Panagiotopoulou et al. (2016), Architecture of the sperm whale forehead facilitates ramming combat<\/em>. \u00abPeerJ\u00bb, 4:e1895; DOI 10.7717\/peerj.1895<\/p>\n\n\n\n

Luciano Celi \u2013 Istituto per i Processi Chimico-Fisici, CNR di Pisa e Socio di Semi di Scienza<\/em><\/p>\n\n\n\n

(http:\/\/www.cnr.it\/people\/luciano.celi)<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

1. Lo zeitgeist Leggere \u2013 o rileggere, a seconda dei casi \u2013 il pi\u00f9 celebre romanzo del \u201cRinascimento americano\u201d, Moby Dick, o La balena di Herman Melville pu\u00f2 essere arduo: il linguaggio \u00e8 \u201cbarocco\u201d agli occhi di noi moderni; le digressioni, per noi, \u201cuomini sempre senza tempo\u201d, possono essere sfinenti e poi\u2026 la Balena \u2013 […]<\/p>\n","protected":false},"author":6,"featured_media":880,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_mi_skip_tracking":false},"categories":[8,68,72],"tags":[125,55,126],"_links":{"self":[{"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/876"}],"collection":[{"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/6"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=876"}],"version-history":[{"count":1,"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/876\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":881,"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/876\/revisions\/881"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/880"}],"wp:attachment":[{"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=876"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=876"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=876"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}