Discorsi “energetici”
Il nostro sistema socioeconomico è quasi interamente basato sull’impiego dei combustibili fossili, che ci forniscono grandi quantità di energia altamente concentrata. Questo tipo di energia è indispensabile per far funzionare la nostra società così come la conosciamo. Le energie rinnovabili al contrario ci possono fornire soltanto energia elettrica distribuita uniformemente sul territorio. Rispetto alla densità di potenza dei combustibili fossili, quella delle rinnovabili è da due a tre ordini di grandezza inferiore.
Per poter effettuare una transizione da fossili a rinnovabili, occorre quindi riprogettare completamente il nostro modello, ma il tempo per attuare questa trasformazione è pochissimo, e la costruzione di nuove infrastrutture richiede dei grandi investimenti di energia, che dovrebbe essere sottratta al metabolismo dell’attuale socioeconomia, che viceversa ne sta richiedendo continuamente della nuova.
A questo problema si deve sommare il nostro crescente fabbisogno di minerali, che stanno man mano diminuendo le loro concentrazioni, obbligandoci ad impiegare quantità di energia sempre maggiori per poter estrarre ogni singola unità di prodotto. Attualmente circa il 10% di tutta l’energia primaria usata nel mondo viene impiegata per estrarre i minerali.
Inoltre, l’impiego massiccio dell’elettronica che è onnipresente in tutte le moderne tecnologie ha reso indispensabile l’impiego di un grande numero di materie prime completamente nuove. Questi minerali sono spesso rari o si trovano mescolati con altri, e richiedono grandi quantità di energia e processi molto complessi per poter essere ricavati. La stessa produzione di energia rinnovabile dipende dalla disponibilità di queste nuove materie prime, che rappresentano un fattore estremamente critico per la diffusione capillare di nuove tecnologie.
Quando si progettano nuovi modelli occorre anche considerare che i processi di digitalizzazione non sono così immateriali come potrebbe sembrare: l’infrastruttura della rete consuma attualmente circa il 10% di tutta l’energia elettrica disponibile, e dato che approssimativamente il traffico dati raddoppia ogni venti mesi, anche il consumo di energia tende a seguire lo stesso trend.
Occorre infine tener conto che nella scala delle pericolosità geopolitiche, le guerre per il controllo dei minerali strategici si trovano oggi ai primi posti. Ci sono infatti filiere molto complesse e non tracciabili come ad esempio la produzione di tantalio che sono la fonte di finanziamento per il traffico di armi che finiscono poi in mano ai guerriglieri e ai terroristi.
Ma quanto ci costa l’energia? Ce la faremo un giorno ad avere un sistema rinnovabile e sostenibile?
Dott. Yuri Galletti
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