Occhio alle trappole “verdi”!
“Sostenibile”, “sostenibilità” stanno diventando sempre più concetti, termini, parole, destinati a entrare nell’affollato mondo del politically correct. Chi infatti oggi ha il coraggio di non dichiararsi a favore della sostenibilità? A maggior ragione in previsione del lauto banchetto dei fondi europei Next Generation EU che si sta approntando, dove un esibito spirito “verde” fornirebbe le credenziali giuste per ottenere un invito.
Ecco allora che occorre raddrizzare le antenne e orientarle per cogliere i segnali di un’insidiosa operazione che, iniziata già da tempo, sembra diffondersi a macchia d’olio: la verniciatura di verde, o green washing.
E con questo non si intendono solo le sofisticate operazioni messe a punto dalle multinazionali del petrolio o dalle grandi agenzie finanziarie, ma anche progetti e prodotti più piccoli, magari anche concepiti in buona fede, da singoli o start-up, ma che hanno il grosso difetto di non tenere conto dell’impronta ecologica delle loro proposte. Un esempio: su facebook un’azienda italiana a dimensione poco più che familiare pubblicizza un’alternativa alle pellicole per alimenti ottenuta utilizzando cera d’api. Costicchiano, ma tant’è: sono lavabili e riutilizzabili. Peccato che vengano spediti da Guangzhou, Cina. Con il che l’impronta ecologica, per due pacchetti da 450 grammi in tutto, diventa quella dello Yeti, e la sostenibilità va a farsi benedire!
Le generose spennellate di ducotone color smeraldo non devono trarre in inganno: non è che un’operazione gattopardesca tesa a dar mostra di cambiare celando la reale volontà di mantenere inalterate le caratteristiche del sistema vigente, basato sul profitto economico e sulla crescita. Ma è possibile una crescita “verde”? (si veda: Il mito della crescita verde, Lu::Ce edizioni).
Ecco allora che diventa cruciale tenere la barra dritta e non scordarsi il genuino significato di sostenibilità, che vuol dire ricostruire un mondo nuovo fondato su basi sostenibili. Perché non esiste un orizzonte “più sostenibile” rispetto alla normalità (pre-pandemia, per esempio): o è interamente sostenibile o non è.
Quindi, occorre smascherare le trappole che verranno diffuse a piene mani rendendone partecipi i cittadini e contribuendo così ad aumentare la – ancora troppo scarsa – coscienza di questi temi nella società.
Perciò, cari lettori di questa pagina, vi chiediamo di spargere questi semi tra tutti coloro con cui verrete in contatto. E di non stancarvi di farlo. Un nuovo modo è sì possibile. Ma dobbiamo impegnarci a immaginarlo e costruirlo insieme. Senza perdere altro tempo prezioso (si veda a questo proposito un importante intervento di Jacopo Simonetta su “Climalteranti”)
Autrice: Cinzia Tromba, referente scientifica del Progetto CAMBIAMO.
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