科学のたね – Evangelion: Anime e Psicologia
Una delle branche scientifiche che più mi affascinano per la sua complessità è la Psicologia, ovvero quella scienza che studia il comportamento cosciente e incosciente dell’essere umano e i suoi stati mentali. Nasce inizialmente nella Grecia Antica, in particolare da Platone e Aristotele, per poi diventare nell’Ottocento una vera e propria materia scientifica sperimentale. La nascita della Psicologia come materia autonoma è datata 1879, quando il fisiologo Wundt creò il primo laboratorio dedicato alla Psicologia sperimentale. Questo ha permesso gli studi successivi legati alla Psicologia, tra i quali la Psicoanalisi, ovvero l’analisi del subconscio umano e come questo influenzi il comportamento delle persone, e la Psicofisica, ovvero lo studio della relazione tra stimoli fisici e l’intensità percepita dagli stimoli.
Una delle mie serie animate preferite è Neon Genesis Evangelion (新世紀エヴァンゲリオン, Shin Seiki Evangerion, Vangelo del Nuovo Secolo), un anime del 1995 che è tra le più discusse degli ultimi tempi. Da molte persone viene definito come un vero e proprio capolavoro dell’animazione giapponese, perché riesce a parlare di concetti di Filosofia, Psicologia e Psicanalisi in un ambiente fantascientifico e post-apocalittico.
La trama è molto complessa, considerando sia che è una serie formata da 26 episodi e ben due film e che la storia in sé è molto intricata, ma la si può riassumere “velocemente” in questo modo. Nel 2015, quindici anni dopo il Second Impact, una catastrofe naturale che ha causato lo scioglimento dell’Antartide, l’umanità è in scontro con degli esseri mostruosi e misteriosi chiamati Angeli. Per combatterli, la Nerv (Organizzazione creata proprio per questo scopo) ha creato i cosiddetti Evangelion, robot che vengono pilotati dai Children, ovvero dei ragazzi adolescenti.
Il protagonista è Shinji Ikari, un ragazzo molto insicuro di sé, schivo e asociale, che evita di comunicare e di avere rapporti sociali per evitare di ferirsi. Il rapporto con suo padre, Gendō Ikari, è molto duro e distaccato, in quanto non si interessa di suo figlio perché preso dal lavoro. Dopo di lui c’è Rei Ayanami, una ragazza apatica che quasi non prova emozioni e che esegue qualsiasi azione che le altre persone le comandano, come se fosse un robot. Successivamente viene Asuka Sōryū Langley, una ragazza tedesca presuntuosa e arrogante che nelle situazioni più complesse diventa molto fragile e debole. Infine c’è Misato Katsuragi, una giovane donna che all’inizio sembra molto infantile e fuori di testa, infatti beve tantissima birra e a volte è pure ubriaca, ma in realtà è molto matura, responsabile e severa.
Il primo riferimento alla Psicologia che possiamo notare è quello del trauma. Un trauma è una conseguenza di un evento che in qualche modo ha sconvolto il soggetto, non permettendogli di comportarsi inconsciamente in modo normale. Tutti i personaggi che ho nominato precedentemente hanno subìto in giovane età un evento traumatico: Shinji è stato abbandonato dal padre perché considerato inutile, Gendō ha perso sua moglie in un esperimento alla Nerv, Rei ha passato l’intera infanzia in un laboratorio della suddetta organizzazione, Asuka ha perso sua madre che si era impiccata e infine Misato è stata una dei pochissimi sopravvissuti tra le persone vicino alla zona dove si è verificato il Second Impact, dove ha perso suo padre. Ogni personaggio si è comportato in maniera differente e ha un carattere molto turbato a seguito di questi eventi.
Altro riferimento che possiamo trovare è quello dell’autoinganno, ovvero l’atteggiamento di giustificare le proprie azioni o decisioni con motivazioni false, in modo da non perdere la propria autostima. Possiamo notare ciò soprattutto su Shinji, in quanto spesso si trova a scappare o non considerare le cose spiacevoli che gli sono capitate, costruendosi un’immagine completamente errata di sé. In un episodio in particolare, possiamo notare Shinji che su un treno dialoga con il suo animo, e in particolare possiamo notare queste battute:
“– In questo mondo ci sono troppi motivi di sofferenza perché io vi possa vivere.
– Come la tua incapacità di nuotare?
– L’Uomo non è fatto per galleggiare!
– È un autoinganno, hai sempre chiuso gli occhi e tappato le orecchie di fronte alle cose spiacevoli.”
Come possiamo vedere, Shinji in questo caso sta giustificando il suo non saper nuotare con una motivazione falsa, in modo da sollevarlo dall’affrontare la verità.
Ulteriore riferimento alla Psicologia è quello del bisogno di approvazione, ovvero della necessità di essere accettati in tutti i modi dalle altre persone. Il bisogno di approvazione ci danneggia molto, perché non permette di cercare il nostro vero io e le nostre preferenze e passioni o più semplicemente non riusciamo a capire chi siamo noi stessi. Shinji e Asuka, in particolare, necessitano dell’accettazione degli altri per motivazioni differenti: Shinji riesce a stare bene solo grazie alle lodi delle altre persone, infatti guida l’Eva solo per essere apprezzato da suo padre, invece Asuka guida l’Evangelion per diventare popolare ed essere conosciuta da tutti, ma questo la danneggia quando la sua voglia di impegnarsi viene a mancare.
In Rei Ayanami, invece, possiamo notare un altro riferimento alla Psicologia. Probabilmente soffre di schizofrenia, perché molti dei suoi comportamenti sono molto simili agli effetti negativi del suddetto disturbo. Infatti Rei è apatica, asociale, anaffettiva, ha una bassa tendenza a socializzare e non mostra mai le sue emozioni. Il suo comportamento è molto variabile in base alla situazione: solitamente, anche nei momenti più assurdi o imbarazzanti, rimane completamente apatica, come se non fosse successo niente, ma appena Shinji le prova a dire qualcosa di negativo riguardo suo padre Gendō, lei subito lo schiaffeggia per il suo disappunto. Questo avviene perché lui è molto più legato a Rei che a Shinji, in quanto Ayanami non si lamenta mai ed esegue tutte le azioni che le viene chiesto di fare.
Infine, possiamo notare in Asuka un ultimo riferimento alla Psicologia: la protesta virile. In Psicologia la protesta virile (espressione usata da Adler e Freud) rappresenta l’insieme delle tendenze mascoline notabili in alcune donne stanche del ruolo sociale solitamente assegnato loro. In particolare, Asuka cerca sempre di farsi vedere come la migliore tra i maschi, come dire che lei può essere più forte degli uomini. Si può notare ciò soprattutto con Shinji, in quanto spesso gli rivolge espressioni come “Sei un uomo o no?!”. Questo avviene perché Asuka, convinta che tutti gli uomini siano superiori e più potenti delle donne, non riesce a capire come un maschio possa essere così insicuro e timido come Shinji. In pratica, per colpa della sua convinzione, considera tutti gli uomini come dei rivali buoni a nulla che, anche se si fanno vedere potenti e superiori, possono essere battuti tranquillamente da una ragazza.
In conclusione, possiamo notare come questa serie animata non proprio recentissima, ma che è seguita tutt’oggi, riesca a creare una storia molto intricata e complessa, ma che allo stesso tempo riesce a essere molto affascinante e a far riflettere molto sul nostro comportamento e sulla società attuale. È molto bello, comunque, vedere come si possano trovare spunti di riflessione anche in cose apparentemente superflue o di semplice intrattenimento. Perché alla fine non conta più di tanto ciò che guardi e ciò che leggi, bensì come lo guardi e come lo interpreti. Questa serie, a un primo sguardo, può sembrare una banalissima storia di fantascienza con l’umanità che deve sconfiggere dei mostri, ma in realtà tutto ciò viene usato come pretesto per parlare e per far riflettere su argomenti molto più importanti.
Autore: Ivan Merlo – socio giovane, studente delle scuole superiori
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