L’importanza della divulgazione del sapere scientifico
Uno dei compiti principali di un buon divulgatore è quello di osservare. L’osservazione ci porta anche ad ascoltare ed alcune volte ci troviamo a dover fare i conti con dichiarazioni anti-scientifiche. Penso che queste affermazioni siano spesso dovute (i) ad una lacuna di conoscenze in ambito scientifico, (ii) alla mancanza di un’istruzione ecologica o scientifica e in definitiva (iii) alla perdita, nel tempo, di competenze logiche a causa del mancato esercizio di quanto imparato (analfabetismo di ritorno). Inoltre c’è la questione dell’analfabetismo funzionale che riguarda, secondo il Programme for the International Assessment of Adult Competencies, quelle persone che non riescono a “comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Questi aspetti riguardano tutta la popolazione, quindi di conseguenza potrebbero riguardare anche un rappresentante delle Istituzioni, cioè un politico. Spesso le affermazioni anti-scientifiche di un politico vengono fatte rientrare nella categoria delle gaffe, ma hanno tuttavia un impatto notevole perché vengono ascoltate da migliaia di persone.
Per fare alcuni esempi, nei giorni passati abbiamo sentito affermare, durante una diretta di SkyTG24,che “se misuriamo la febbre a 40 gradi all’ombra, secondo voi chi non avrà 37 di temperatura corporea?”. Ovviamente questa dichiarazione denota un’evidente situazione di analfabetismo di ritorno. In biologia, materia insegnata durante gli anni dell’obbligo scolastico, la termoregolazione è la capacità di regolare la temperatura corporea. I mammiferi, tra cui l’uomo, sono organismi endotermi e regolano la propria temperatura con fenomeni interni, come ad esempio la sudorazione. Recentemente abbiamo invece sentito affermare che “con indice Rt a 0,51 ci vogliono due persone per infettarmi”, con riferimento all’indice di trasmissibilità Rt, che è un parametro che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva. Questa dichiarazione denota una lacuna nella conoscenza di un parametro scientifico. L’indice Rt rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto, quindi descrive il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia.
Detto questo, uno degli obiettivi della nostra associazione è quello di formare le persone sugli aspetti scientifici, cercando di fornire inoltre le basi di un’istruzione ecologica. Nel nostro caso, la formazione non è rivolta solamente agli adolescenti ma anche agli amministratori, a chi quindi ha come hobby la politica. Voglio definirla hobby perché fare politica deve essere una passione, a cui dedicare il proprio tempo e le proprie energie considerandola un onore a cui dedicare alcuni anni della propria vita. È proprio nel corso degli anni di una qualsiasi carriera politica (locale, regionale o nazionale) si dovrà necessariamente affrontare direttamente o indirettamente diversi argomenti scientifici. Le conoscenze scientifiche sono complesse, ma la figura del divulgatore può facilitare l’apprendimento di questi concetti, fornendo quelle basi fondamentali per agire da politico sensibilizzato, informato e lungimirante.
Semi di Scienza è nata per divulgare con metodo, mettendo a disposizione le competenze delle persone che la animano e cercando di formare al meglio le attuali generazioni di cittadini che stanno già affrontando importanti problematiche globali e nuove generazioni di cittadini che nel corso della loro vita si troveranno a dover affrontare alcune sfide cruciali. Cerchiamo di trasmettere non solo delle informazioni tecniche, ma soprattutto di favorire la nascita di una capacità critica, portando ogni componente della società a contribuire con decisioni attive alla soluzione dei problemi. In definitiva Semi di Scienza prova a comunicare il mondo scientifico in modo conciso, cercando di coinvolgere chi ci ascolta, i cittadini ed i portatori di interesse.
Entrare in politica per cercare di cambiare le cose e risolvere alcuni problemi è un atto nobile, ma non è sicuramente una cosa semplice. Per poter essere più efficaci diventa fondamentale essere preparati ed informati, evitando così di fare alcune dichiarazioni erronee od ingannevoli che la maggior parte delle volte sono fatte proprio a causa di lacune scientifiche. Queste dichiarazioni avrebbero, di conseguenza, alcuni effetti negativi sulle persone che ascoltano l’amministratore, poiché considerano il dichiarante, rappresentante delle istituzioni, una persone autorevole. L’autorevolezza si guadagna con i fatti, con il sapersi dimostrare un bravo decisore politico, ma passa inevitabilmente anche dal sapere gli argomenti di cui ci si sta occupando. Tutto è connesso, ciò che facciamo, dichiariamo e pianifichiamo ha un impatto sull’ambiente che ci circonda e sulle vite di tutta la comunità.
La comunità scientifica tenta da decenni, senza successo, di indicare ai decisori politici quali scelte è necessario mettere in atto per contrastare l’attuale emergenza climatica, e suggerisce che occorre promuovere e praticare cambiamenti di stili di vita, di consumo e di mobilità. Il motivo per cui si tarda ad intervenire è soltanto di matrice culturale. Per questo ribadiamo che è fondamentale ascoltare i moniti che arrivano dal mondo della scienza, per essere informati, per agire consapevolmente e per rilasciare dichiarazioni corrette dal punto di vista scientifico, al di là di qualsiasi colore politico. La politica deve ascoltare la scienza, perché essa può contribuire in modo significativo alla sua agenda, in particolare per risolvere alcune sfide globali.
Viviamo in una società profondamente dipendente dalla scienza, noi facciamo la nostra parte, divulgando ogni giorno piccoli grandi Semi.
Yuri Galletti – presidente di Semi di Scienza
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