Il PNRR ci condurrà verso un futuro sostenibile?
Lunedì 26 aprile il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è finalmente approdato in Parlamento, sebbene ancora non in versione definitiva, perché la discussione nel frattempo continua tra i partiti di maggioranza. Poco diverso dunque dalle ultime bozze circolate. Il presidente del Consiglio l’ha presentato come uno strumento per “riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale”.
Be’, ci si sarebbe attesi che come obiettivo primario di un Piano di tal fatta – e proprio per la lezione impartitaci dalla pandemia – venisse posta la transizione ecologica, viatico per condurre a un sistema sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale, traguardo ineludibile e improcrastinabile al cui raggiungimento subordinare tutte le altre misure previste dal Piano. Che proprio per questa ampiezza e profondità avrebbe dovuto essere studiato e discusso con tutta la società civile e le sue rappresentanze, e non solo nel chiuso dei gabinetti romani.
E invece, ciò su cui finora ci si è concentrati – per quanto si è potuto apprendere da quanto filtrato nel dibattito pubblico – sembra essere la quantità di investimenti da assegnare a ognuno dei bracci del grande puzzle che si estende a partire dai sei pilastri indicati dal Next generation UE più che la loro qualità. Insomma, ciò che sembra mancare è la cornice generale che tenga assieme tutte le misure in un unicum coerente verso un traguardo chiaro, e impedisca a una mano di distruggere quello che l’altra ha costruito.
Spulciando qua e là emergono infatti le incongruenze di alcuni interventi, quando analizzati alla luce della loro sostenibilità.
Si prenda per esempio la voce “banda ultralarga e 5G”: a che serve ora il 5G? A garantire trasmissioni ad altissima definizione e più veloci, la possibilità che le auto possano fare a meno di un guidatore in carne e ossa, che il frigorifero di casa ci ricordi che cosa acquistare? Sono davvero queste le priorità per costruire un futuro sostenibile? E soprattutto, per favorire questa nuova tecnologia si è proposto di innalzare la soglia massima consentita per le radiazioni elettromagnetiche da 6 V/m (i limiti attuali in Italia) a 61 V/m. Ma perché non considerare un importante principio di precauzione tanto cruciale per la tutela della salute? Quella stessa salute oggi messa a così dura prova dal Covid? Si farà? Non si sa, ma il rischio c’è: nel PNRR infatti si legge: “è necessario utilizzare tutte le tecnologie più avanzate (Fibra, FWA, 5G) e adattare il quadro normativo in modo da facilitarne l’implementazione”. E qui davvero una mano farebbe l’opposto dell’altra.
Insomma, bisogna attendere e vedere il prodotto finale. Ma nei prossimi mesi e anni occorrerà vigilare sulla realizzazione dei 135 progetti previsti dal Piano.
Approfondimenti:
Testo PNRR: testo_pnrr.pdf
Forum disuguaglianze e diversità: https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2021/01/Valutazioni_-ForumDD_PNRR.x74988.x96206.pdf
Legambiente: https://www.legambiente.it/rapporti-in-evidenza/per-unitalia-piu-verde-innovativa-e-inclusiva/
Autrice: Cinzia Tromba, referente Progetto Cambiamo-Semi di Scienza
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