Big Data e fake news
Ogni giorno siamo testimoni di una sempre crescente rivoluzione digitale che cambia molti aspetti della nostra vita. Dagli smartphones all’internet of things (Internet delle cose) ogni cosa tende ad essere sempre piú informatizzata. Il 90% dei dati nella storia è infatti stato prodotto negli ultimi 2 anni e per il 2020 ci si aspetta un totale mondiale di circa 40 zettabytes (1 zettabyte è uguale a circa 1 triliardo di byte). Questa grande quantitá di dati è detta Big Data. Spesso la mole di dati è talmente tanto grande che è da poco nata una nuova figura professionale, il data scientist, che si occupa proprio di estrarre le informazioni rilevanti, dette patterns, da questo enorme quantitativo di dati.
La data science ha avuto un gran successo fin da subito tra le principali aziende internazionali perché è molto performante in ottica predittiva: maggiore è la quantitá di informazione a disposizione e meglio sará possibile ipotizzare l’andamento futuro del fenomeno che si sta analizzando. Per fare un paragone molto semplice con la matematica, fare una regressione lineare con 2 milioni di punti è sicuramente meglio che farla con 2 punti. Tutte le piú grandi compagnie del mondo quindi cercano di assicurarsi dei vantaggi competitivi lavorando sui dati. La loro elaborazione però non è solo una sfida su chi riesce a predire meglio l’andamento delle proprie finanze ma ha molti altri risvolti. Nel campo della salute, ad esempio, con lo sviluppo dell’internet of things e dei dispositivi indossabili, è possibile monitorare in tempo reale i parametri vitali di una persona per capire se andrá incontro a patologie di un certo tipo. Nel campo delle intelligenze artificiali, i dati sono molto utili per allenare le reti neurali, che quindi nel prossimo futuro diventeranno sempre piú performanti. Un’altra applicazione molto utile della data science è nell’elaborazione dei sondaggi. Se Facebook proponesse un sondaggio su quali sono le applicazioni preferite dagli utenti, dato il gran numero di persone iscritte al social network, sicuramente Zuckerberg avrebbe degli indizi molto chiari su come muovere il mercato a favorevdei gusti delle persone.
Uno degli aspetti negativi in questo campo sono le fake news. Queste sono delle notizie false che sono immesse nei social network e si diffondono molto in fretta, spesso confondendo le persone. Sono molto pericolose perché possono influenzare il giudizio delle persone in modo permanente. Una volta letta una notizia che danneggia l’immagine di una persona è infatti molto difficile contrastarla e riabilitare l’immagine di questa persona. E’ capitato molto spesso che alcune fake news siano state diffuse apposta durante le campagne elettorali per far perdere punti agli esponenti dei partiti rivali. Ma non sempre le fake news sono organizzate, spesso la semplicitá di diffusione dell’informazione data dai social media ha permesso ad alcune persone di poter esprimere le proprie erronee opinioni su argomenti di cui non sono competenti, rinforzando miti del tutto inesistenti, come le famose scie chimiche.
A prescindere dall’opinione che ognuno di noi puó avere su big data e fake news, occorre essere consapevoli del fatto che i big data rappresentano un punto cardine del mondo contemporaneo e che purtroppo spesso è necessario difendersi dalla disinformazione che l’avvento della corsa ai dati ha portato con sé.
Alessandro Cossard, junior researcher per Fondazione ISI (Istituto per l’Interscambio Scientifico).
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