Attualità e futuro
di Yuri Galletti
Nel gennaio del 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), agenzia specializzata delle Nazioni Unite nata nel 1946 per occuparsi di salute [1], pubblicò una lista di dieci minacce alla salute globale all’interno del 13° Programma Generale di Lavoro (2019-2023) [2]. Colpisce particolarmente trovare al terzo posto una pandemia influenzale globale. Secondo l’OMS: “il mondo affronterà una pandemia influenzale, anche se non si sa quando colpirà e quanto sarà grave”. Dunque, la comunità scientifica prevedeva da alcuni anni con probabilità molto alta che nel mondo si potessero verificare delle epidemie e pandemie. Interessante è anche scoprire che la più grande emergenza planetaria che dobbiamo affrontare, secondo l’OMS, è dovuta all’inquinamento atmosferico e ai cambiamenti climatici. Per approfondire quest’ultimo punto, occorrono alcune precisazioni scientifiche. Infatti, quando parliamo di clima, facciamo riferimento ad un complesso sistema molto dinamico costituito da idrosfera, atmosfera, biosfera, criosfera e litosfera. Quando si parla di variabilità climatica ci riferiamo sia a fluttuazioni dovute a cause naturali (come la circolazione degli oceani) sia ad oscillazioni più marcate dovute a fattori esterni (come le attività antropiche).
La comunità scientifica internazionale è oggi unanimemente concorde nel considerare le attività degli esseri umani come causa determinante dell’attuale riscaldamento globale. Il dibattito sulla questione climatica è comunque aperto da molti decenni. La prima conferenza sul clima risale addirittura al 1979, a Ginevra, quando venne adottato il programma mondiale di ricerca sul clima. Nel 1988 nasce il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) che, basandosi sulla letteratura scientifica pubblicata, valuta lo stato del cambiamento climatico globale. Ad oggi sono stati pubblicati cinque rapporti dell’IPCC sul clima, e nel 2021 ne uscirà uno nuovo. L’ultimo rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici, a cui hanno partecipato scienziati provenienti da oltre 110 Paesi, è il quinto (AR5) ed è uscito nel 2014 [3]. In questo documento viene esplicitamente dichiarato che per limitare l’aumento di temperatura di 2°C rispetto ai valori preindustriali, occorre ridurre e azzerare le emissioni di CO2 (anidride carbonica, uno dei principali gas serra) entro il 2050. Questo vuol dire che non ci rimane più troppo tempo, ormai da decenni conosciamo le conseguenze a cui andiamo incontro se non mettiamo in atto delle misure opportune per contenere l’entità del cambiamento climatico.
Oggigiorno ogni individuo attraverso le sue azioni, modifica indubitamente la vita di tutti gli altri abitanti del Pianeta. Sfortunatamente, a causa del ritardo che intercorre tra causa ed effetto, può accadere che ci rendiamo conto delle conseguenze delle nostre azioni soltanto dopo decenni e che queste conseguenze perdurino poi per secoli e millenni. Questo è il caso delle attività antropiche più impattanti. Infatti, l’attuale emergenza sanitaria dovuta al virus Covid-19 ci segnala quanto la percezione del rischio sia fondamentale. Quando il rischio è imminente si agisce. Al contrario, quando il rischio non è imminente, pur disponendo in anticipo di tutti gli elementi che ci consentirebbero di minimizzare un problema, tardiamo ad agire, e lo facciamo soltanto quando esso ci colpisce direttamente. Purtroppo, agendo tardivamente, le conseguenze diventano spesso più pesanti rispetto a quelle che si sarebbero verificate adottando per tempo delle opportune strategie di prevenzione e politiche lungimiranti. La gestione dell’attuale pandemia ha mostrato che in tutti i Paesi colpiti, la prima reazione è stata quella di sottovalutare il fenomeno. Successivamente sono state prese misure adeguate, grazie al lavoro degli esperti scienziati che stanno tuttora indicando ai decisori politici quali azioni è necessario mettere in atto.
L’attuale situazione emergenziale evidenzia l’importanza e la necessità di fare riferimento ai report, ai documenti ed agli articoli che ogni anno vengono pubblicati dalla comunità scientifica. Per quanto riguarda la lotta all’inquinamento e al riscaldamento globale, gli scienziati tentano da decenni, senza successo, di indicare ai decisori politici quali scelte sia necessario mettere in atto. Interessante notare che una delle conseguenze principali del lockdown sia stata la riduzione di alcuni inquinanti atmosferici (in particolare il diossido di azoto, NO2), come dimostrato dall’Agenzia Spaziale Europea che ha diffuso un’animazione delle immagini raccolte dal satellite Copernicus Sentinel-5P [4]. Purtroppo, per decenni, l’inquinamento e i suoi effetti dannosi sulla salute delle persone e sull’ambiente sono stati trascurati sia dai governi nazionali che dalla governance globale; oggi l’inquinamento è la principale causa ambientale di malattia e morte nel mondo, responsabile di circa 9 milioni di morti premature [5]. Va altresì considerato che i fattori ambientali, inclusa la variabilità climatica stagionale, possono avere un forte impatto sui modelli spazio-temporali delle malattie infettive [6].
È bene, inoltre, ricordare che tutte le emergenze globali che stiamo affrontando ed affronteremo hanno gravi conseguenze anche sulle nostre economie. Il mutamento del clima graverà sulla produttività, sulle infrastrutture, sul mondo del lavoro, sulla biodiversità e sulla stabilità politica. Solo nell’anno 2017 le catastrofi legate alle condizioni meteorologiche hanno causato danni economici in Europa per la cifra di 283 miliardi di euro [7].
In definitiva, oggi, in seguito all’emergenza coronavirus seguiamo alla lettera gli avvertimenti che ci arrivano dalla comunità scientifica, dimostrando un importante senso di responsabilità, ma terminata l’emergenza sanitaria cosa accadrà? Indubitamente, se non seguiremo le indicazioni lanciate dal mondo scientifico, nel momento in cui tutte le alterazioni ambientali che stiamo provocando diventeranno palesi, potremmo non avere più margini di manovra, e saremo costretti a subire le conseguenze. Quella ambientale è una sfida epocale, che richiede di abbandonare l’attuale modello economico, ben al di sopra del livello di sostenibilità della Terra, le cui risorse sono finite, a favore di un nuovo paradigma di sviluppo.
E’ altresì essenziale che avvenga un gigantesco cambiamento nel mondo dell’informazione. Aldous Huxley [8] temeva che la verità sarebbe stata sepolta da un mare di notizie irrilevanti. Purtroppo stiamo già vivendo questa situazione, in un’attualità in cui fa notizia la “non notizia” ed è prioritario combattere le fake news, fomentate in talune circostanze anche da importanti decisori politici.
Infine è molto importante sollecitare le azioni individuali, fin da subito. Dopo questa crisi, ci accorgeremo forse che stavamo vivendo in un modo insostenibile. La maggior parte dei problemi che stiamo vivendo sono legati ai cambiamenti indotti dalle nostre azioni verso l’ambiente in cui vive la nostra specie e tutte le altre che lo abitano. Allora è il momento di agire, anche individualmente, eliminando gli sprechi alimentari ed energetici, consumando meno e consapevolmente, producendo meno rifiuti, riciclando, riutilizzando, rivalorizzando gli oggetti e i vestiti che abbiamo nelle nostre case, utilizzando di più la bici ed i mezzi pubblici, sprecando meno acqua e mangiando prodotti a basso impatto ambientale. Oggi stiamo seguendo il mònito degli scienziati dando il buon esempio e restando nelle nostre case, domani occorre seguirlo (il mònito) agendo in modo consapevole e sostenibile. Lo dobbiamo a noi, alla nostra specie, alle altre e alle future generazioni.
[2] https://www.who.int/about/what-we-do/thirteenth-general-programme-of-work-2019—2023
[4] https://www.youtube.com/watch?time_continue=5&v=YECpQhR9cAA&feature=emb_logo
[5] https://www.thelancet.com/commissions/pollution-and-health
[6] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.03.23.20040501v2
[7] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52018DC0773
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