Cambiamo – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it Sat, 28 Sep 2024 10:34:36 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.10 https://www.semidiscienza.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Semi-di-scienza-1-32x32.png Cambiamo – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it 32 32 “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia” ne parliamo con Cinzia Tromba https://www.semidiscienza.it/2024/09/13/pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba https://www.semidiscienza.it/2024/09/13/pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba/#respond Fri, 13 Sep 2024 15:16:51 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2932 In questa intervista abbiamo il piacere di parlare con Cinzia Tromba, referente del progetto “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, sostenuto dall’8×1000 della Chiesa valdese e portato avanti dall’associazione Semi di Scienza.

Prima di parlare del progetto, dobbiamo dire cosa sono le comunità energetiche rinnovabili.

Che cosa sono? Uno strumento rivoluzionario, né più né meno. Questo ho pensato la prima volta che mi sono imbattuta nelle comunità energetiche rinnovabili. 

Era il periodo del primo lockdown, la primavera del 2020. All’epoca stavo partecipando a un progetto di educazione ambientale in alcune scuole di Pavia, interrotto per la pandemia. Costretta a casa, scandagliavo la rete alla ricerca di aggiornamenti in tema di crisi climatica e, in generale, di temi ambientali, quando sono incappata in una direttiva dell’Unione europea (la RED II del 2018) che, nell’ambito dei progetti di transizione energetica, promuove la costituzione di associazioni di cittadini per la produzione e l’autoconsumo di energia (purché da fonti rinnovabili) incentivandone la costituzione mediante benefici economici: le comunità energetiche rinnovabili (CER). 

Perché ho pensato subito che si trattasse di un’iniziativa rivoluzionaria? Intanto, per quanto dichiarato nello stesso nome: “comunità”, un concetto che l’individualismo rampante degli ultimi decenni aveva recluso nel dimenticatoio. Comunità espressione della “società civile”, come si diceva ai miei tempi – ossia composte da semplici cittadini, piccole imprese, associazioni, enti locali – che collaborano mettendo in comune gli impianti energetici per consumare l’energia da essi prodotta: un’idea in totale controtendenza. 

Ma non finisce qui: prendere il controllo della produzione e dell’utilizzo dell’energia significa sganciarsi dal monopolio delle grandi imprese energetiche. Insomma, la materializzazione del concetto di “democrazia energetica”. Per di più fornito su un piatto d’argento dall’Unione europea.

E non è ancora tutto. Per tutta la storia dell’umanità le guerre sono state fatte fondamentalmente per appropriarsi di risorse energetiche (a meno che si voglia credere alle barzellette sull’esportazione della democrazia…), dapprima sotto forma di campi fertili (energia per la macchina umana) poi, dalla Rivoluzione industriale in avanti, per impadronirsi di giacimenti di fossili, soprattutto il petrolio (energia per le macchine al servizio dell’umanità). Se questo è vero, allora democratizzare produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili come il sole e il vento – ossia “beni comuni” su cui nessuno può avanzare pretese di possesso, a differenza di miniere e giacimenti – significa lavorare per la pace. Le CER possono quindi essere considerate,  anche, strumenti di pace. Se non è rivoluzionario tutto ciò!

Queste le grandi potenzialità, diciamo i fondamenti ideali, che ho trovato nel progetto CER.
Ma esistono benefici – oltre alla diminuzione dell’importo delle bollette – più immediatamente individuabili che derivano dall’espansione delle energie rinnovabili.
Per esempio si può dire addio al gas. Il che, oltre a ridurre le emissioni di anidride carbonica, farebbe bene al portafoglio (pensiamo alle speculazioni finanziarie di qualche anno fa che hanno generato bollette monstre…) e, aspetto non trascurabile, permetterebbe di affrancarsi dalla necessità di importare gas da Stati lontani e spesso politicamente instabili e poco democratici, aumentando così l’indipendenza energetica del Paese.
In questo senso le comunità energetiche possono giocare un ruolo importante perché favorendo l’adozione di soluzioni alternative come pompe di calore e piastre a induzione, diminuiscono progressivamente la necessità del gas per il riscaldamento e la cucina portando in prospettiva all’eliminazione tout cour della bolletta del gas. Mica male, no?

Per quanto concerne la realizzazione pratica di queste comunità, sarebbe scorretto negare che creare una CER non sia una passeggiata: richiede la costituzione di un soggetto giuridico, una gestione amministrativa e un forte impegno. Per questi motivi è importante il supporto delle istituzioni locali, Comuni in primis.

A questo punto possiamo passare al progetto “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, ti va di parlarmene?

Il progetto ha come obiettivo principale la sensibilizzazione sul tema CER delle popolazioni di due Comuni della provincia di Pavia: Zinasco (dove vivo) e Bereguardo, dove abbiamo stabilito una collaborazione con i membri dell’Associazione Zelata Verde. 

Ed è proprio a Bereguardo che il progetto ha avuto il battesimo del fuoco – in anticipo rispetto all’apertura ufficiale – il 26 ottobre 2023 con un incontro aperto alla cittadinanza svoltosi nelle sale del Castello. Alle relazioni di diversi esperti hanno illustrato il significato, il funzionamento e le prospettive delle CER, si sono accompagnate le testimonianze dal campo, cioè di chi aveva già costituito comunità energetica, come il consulente ambientale del Comune di Torre Beretti (prima CER realizzata nella provincia) e di chi ci stava lavorando (come il sindaco di S. Cristina e Bissone).
Il 19 gennaio 2024 un’iniziativa simile è stata proposta a Zinasco. 

L’obiettivo era far seguire a queste prime assemblee di introduzione al tema, incontri di approfondimento che avrebbero portato, nella migliore delle ipotesi, alla decisione di costituire una CER. Per questo abbiamo chiesto ai partecipanti alle assemblee più interessati di lasciare i  proprio recapiti.

Ma qui abbiamo dovuto fermarci, perché in attesa dell’emanazione dei decreti attuativi della legge approvata quasi due anni prima, essenziali per dare un quadro normativo definitivo a questo ambito. Nell’anno e mezzo precedente infatti chi si era mosso costituendo CER (circa una ventina in tutta Italia) lo aveva fatto in un quadro sperimentale di progetti pilota, obbedendo a una normativa transitoria dove i limiti di potenza degli impianti e di ampiezza geografica (e quindi di numero di possibili membri della comunità) erano molto ristretti. I decreti attuativi e le connesse regole operative invece dovevano recepire la normativa europea prevedendo un ampliamento di tali limiti e la definizione dell’entità degli incentivi.

In attesa della pubblicazione di questi documenti (completata a fine febbraio) abbiamo comunque cercato di contattare i cittadini che si erano dimostrati interessati, in modo da costituire un nucleo da cui partire per studiare l’effettiva possibilità di costituire una CER. Sforzi che però si sono dimostrati infruttuosi: il dichiarato “interesse” non si è tradotto in volontà di partecipazione. Certo, la totale assenza dell’ente locale, pur sponsor del progetto (a Zinasco), non ha aiutato.
Come non ha aiutato, nei mesi successivi, l’incombenza delle elezioni amministrative che hanno riguardato sia Zinasco sia Bereguardo (dove comunque sono intervenuta per parlare di CER alla presentazione della lista Bereguardo Futura). 

Presentazione della lista Bereguardo Futura

Il tentativo, in estate dopo le elezioni, di interessare la gente con un gazebo (in piazza una domenica mattina a Zinasco, durante la Notte blu di Gropello Cairoli il 6 luglio) non  ha sortito maggiori successi.

Per fortuna, le elezioni hanno portato a un cambiamento al vertice del Comune capoluogo di provincia, Pavia. Il nuovo assessore all’ambiente, Lorenzo Goppa, è determinato a recuperare il tempo perduto in questi anni e a promuovere le CER in città con la collaborazione delle associazioni del territorio. E qui ci siamo anche noi: sabato 21 e domenica 22 settembre, per cominciare, avremo uno stand a Horti Aperti, manifestazione annuale che si tiene agli orti del collegio Borromeo di Pavia. 

Quando è nato il progetto?

Il progetto, presentato e approvato nel 2023 dall’8 per mille Valdese, ha avuto inizio nel gennaio 2024 per la durata di un anno.

Non sappiamo ancora se ci saranno altre edizioni. 

Quali sono i punti di forza e le problematiche che hai riscontrato?

Dei punti di forza, ovvero delle grandi potenzialità connesse alle realizzazione delle CER, ho parlato prima. Ma quelli che per me sono aspetti cruciali (democrazia energetica, azione in comune dal basso, come si dice, empowerment dei cittadini) non lo sono altrettanto per la maggior parte della società del XXI secolo.
Perciò, ho subito dovuto fare i conti con una realtà impossibile da negare, e cioè che fare appello, oggi, al senso di solidarietà delle persone, alla loro sensibilità nei confronti della tutela dell’ambiente e della crisi climatica sarebbe abbastanza inutile, non convincerebbe nessuno a imbarcarsi in un progetto come quello delle CER. Occorre invece far perno sui risparmi economici. 

In una sorte di inversione delle intenzioni, credo che sarebbe più proficuo oggi convincere un ristretto numero di persone a realizzare una CER e usare questa esperienza per convincere gli altri che agire insieme porta benefici, anche, ma non solo, economici, piuttosto che far perno sul senso di solidarietà per costruire una comunità energetica,
Ma, come abbiamo visto, anche questo approccio non è affatto scevro da difficoltà.

Un altro ostacolo significativo è stata l’assoluta refrattarietà degli amministratori locali nei piccoli Comuni oggetto originario del nostro Progetto. Un’assenza dovuta sia a indifferenza “politica”, sia a una caratteristica che riguarda tutti i Comuni, ma soprattutto i più piccoli, ossia la mancanza di risorse e competenze a livello locale. Gli uffici tecnici, per esempio, sono sottodimensionati e spesso devono condividere il personale tra più amministrazioni: in queste condizioni non è facile seguire complessi iter burocratici.
Tuttavia, quando c’è una forte volontà politica, è possibile superare questi ostacoli e realizzare progetti concreti: un esempio è il comune di Torre Beretti, con appena 512 abitanti. Nonostante le dimensioni ridotte, qui l’ente locale è riuscito a creare la prima comunità energetica della provincia di Pavia. Ciò dimostra che, con la giusta determinazione, è possibile superare le difficoltà e realizzare progetti concreti.

Ma ora un grande rischio che si sta correndo, vista la lentezza con cui si vanno costituendo le CER in Italia anche grazie a una burocrazia che certo non aiuta, è che arrivino, e lo stanno facendo, grandi aziende del settore che si offrono per costituire CER “chiavi in mano”. Lo fanno sfruttando l’innegabile complessità dell’iter di costituzione e della gestione di una comunità energetica (costituire un soggetto giuridico, dotarsi di un ufficio amministrativo etc). Ma così facendo si spogliano le CER del loro significato più profondo: il controllo da parte dei cittadini. Un aspetto ancor più importante se si pensa che le CER possono diventare imprese energetiche che generano profitti da investire direttamente nei territori. Come? Creando reti di comunità energetiche che condividono risorse e competenze, reti in cui l’amministrazione è centralizzata. L’obiettivo: mantenere il controllo locale sull’energia, in modo che i benefici ricadano direttamente sulle comunità. Esperienze di questo tipo si stanno facendo in Piemonte e in Friuli, per esempio – link a video di Olivero https://www.youtube.com/watch?v=JV9JjCGPLK8).
Per questi motivi è importante muoversi rapidamente e organizzarsi dal basso. E sarebbe importante che gli Enti Locali facessero da capofila.

Per finire, vorrei ricordare che il concetto di beni comuni è fondamentale per comprendere il valore delle risorse naturali che appartengono a tutti. Un esempio emblematico è l’acqua,  oggetto di un importante referendum alcuni anni fa per ribadirne lo status di bene comune (referendum peraltro bellamente ignorato da tutti i governi succedutisi fin qui). Come l’acqua, anche il vento e i fotoni che ci arrivano dal sole sono un bene comune. E per ciò stesso, non “possedibili” da alcuno.

Qual è il tuo percorso personale e lavorativo? Vuoi condividere degli hobby/passioni che hai? 

Laureata in Biologia dopo la maturità classica, ho lavorato per un decennio come ricercatrice in ambito universitario, sia in Italia che negli Stati Uniti. Ma mi sono resa conto abbastanza presto che quello non sarebbe stato il mio futuro. Ho scelto così di divulgare la scienza, piuttosto che “farla” e sono diventata giornalista scientifica, professione che ho svolto, prima nell’ambito di un’agenzia di giornalismo, poi come presidente di una piccola cooperativa editoriale, fino al 2018, quando mi sono licenziata concedendomi un anno sabbatico. E qui inizia il terzo periodo della mia attività lavorativa, ma con sempre la scienza al centro. Nel 2019 infatti faccio la mia prima esperienza nella scuola affiancando un vecchio amico che avevo perso di vista, Gabriele Porrati.

Avevo conosciuto Gabriele – che peraltro mi ha fatto conoscere Semi di Scienza – partecipando alla battaglia del comitato ambientalista del nostro paese contro l’installazione di un impianto di bioetanolo, nel 2007. Da quegli incontri, su spinta di Gabriele, è nata l’associazione Cambiamo

con cui abbiamo organizzato due edizioni del Festival di Cambiamo a Zinasco, con l’obiettivo di creare un festival ecologista che combinasse concerti serali con momenti di divulgazione scientifica. Con il passare del tempo, gli impegni lavorativi mi hanno assorbito totalmente, e mi sono allontanata dall’attività in paese, mentre Gabriele spostava l’organizzazione dei festival a Pavia. Nel frattempo, Cambiamo si è trasformata da associazione a cooperativa di promozione sociale, con un focus particolare sulla divulgazione scientifica rivolta a studenti, insegnanti, politici locali e assessori.

Nel 2019 ho ripreso contatto con Gabriele in modo casuale. Lui stava lavorando a un progetto di educazione ambientale nelle scuole superiori di Pavia e mi ha chiesto di partecipare. L’esperienza mi è piaciuta, e ho toccato con mano quanto sia cruciale avvicinare i ragazzi alla questione ambientale, spiegare loro quanto è importante lottare da subito per cercare di fermare il progredire della crisi ambientale, così ho deciso così di provare a insegnarla, la scienza. Un ottimo modo per parlare di ecologia. Mi sono iscritta nelle graduatorie provinciali per l’insegnamento nelle scuole superiori di Pavia ed è così che ho fatto supplenze negli ultimi tre anni, e devo dire che la cosa mi piace molto. Mi sento “in missione per conto del Gabri” (sì, perché lui purtroppo se ne è andato all’inizio del 2021, e ci manca molto).

Gazebo a Zinasco (PV)

Come ti ha arricchito personalmente il progetto?

Per me, adolescente cresciuta nel movimento degli studenti degli anni ’70, è una sorta di àncora di salvezza. Perché? Il motivo è che non ho mai abbandonato l’idea che questo mondo si possa cambiare in meglio. 

Certo è che di questi tempi (soprattutto gli ultimi anni) tenere la barra dritta in tal senso è dura: in un mondo che invece di migliorare peggiora sempre di più (non bastava la gravissima crisi climatica, ci abbiamo aggiunto anche le guerre, si torna persino a parlare di armi nucleari, dopo tutte le battaglie pacifiste no-nuke!) il senso di spaesamento, di solitudine (i singoli sono sempre più chiusi in se stessi, nell’epoca dell’individualismo a go-go), di impotenza può essere paralizzante. 

Ebbene, in tutto ciò avere un obiettivo concreto come quello dello sviluppo delle comunità energetiche, per tutti i motivi già elencati, per me è ossigeno puro: recuperare il senso, la forza dell’agire comune per perseguire obiettivi che vanno nella direzione giusta può essere la risposta all’attuale degrado. Sono convinta infatti che ogni comunità energetica che prende vita sia un piccolo granello negli ingranaggi di un sistema che va deviato dal suo percorso suicida. E se, per esempio, la nostra Penisola (o tutta l’Europa, l’Africa) venisse ricoperta da una rete di comunità energetiche? Sarebbe splendido. Allora la speranza di salvare questo nostro mondo, agendo tutti insieme contro i pochi che traggono profitto da guerre e disastri, potrebbe diventare una bellissima realtà.

Approfondisci il progetto “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”.

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Cambiamo energia https://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamo-energia https://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/#respond Wed, 13 Mar 2024 12:26:05 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2705

Che cosa c’è di più sostenibile delle energie rinnovabili? E di un sistema che permette ai cittadini di produrre da sé l’energia da sorgenti come il sole o il vento, ma non solo – questo c’è già – che permette loro di unirsi in comunità fatte di famiglie, piccole imprese, negozi, enti locali che insieme controllano e gestiscono l’uso di questa energia, perché più autoconsumeranno del “loro” più verranno ricompensati (più del solo autoconsumo)? E così facendo si sganceranno dalle importazioni di combustibili fossili – di gas, per esempio – e così contribuendo a tutelare l’ambiente e l’economia del Paese? 

Un sogno?

Nient’affatto.

È – sarà – una realtà, quella delle Comunità energetiche rinnovabili (CER): incentivate dalla Comunità europea (direttiva europea n. 2001 del 11/12/2018), nel resto dell’Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio, soprattutto in alcuni Paesi.

In Italia, dopo una partenza che faceva ben sperare (diversi progetti pilota sono partiti prima che entrasse in vigore la normativa definitiva che regola queste comunità) siamo passati attraverso un periodo di stallo. Come si sa, le direttive europee devono essere recepite da leggi nazionali, e queste per entrare in vigore vanno accompagnate da decreti attuativi che ne regolamentano l’effettiva messa in pratica. Quello che è successo in Italia è che, dopo essere stati molto pronti addirittura ad anticipare l’UE (i progetti pilota) e abbastanza veloci nel legiferare (L. 8/2020 e D. Lgs 199/21), le norme attuative si sono fatte attendere, incagliate tra ministeri italiani (prima MITE, ora MASE) e uffici europei. 

Finalmente, dopo oltre due anni la situazione è stata sanata: ora abbiamo sia le norme attuative (DM 414 del 07.12.2023, pubblicato il 24.01.2024) sia le regole operative del GSE (emanate il 23.02.2024).

Nel frattempo, quello che continua a mancare in Italia è un’informazione chiara e puntuale su come realizzare queste comunità. Siamo onesti: non si tratta di una passeggiata. Per realizzare una CER occorrono diverse conoscenze (tecniche, giuridiche, amministrative). E fondi. Ma si può fare. Ciò che serve ora è diffondere l’informazione su questo strumento che definire rivoluzionario non è fuori luogo e favorire la costruzione di una rete facendo in modo che le conoscenze e le pratiche acquisite da chi in questa impresa si è già buttato possano essere condivise con gli altri e soprattutto siano a disposizione di chi deciderà di imboccare questa strada, senza dover cominciare tutto daccapo.

In questa prospettiva si colloca “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, il progetto (sostenuto dall’8×1000 della chiesa valdese) che Semi di Scienza porterà avanti nei prossimi mesi in provincia di Pavia con un duplice obiettivo: informare i cittadini per quanto concerne le sfide ambientali, sociali ed economiche poste dal progredire della crisi climatica, e formarli affinché possano agire nel concreto con interventi resilienti – nello specifico, la costituzione di comunità di cittadini che siano produttori/consumatori di energia, le CER.

Per saperne di più vi condividiamo: (1) i video e il link all’evento “comunità energetiche rinnovabili” tenutosi il 26 ottobre 2023 presso Bereguardo (PV), con la testimonianza di diversi esperti e l’intervento di Cinzia Tromba, referente del progetto.

https://youtube.com/playlist?list=PLHmNCH0JQAjnzefLvRnNcbO9yVzj_9cHN&si=B5_YB-Mn5yp7otJ2

e (2) il video e il link all’evento “Cambiamo Energia, Risparmia, riduci, Condividi con le Comunità Energetiche Rinnovabili” tenutosi a Zinasco (PV) il 19 gennaio 2024.

https://www.youtube.com/live/462oLZyfzDs?si=Cm_AXwySuCSIFCjk

Il nostro manifesto:

8 per mille chiesa valdese profili antropici
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https://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/feed/ 0
Il sale della terra https://www.semidiscienza.it/2024/02/14/il-sale-della-terra/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-sale-della-terra https://www.semidiscienza.it/2024/02/14/il-sale-della-terra/#respond Wed, 14 Feb 2024 10:01:32 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2654 21 febbraio 2024 ore 19:30

Proiezione del filme “Il sale della terra” di Wim Wenders e dibattito scientifico con Yuri Galletti e Luciano Celi presso la Stazione Leopolda di Pisa.

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https://www.semidiscienza.it/2024/02/14/il-sale-della-terra/feed/ 0
COP 28: lavori in corso https://www.semidiscienza.it/2023/12/13/cop-28-lavori-in-corso/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cop-28-lavori-in-corso https://www.semidiscienza.it/2023/12/13/cop-28-lavori-in-corso/#respond Wed, 13 Dec 2023 10:36:28 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2630 Assieme a Lavinia Laiti, ingegnere ambientale ed osservatrice alla #COP28 per APPA, l’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente della provincia di Trento, cerchiamo di mettere in evidenza quali sono i punti principali di interesse della COP 28 ad oggi in corso.
La COP 28, organizzata fra il 30 novembre e il 12 dicembre 2023, si tiene quest’anno a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
Quali sono i temi caldi? che impatto sta avendo la scelta della sede sui negoziati? scopritelo insieme a noi!

Per guardare l’intervista: https://www.youtube.com/watch?v=rYZJ68HQnao

Consigliamo la visione dei contenuti pubblicati da Agenzia Stampa Giovani (http://www.stampagiovanile.it/) per monitorare lo svolgimento della COP, si tratta di un gruppo di giovani che assieme alla dott.ssa Laiti osservano l’andamento dei negoziati prima da remoto ed in seguito in presenza a Dubai.

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https://www.semidiscienza.it/2023/12/13/cop-28-lavori-in-corso/feed/ 0
Cambiamo marcia all’energia con le comunità energetiche rinnovabili https://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili https://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/#respond Thu, 23 Nov 2023 08:10:48 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2608 Di Cinzia Tromba

Che cosa c’è di più sostenibile delle energie rinnovabili? E di un sistema che permette ai cittadini di produrre da sé l’energia da sorgenti come il sole o il vento, ma non solo – questo c’è già – che permette loro di unirsi in comunità fatte di famiglie, piccole imprese, negozi, enti locali che insieme controllano e gestiscono l’uso di questa energia, perché più autoconsumeranno del “loro” più verranno ricompensati (più del solo autoconsumo)? E così facendo si sganceranno dalle importazioni di combustibili fossili –di gas, per esempio – e così contribuendo a tutelare l’ambiente e l’economia del Paese? Un sogno? Nient’affatto. È – sarà – una realtà, quella delle Comunità energetiche rinnovabili (CER): incentivate dalla Comunità europea (direttiva europea n. 2001 del 11/12/2018), nel resto dell’Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio, soprattutto in alcuni Paesi.

In Italia, dopo una partenza che faceva ben sperare (diversi progetti pilota sono partiti prima che entrasse in vigore la normativa definitiva che regola queste comunità) siamo arrivati a uno stallo. Come si sa, le direttive europee devono essere recepite da leggi nazionali, e queste per entrare in vigore vanno accompagnate da decreti attuativi che ne regolamentano l’effettiva messa in pratica. Quello che è successo in Italia è che, dopo essere stati molto pronti addirittura ad anticipare l’UE (i progetti pilota) e abbastanza veloci nel legiferare (L. 8/2020 e DLgs 199/21) da oltre due anni attendiamo le norme attuative, incagliate tra ministeri italiani (prima MITE, ora MASE) e uffici europei. 

Nel frattempo, quello che manca in Italia è un’informazione chiara e puntuale su come realizzare queste comunità. Siamo chiari: non si tratta di una passeggiata. Per realizzare una CER occorrono diverse conoscenze (tecniche, giuridiche, amministrative) e fondi. Ma si può fare. Ciò che serve ora è diffondere l’informazione su questo strumento che definire rivoluzionario non è fuori luogo e favorire la costruzione di una rete facendo in modo che le conoscenze e le pratiche acquisite da chi in questa impresa si è già buttato possano essere condivise con gli altri e soprattutto siano a disposizione di chi deciderà di imboccare questa strada, senza dover cominciare tutto daccapo.

In questa prospettiva si colloca “Pratiche di sostenibilità.Cambiamo marcia all’energia” il progetto (sostenuto dall’8×1000 della chiesa valdese) che Semi di Scienza porterà avanti nei prossimi mesi in provincia di Pavia con un duplice obiettivo: informare i cittadini per quanto concerne le sfide ambientali, sociali ed economiche poste dal progredire della crisi climatica, formarli affinché possano agire nel concreto con interventi resilienti: nello specifico, la costituzione di comunità di cittadini che siano produttori/consumatori di energia, le CER.

L’incontro pubblico “Comunità energetiche rinnovabili” svoltosi lo scorso 25 ottobre a Bereguardo (Pavia), per la realizzazione del quale Semi di Scienza ha affiancato l’Associazione Zelata Verde, costituisce il prodromo di questo progetto. L’intero evento è stato registrato ed è visibile sul canale YouTube di Semi di Scienza.

Foto di Sungrow EMEA su Unsplash

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https://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/feed/ 0
Una questione energetica https://www.semidiscienza.it/2023/02/03/una-questione-energetica/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=una-questione-energetica https://www.semidiscienza.it/2023/02/03/una-questione-energetica/#respond Fri, 03 Feb 2023 10:07:18 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2245 https://www.semidiscienza.it/2023/02/03/una-questione-energetica/feed/ 0 Desertificazione, siccità e cambiamento climatico: dobbiamo iniziare a pensare come la formica di Esopo https://www.semidiscienza.it/2022/07/01/desertificazione-siccita-e-cambiamento-climatico-dobbiamo-iniziare-a-pensare-come-la-formica-di-esopo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=desertificazione-siccita-e-cambiamento-climatico-dobbiamo-iniziare-a-pensare-come-la-formica-di-esopo https://www.semidiscienza.it/2022/07/01/desertificazione-siccita-e-cambiamento-climatico-dobbiamo-iniziare-a-pensare-come-la-formica-di-esopo/#respond Fri, 01 Jul 2022 16:59:26 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1689

Di Camilla De Luca e Yuri Galletti

Il 17 Giugno è il giorno dedicato dalle Nazioni Unite (ONU) alla lotta alla desertificazione e alla siccità.

Ma cosa indica la parola desertificazione? Rappresenta il fenomeno relativo all’espansione dei deserti esistenti?

No, se facciamo riferimento alla definizione data dall’ONU: “La desertificazione è la degradazione della terra che viene trasformata in aree aride, semi-aride e sub-umide. Essa è causata principalmente dalle attività umane e dalle variazioni climatiche”. Si tratta quindi da un lato di una conseguenza dell’uso improprio della terra, attraverso per esempio la deforestazione, il sovrasfruttamento della risorsa suolo e le cattive pratiche di irrigazione, le quali riducono la produttività del terreno. Dall’altro lato, la desertificazione, così come la siccità, sono una conseguenza del cambiamento climatico. Secondo una ricerca pubblicata su Nature, infatti: “il cambiamento climatico antropogenico ha degradato il 12,6% (5,43 milioni di km2) delle zone aride, contribuendo alla desertificazione e colpendo 213 milioni di persone, il 93% delle quali vive in economie in via di sviluppo”.

Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres si è espresso in occasione della giornata insistendo sul fatto che entro metà secolo tre quarti della popolazione potrebbe dover convivere con la siccità e che attualmente metà della popolazione globale sta già facendo fronte alle problematiche derivanti dalla degradazione del suolo. La situazione non è infatti migliorata negli ultimi tempi: al contrario secondo i dati pubblicati dalla UNCCD (Convenzione delle Nazioni Unite per Combattere la Desertificazione) “dal 2000 il numero e la durata degli eventi siccitosi è aumentato del 29% a livello mondiale”. Le conseguenze umane sono già evidenti: 2.3 miliardi di persone fanno già fronte a emergenze legate all’accesso all’acqua. L’ONU sottolinea che sempre più persone dovranno far fronte alla scarsità di acqua, UNICEF ( United Nation Children’s Fund) stima che 1 bambino su 4 entro il 2040 non avrà accesso diretto alla risorsa acqua. “Nessun paese è immune alla siccità”  è ciò che è stato detto da UN-Water nel 2021.

Se queste informazioni non sono bastate a farci percepire come parte del problema e come popolazioni a rischio, ecco una serie di dati attuali sull’Italia che forse ci faranno cambiare idea.

Proprio in questi giorni si parla di emergenza siccità in tutto il Nord Italia, dal Veneto alla Lombardia alla Valle D’Aosta al Piemonte, la regione della valle del Po, ovvero la più colpita, ma in realtà è un problema comune in quasi tutta la penisola. Il portale Rinnovabili.it sottolinea come nei primi cinque mesi del 2022 le piogge si siano ridotte del 44% e come l’osservatorio ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) abbia denunciato l’importante diminuzione dei flussi dei fiumi Arno, Ombrone, Sentino, Nera ed Esino. In Lazio si è cominciato quindi a parlare di razionamento dell’acqua potabile, mentre nel comune lombardo di Tradate un’ordinanza comunale prevede sanzioni per chi utilizza l’acqua potabile per scopi diversi dall’uso essenziale come riempire piscine e lavare l’auto. Il caso della Puglia aggiunge il calo della produzione agricola e il rischio di incendi alla casistica di conseguenze possibili dovute alla siccità. La Gazzetta del Mezzogiorno, citando sempre i dati di ANBI, descrive come per via dell’anticiclone africano e della ridotta capacità idrica della regione (ad aprile sono caduti 160 millimetri in meno di pioggia rispetto ai valori del 2020) il rischio siccità sia molto elevato. Ciò, secondo Coldiretti Puglia, metterebbe a rischio il 30% di produzione agricola, la produzione di colture destinate agli animali e l’irrigazione di oliveti e frutteti. Coldiretti sottolinea poi come le alte temperature, l’assenza di precipitazioni e l’abbandono dei campi di ulivi per via del patogeno batterico Xylella siano un fattore determinante per l’inaridimento del suolo e delle piante e quindi un fattore che aumenta considerevolmente il rischio di incendi. 

Luca Mercalli, noto meteorologo, su Il Fatto Quotidiano sottolinea come secondo le previsioni meteorologiche a scala stagionale queste temperature sopra la media e la scarsità di precipitazioni saranno costanti per tutta l’estate. Ciò metterà a rischio le nostre riserve d’acqua già ad oggi limitate. Per questo motivo il climatologo denuncia la necessità di ascoltare la scienza. Infatti climatologi e idrologi avevano previsto questi fenomeni da almeno un trentennio. Inoltre, sempre il noto divulgatore suggerisce di preparare delle strategie di gestione multifunzionale a livello nazionale delle risorse idriche che prevedano la riparazione degli acquedotti e la costruzione di invasi di raccolta di acque meteoriche, abbondanti in certe stagioni, per utilizzarle durante i periodi di siccità.

Di fronte a questi dati non bisogna però scoraggiarsi. Al contrario, vi invitiamo a rileggere il primo paragrafo di questo articolo: “la desertificazione è causata prevalentemente dalle attività umane e dal cambiamento climatico”. Dunque, citando il Segretario Generale delle Nazioni Unite:  “dobbiamo e possiamo invertire questa spirale discendente”.

Secondo l’ONU la giornata del 17 giugno è un momento unico per ricordare che eliminare il danno causato dalla nostra società alla terra è possibile, attraverso un approccio “di problem-solving, un forte coinvolgimento della comunità e una cooperazione a tutti i livelli”. Prenderci cura della terra, della sua produttività, della biodiversità e per esempio favorire l’accesso alla proprietà terriera alle donne può inoltre permettere di far fronte alla crisi climatica e può contribuire al raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030, poiché ciò rappresenta anche un grande fattore di sviluppo per le comunità agricole e per le donne di tali comunità.

Qual è il messaggio principale che possiamo ricavare da questo articolo? Citando una famosa fiaba di Esopo, dovremo cominciare a pensare come la formica e smettere di pensare come la cicala. Dovremmo pensare al futuro e cominciare fin da subito a utilizzare in modo intelligente le risorse scarse che abbiamo a disposizione.

Fonti:

https://www.nature.com/articles/s41467-020-17710-7

https://www.un.org/press/en/2022/sgsm21325.doc.htm

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/1344333/siccita-in-puglia-57mln-metri-cubi-di-acqua-negli-invasi-ad-aprile-160mm-di-pioggia.html

https://www.un.org/en/observances/desertification-day

https://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2022/06/16/news/cia-e-confagricoltura-subito-lo-stato-d-emergenza-per-la-siccita-e-serve-un-commissario-straordinario-1.41515194

https://milano.corriere.it/notizie/lombardia/22_giugno_16/siccita-lombardia-regione-chiede-stato-emergenza-tradate-multe-chi-innaffia-giardini-lava-l-auto-8e767f54-ed69-11ec-96f8-928391ee2cf6.shtml

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/06/16/la-fisica-non-mente-ci-restano-10-anni/6628604/

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https://www.semidiscienza.it/2022/07/01/desertificazione-siccita-e-cambiamento-climatico-dobbiamo-iniziare-a-pensare-come-la-formica-di-esopo/feed/ 0
La complessità della negoziazione climatica: la COP26 https://www.semidiscienza.it/2021/12/07/la-complessita-della-negoziazione-climatica-la-cop26/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-complessita-della-negoziazione-climatica-la-cop26 https://www.semidiscienza.it/2021/12/07/la-complessita-della-negoziazione-climatica-la-cop26/#respond Tue, 07 Dec 2021 15:02:33 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1514 La ventiseiesima Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), in una sigla COP26, si è tenuta a Glasgow (Scozia) dal 31 ottobre al 12 novembre 2021. È stata presieduta dal governo britannico in partnership con l’Italia, dove a settembre si è svolta, a Milano, la conferenza preparatoria Pre-COP26.

Circa un anno fa il presidente della COP26 Alok Sharma dichiarava: “I passi che stiamo prendendo per ricostruire le nostre economie avranno un profondo impatto sulla sostenibilità, la resilienza e il benessere delle nostre future società e la COP26 può essere un’occasione in cui il mondo si unisce in nome di una ripresa pulita e resiliente”.

Ora, a un mese circa dalla fine della conferenza e a mente fredda, avendo ascoltato centinaia di dichiarazioni e letto decine di articoli sull’argomento, cosa possiamo realmente dire?

LE PREMESSE

Innanzitutto, un evento di negoziazione di questa portata dovrebbe essere considerato come estremamente complesso, in quanto i 197 paesi coinvolti devono necessariamente trovare un accordo o più accordi, ma ognuno di questi presenta le sue criticità, ha le sue priorità politiche, definisce specifiche leggi nazionali spesso molto differenti tra i vari paesi. Inoltre pesano i grandi divari economici tra paesi ricchi e paesi poveri e le disuguaglianze sociali, ancora più accentuate in seguito alla pandemia globale da Covid-19. L’aspetto principale che hanno in comune questi paesi è che si basano tutti fondamentalmente sull’economia degli idrocarburi, da cui deriva la crisi climatica che deve essere risolta a livello globale. Quindi i negoziati sul clima rappresentano oggi uno dei processi multilaterali più complicati della storia dell’umanità.

Una seconda premessa, più di carattere scientifico, riguarda il fatto che il modello economico che ha permesso negli ultimi due secoli lo sviluppo della nostra specie ha sicuramente portato enormi e concreti benefici, ma allo stesso tempo ci ha guidati verso una crisi planetaria dovuta al cambiamento climatico, alle modificazioni irreversibili degli ecosistemi, alla perdita di biodiversità, all’eccessiva urbanizzazione e quindi all’alterazione dei delicati equilibri della biosfera. Occorre ribadire il fatto che gli effetti dell’aumento della concentrazione dei gas serra climalteranti in atmosfera e il conseguente aumento della temperatura media globale sono molteplici e colpiscono gli ecosistemi, la componente vivente e quella fisica fino a impattare sul nostro sistema socio-economico perché tutte le componenti delle biosfera sono interconnesse e si influenzano. Anche se riuscissimo ad azzerare le emissioni antropiche di gas serra entro il 2050 gli effetti e le conseguenze del cambiamento climatico, già in atto, persisteranno ancora per moltissimi anni.

LE ASPETTATIVE

Ogni anno i paesi si ritrovano a discutere di clima e di quali strategie mettere in atto per affrontare la questione climatica. I report scientifici dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), principale organismo internazionale per la valutazione del cambiamento climatico istituito nel 1988, vengono inviati ai decisori politici che quindi hanno appreso, dall’ultimo documento, che “limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto a 2°C potrebbe andare di pari passo con il raggiungimento di una società più sostenibile ed equa”, ma che allo stesso tempo “limitare il riscaldamento globale a 1,5°C richiede cambiamenti rapidi, lungimiranti e senza precedenti in tutti gli aspetti della società”.

COP26 era vista da molti come un’ultima spiaggia, da altri osservatori come un’opportunità unica di cambio di passo, mentre da altri ancora, più critici, come un’inutile appuntamento di blablabla.

I RISULTATI

Diamo qualche dato. La conferenza è stata la più partecipata di sempre, con circa 40.000 delegati, tra cui quasi 22.000 delegati delle Parti, quasi 12.000 rappresentanti di ONG (organizzazioni non governative), poco più di 1000 rappresentanti dell’ONU (Nazioni Unite) e ha visto le presenza di molti giornalisti (oltre 3000). È stata anche la più seguita di sempre e questo dimostra come ci sia una crescente consapevolezza sul tema anche da parte dei media generalisti e dell’opinione pubblica oltre che da parte delle istituzioni.

In sintesi, COP26 aveva quattro obiettivi principali: (1) mitigazione, (2) adattamento, (3) finanza e (4) collaborazione. Il 13 novembre 2021 il patto per il clima di Glasgow (Glasgow Climate Pact) è stato firmato dai 197 paesi partecipanti.

Sono state 50 le decisioni ufficiali prese durante le due settimane di negoziati che hanno permesso di raggiungere alcuni risultati importanti. In primis sono stati approvati i decreti attuativi, tra cui tabelle e formati, che serviranno a formalizzare gli accordi di Parigi del 2015 (COP21) e che saranno applicabili a tutti i paesi entro il 2024. Inoltre sono state approvate le regole sul mercato globale della CO2 (articolo 6 dell’Accordo di Parigi), con un testo approvato all’unanimità da esperti e associazioni ambientaliste.

Un altro importante punto è rappresentato dall’aumento dell’ambizione negli impegni di riduzione delle emissioni climalteranti. È stata ribadita la necessità di contenere l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5°C rispetto ai valori pre-industriali, così come suggerito dalla comunità scientifica.

Occorre inoltre evidenziare un fatto importante sulla questione dei combustibili fossili, il cui termine non compariva nemmeno nell’Accordo di Parigi e sembrava essere diventato un vero e proprio tabù. Invece, durante COP26, più di 60 paesi, fra cui molti in via di sviluppo, hanno sottoscritto un documento in cui si impegnano a non costruire nuove centrali a carbone.

130 Stati e numerose istituzioni finanziarie si impegneranno inoltre “per arrestare e invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030”. Per raggiungere tale scopo sono stati stanziati 12 miliardi di dollari dai singoli paesi e 7 da società private, tuttavia tale impegno non è vincolante per i governi e quindi non ci sarebbero conseguenze in caso di violazioni.

Molto importante dal punto di vista politico e strategico l’accordo tra Cina e Stati Uniti al fine di collaborare per risolvere insieme la questione climatica.

Non è purtroppo stato raggiunto un impegno definitivo per il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per sostenere i paesi più vulnerabili. Questo accordo doveva già essere raggiunto nel 2020. Tuttavia la negoziazione è proseguita anche durante COP26 grazie all’impegno messo in campo da parte di istituzioni finanziarie e paesi partecipanti al fine di aumentare i propri contributi e raggiungere il traguardo dei 100 miliardi il prima possibile.

Per quanto riguarda la tematica, spesso sottovalutata, dell’adattamento al cambiamento climatico si è raggiunta un’intesa sul programma di lavoro relativo al “Global Goal on Adaptation”, finalizzato a definire gli indicatori per monitorare le azioni di adattamento dei Paesi.

È stata infine la COP in cui si è riconosciuto finalmente il fondamentale e determinante lavoro della comunità scientifica, anch’essa chiamata a compiere sforzi senza precedenti in termini di cooperazione e produttività, considerando inoltre che spesso non riceve finanziamenti adeguati a sostenere le proprie ricerche.

In definitiva, si può affermare con certezza che qualche passo in avanti è stato fatto, ma sicuramente ancora insufficiente per evitare quel repentino cambio di stato del sistema biosfera che potrebbe tramutare la Terra in un ambiente molto inospitale, sicuramente inadatto a sostenere i nostri bisogni. Occorre quindi ancora definire molte strategie d’intervento e continuare sulla strada dell’azione, continuando a lavorare nella direzione delle neutralità climatica, rafforzando la cooperazione tra stati e investendo sullo sviluppo sostenibile. Ciò si raggiunge potenziando la ricerca scientifica, l’istruzione e la comunicazione. Questi ambiti sono determinanti per poter affrontare con consapevolezza le grandi criticità globali e la complessità che ne deriva. Infine, è dal mondo delle istituzioni che ci aspettiamo sempre qualcosa in più, sia a livello internazionale quando si tratta di andare a negoziare sia a livello nazionale e locale quando si tratta di individuare azioni concrete volte a promuovere la necessaria transizione ecologica fondamentale per dare un futuro alla nostra specie.

Autori: Gruppo sostenibilità Semi di Scienza (Yuri Galletti, Luciano Celi, Tosca Ballerini, Camilla De Luca, Cinzia Tromba, Matteo Bo)

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Nucleare sostenibile? https://www.semidiscienza.it/2021/11/17/nucleare-sostenibile/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=nucleare-sostenibile https://www.semidiscienza.it/2021/11/17/nucleare-sostenibile/#respond Wed, 17 Nov 2021 18:06:52 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1490

Risuonano con crescente insistenza le sirene del nucleare. Persino Ursula von der Leyen è giunta ad ammettere che energia atomica – e metano – possono essere inclusi nella “tassonomia UE”, la lista che identifica il ventaglio di opzioni considerate “verdi” nell’ambito della transizione energetica. «Accanto alle rinnovabili» ha sostenuto infatti la presidente della Commissione UE «abbiamo bisogno di una fonte stabile, il nucleare, e durante la transizione, del gas naturale».

Energia nucleare e metano come fonti di energie “verdi” e sostenibili, quindi? Qualche dubbio c’è.

Cominciamo dal nucleare. Innanzitutto, occorre chiarire di che cosa si parla. Delle vecchie centrali – parenti di quelle di Chernobyl e di Fukushima – ora in funzione, oppure delle “nuove” tecnologie tanto osannate negli ultimi mesi, come i reattori di IV generazione, o persino la fusione nucleare?

Nucleare di IV generazione. Questa “nuova frontiera” della fissione nucleare è stata pensata per migliorare la Terza generazione avanzata (III+) in termini di sostenibilità, economicità, sicurezza e affidabilità, riduzione della produzione di scorie radioattive, resistenza alla proliferazione nucleare e protezione fisica. Ma si tratta ancora di un progetto che, a vent’anni dal suo lancio, non si è ancora concretizzato, e che secondo i suoi stessi sostenitori avrà bisogno ancora di diversi anni per raggiungere l’obiettivo.

Fusione nucleare. Celebrata come la soluzione definitiva per la produzione eterna di energia pulita, ancora oggi assomiglia più a un grande sogno che a una concreta possibilità. Decenni di sperimentazioni e investimenti miliardari spesi nel tentativo di riprodurre sulla Terra la stessa reazione che nutre il Sole da miliardi di anni, infatti, non sono ancora riusciti a far approdare a un prototipo funzionante, in grado di generare più energia di quella richiesta per il suo funzionamento.

Quindi per questo “nuovo” nucleare si deve aspettare, ma sappiamo bene che non c’è tempo da sprecare. Senza parlare del fatto che la mera costruzione di nuove centrali implicherebbe una notevole emissione di CO2. E sorvolando sui costi astronomici.

Restano le “vecchie” centrali, quelle che producono quantità ingenti di scorie per le quali non si è ancora trovato un luogo di stoccaggio definitivo, non solo in Italia, ma neanche negli Stati Uniti o in Francia (che sta pensando di sotterrarle in Siberia). Sono da considerarsi sostenibili?

Quindi, di che cosa si sta parlando?

Di sicuro c’è che bisogna fare in fretta: la transizione deve iniziare subito con il massimo degli investimenti indirizzati a tecnologie davvero verdi. Un solo esempio: la ricerca sui sistemi di accumulo necessari per garantire continuità alle forniture di energia eolica o solare.

La prossima volta si parlerà di sostenibilità del metano. Per ora, per chi volesse approfondire l’argomento “nucleare”, ecco qualche link:

PER SAPERNE DI PIU’

https://www.repubblica.it/politica/2021/09/05/news/nucleare_impianti_sicurezza_dodaro_enea-316530099/

https://www.corrierenazionale.net/il-nucleare-senza-emissioni-di-co2-una-grande-bufala/?fbclid=IwAR3YptwRhGjnDYgOjQ8d1OTwSXsrlIlmqUZcS5kXQjAh_Ti6uozQHIXnszs

https://www.assonucleare.it/evoluzione-della-tecnologia-nucleare

https://thebulletin.org/2017/04/fusion-reactors-not-what-theyre-cracked-up-to-be/

https://thebulletin.org/2018/02/iter-is-a-showcase-for-the-drawbacks-of-fusion-energy/

Autrice: Cinzia Tromba – membro del direttivo e responsabile gruppo Cambiamo

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L’idrogeno come fonte di energia https://www.semidiscienza.it/2021/06/29/lidrogeno-come-fonte-di-energia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lidrogeno-come-fonte-di-energia https://www.semidiscienza.it/2021/06/29/lidrogeno-come-fonte-di-energia/#respond Tue, 29 Jun 2021 12:18:52 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1432 “Leggero, immagazzinabile, ad alta densità energetica, privo di emissioni dirette di inquinanti o gas a effetto serra. Tuttavia, pur essendo l’elemento chimico più abbondante dell’universo, impiegarlo ai fini della transizione energetica non è semplice. E la prima difficoltà si incontra nella sua produzione.” Come suggerisce il magazine online Rinnovabili.it, l’idrogeno sembrerebbe un buon alleato per la transizione energetica. Al momento vi sono tre modalità di estrazione del prodotto che distinguono le tipologie di idrogeno: grigio, blu, verde.

La prima prevede l’estrazione dell’idrogeno da idrocarburi come il metano; è la modalità meno costosa ma la più inquinante perché è un processo che libera CO2. Questo primo caso descrive l’idrogeno grigio.

La seconda prevede allo stesso modo l’estrazione dell’idrogeno da combustibili fossili, come il metano, ma con l’utilizzo di tecnologie di stoccaggio della CO2 nel suolo. È quindi descritta come una tipologia a basso impatto. Si tratta del famigerato idrogeno blu.

Infine, l’idrogeno verde. Come si intende dal nome, la modalità di estrazione è la più ecocompatibile: l’H2 viene estratto dall’acqua tramite un processo di elettrolisi utilizzando energie rinnovabili e non comporta il rilascio di CO2.

E ora veniamo al dibattito: l’idrogeno blu viene definito da alcuni come strumento di transizione per passare in futuro all’idrogeno verde, che è ancora in fase sperimentale e poco competitivo sul mercato. Per altri, fra cui la Commissione Europea, sembra invece chiara la necessità di orientarsi immediatamente all’utilizzo di fonti rinnovabili ed evitare di rimandare ulteriormente l’obiettivo emissioni-zero al futuro.

Qual è il vostro punto di vista?

Per ulteriori informazioni, sull’intervento della Commissione: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/28/recovery-plan-la-ue-boccia-il-governo-sullidrogeno-prodotto-dal-gas-non-e-green-stop-ai-fondi-in-cui-speravano-eni-e-arcelormittal/6243213/

Autrice: Cinzia Tromba – responsabile gruppo Cambiamo

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