Diritto – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it Thu, 31 Oct 2024 08:55:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.10 https://www.semidiscienza.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Semi-di-scienza-1-32x32.png Diritto – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it 32 32 Let’s Be Nice to the Ocean https://www.semidiscienza.it/2024/10/31/lets-be-nice-to-the-ocean/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lets-be-nice-to-the-ocean Thu, 31 Oct 2024 08:45:15 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2986

Let’s Be Nice to the Ocean è un movimento composto da numerosi soggetti che sostengono il Principio di Protezione: rendere la protezione dell’oceano la norma piuttosto che l’eccezione.

Let’s Be Nice to the Ocean è stato lanciato dal Varda Group nel novembre 2023 con il supporto di sette organizzazioni partner con l’obiettivo di aumentare l’ambizione della Terza Conferenza delle Nazioni Unite sull’oceano attraverso approcci innovativi alla protezione dell’oceano.

Come Semi di Scienza abbiamo entusiasti di esserci uniti al movimento e non vediamo l’ora di lavorare insieme per portare avanti azioni volte a rendere la protezione dell’oceano la regola, non l’eccezione, con la Terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani a Nizza all’orizzonte.

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La tutela dell’ambiente e della biodiversità entra a far parte della Costituzione della Repubblica Italiana https://www.semidiscienza.it/2022/02/09/la-tutela-dellambiente-e-della-biodiversita-entra-a-far-parte-della-costituzione-della-repubblica-italiana/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-tutela-dellambiente-e-della-biodiversita-entra-a-far-parte-della-costituzione-della-repubblica-italiana https://www.semidiscienza.it/2022/02/09/la-tutela-dellambiente-e-della-biodiversita-entra-a-far-parte-della-costituzione-della-repubblica-italiana/#respond Wed, 09 Feb 2022 15:47:48 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1551

8 Febbraio 2022: una giornata storica. L’ambiente entra nella Costituzione della nostra Repubblica e lo fa all’interno di due articoli molto significativi. Andiamo con ordine…

Costituzioni e ambiente: qual è lo stato di fatto?

L’Italia va a recuperare un ritardo con altre nazioni quali la Germania, in cui all’articolo 20 della Costituzione Federale Tedesca, già dal 1994, si cita: «Lo Stato, anche in considerazione della responsabilità nei confronti delle generazioni future, tutela, nell’ambito dell’ordinamento costituzionale, le basi naturali della vita e gli animali, con misure di carattere legislativo. Questa tutela avviene per effetto di misure di carattere legislativo e – in conformità alle stesse – agiranno i poteri esecutivi e giudiziari». Altri esempi arrivano dagli Stati Uniti: «Il popolo ha il diritto a un’aria pulita, a un’acqua pura e a una conservazione dei valori naturali, paesaggistici, storici ed estetici dell’ambiente. Le risorse naturali pubbliche della Pennsylvania sono proprietà comune di tutte le persone, comprese le generazioni che devono ancora venire». Simile discorso per l’India, la cui Costituzione contiene riferimenti espliciti all’ambiente in diversi punti, e Spagna, in cui all’articolo 45 si cita «Ognuno ha il diritto di godere di un ambiente adatto allo sviluppo personale, nonché il dovere di preservarlo». L’azione si inserisce poi in quelle già intraprese da altri paesi quali la Francia, dove il presidente Macron ha annunciato l’intenzione di inserire i temi ambientali all’articolo 1 della Costituzione.

Qual è stato l’iter necessario per questa modifica?

La modifica è avvenuta con un Disegno di Legge che prevedesse l’adozione da parte di ciascuna Camera, dei deputati e del Senato, con due deliberazioni a distanza di almeno 3 mesi e con la maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione (ai sensi dell’art. 138 c. 1 Cost.). La riforma è stata approvata a giugno 2021 dal Senato e, con la seconda votazione di ieri (8 febbraio 2022), in modo definitivo dalla Camera dei Deputati. A quest’ultima votazione, su 475 votanti il risultato è stato di 468 voti a favore, uno contrario e sei astenuti. Non è pertanto necessario un referendum popolare in materia.

Quali sono le modifiche?

Articolo 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. TUTELA L’AMBIENTE, LA BIODIVERSITÀ E GLI ECOSISTEMI, ANCHE NELL’INTERESSE DELLE FUTURE GENERAZIONI. LA LEGGE DELLO STATO DISCIPLINA I MODI E LE FORME DI TUTELA DEGLI ANIMALI»

Articolo 41: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, ALLA SALUTE, ALL’AMBIENTE. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali E AMBIENTALI».

L’importanza di queste modifiche

Il “peso” di questa novità è facilmente intuibile. L’Italia da oggi conterrà all’interno del testo che definisce «le norme giuridiche e legislative fondamentali che tracciano le linee maestre dell’ordinamento dello stato» i primi espliciti riferimenti alla tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e degli animali. In particolare, l’inserimento in uno dei primi 12 articoli, noti come “PRINCIPI FONDAMENTALI”, permette di contornare chiaramente l’importanza del tema al centro di tutte le politiche e azioni normative di prerogativa della nazione. Non solo, viene citato esplicitamente «nell’interesse delle future generazioni» dando voce alla giustizia intergenerazionale che ha riempito negli scorsi mesi le piazze con i colori delle ragazze e dei ragazzi del movimento Fridays For Future.

Non di minor importanza la modifica dell’art. 41, in cui – facendo seguito alle normative già esistenti quali il Testo Unico dell’Ambiente D.Lgs. 152/2006 – si chiarisce in modo netto e definitivo che l’iniziativa economica privata non possa svolgersi in contrasto con l’ambiente e la salute delle persone.

Anche le organizzazioni non governative come Legambiente, Greenpeace e WWF accolgono positivamente la novità, pur sottolineando la necessità di costruire un sistema di norme adeguato alla tutela della natura e di agire tempestivamente per rispondere alle richieste dei cittadini.

A questa novità si può solo guardare con favore, ricordandosi come la Costituzione rappresenti il faro della nostra democrazia e da oggi anche un riferimento di speranza per un mondo in cui gli ecosistemi e le persone siano finalmente messi al centro dello sviluppo sostenibile delle nostre società.

Fonti:

Autori: Matteo Bo e Camilla De Luca – soci di Semi di Scienza

Costituzione | diritti | Normativa sull'ambiente
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Pesca illegale e futuro dei nostri mari https://www.semidiscienza.it/2019/06/04/pesca-illegale-e-futuro-dei-nostri-mari/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pesca-illegale-e-futuro-dei-nostri-mari https://www.semidiscienza.it/2019/06/04/pesca-illegale-e-futuro-dei-nostri-mari/#respond Tue, 04 Jun 2019 20:28:37 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=562 Domani, 5 giugno, si celebra la seconda Giornata Internazionale per la lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2017 (https://undocs.org/A/RES/72/72).
Il 5 giugno 2018 è diventato vincolante a livello mondiale il primo trattato internazionale volto a combattere specificamente la pesca illegale, trattato a cui hanno aderito 30 Paesi membri delle Nazioni Unite.

Ad oggi nell’ordinamento italiano, tale attività è sanzionata a livello penale ed amministrativo dal decreto legislativo 4/2012 come modificato dalla legge 154/2016, con arresto, ammenda e sanzioni pecuniarie (amministrative), nonché sanzioni accessorie quali la confisca e la sospensione della licenza di pesca.

Ma di cosa si tratta e perché è importante contrastarla?

Per pesca illegale si intende quella svolta in violazione della normativa vigente, nazionale, europea ed internazionale (sia per quanto riguarda la pesca svolta in modo professionale che per quella sportiva). Più nello specifico, ma senza addentrarsi del dettaglio, costituisce violazione:

  • pescare senza licenza o autorizzazione;
  • pescare organismi di cui è vietata o sospesa la cattura (ad esempio delfini, tartarughe Caretta, storione, cavalluccio marino…);
  • pescare pesci di taglia inferiore a quella minima consentita – con l’obbligo di rilasciarli in mare;
  • pescare con attrezzi o tecniche non conformi o non autorizzati (ad esempio usando reti spadare o pescando a strascico);
  • pescare con l’utilizzo di esplosivi, energia elettrica e sostanze tossiche;
  • pescare in zone e tempi in cui è vietato (durante il fermo pesca, ossia il blocco delle attività di pesca per permettere la riproduzione degli organismi, perlopiù nei mesi estivi);
  • pescare in acque sotto la sovranità di altri Stati (salvo accordi o autorizzazioni) o sottoposte alla competenza di organizzazioni;
  • sottrarre il pescato da attività di pesca altrui;
  • raccogliere, trasbordare, trasportare e commercializzare gli organismi catturati secondo i punti precedenti.

La tutela degli oceani e dei mari è essenziale per garantire il benessere economico, sociale e ambientale sia a livello mondiale che locale. Nel momento attuale la maggior parte delle riserve ittiche sono già sfruttate al massimo o sovrasfruttate da attività del tutto legali (tra sovrapesca, acquacoltura e scarto eccessivo) e la pesca illegale costituisce un’ulteriore punto di criticità in un quadro già di per sé allarmante.
Le sue conseguenze, infatti, si possono individuare nell’aumento dell’impoverimento degli stock ittici (già causato in parte dall’inquinamento e in parte dal prelievo continuo a un ritmo che non consente la riproduzione delle popolazioni acquatiche), nel danneggiamento degli ecosistemi e nella riduzione della biodiversità (provocando il rischio estinzione di alcune specie, come tonno rosso e pesce spada), nella grave concorrenza sleale nei confronti dei pescatori onesti e nell’indebolimento delle comunità costiere, specie nei Paesi in via di sviluppo ove spesso le comunità si reggono sul mercato del pesce e da cui proviene più del 50% delle importazioni.

Secondo i dati ONU e FAO (http://www.fao.org/state-of-fisheries-aquaculture/en/), che non mancano di sottolineare l’insostenibilità della pesca e l’urgenza di misure, le catture sono talmente consistenti da compromettere una pesca sostenibile e una gestione responsabile delle riserve ittiche di tutto il mondo, il che ci permette di parlare di un vero e proprio “saccheggio” delle nostre acque.
Alla luce di ciò, l’Obiettivo 14 dell’Agenda 2030 richiama la necessità di “conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”.
Il ripristino della legalità nella pesca è quindi indispensabile non solo per il recupero degli ecosistemi marini ma anche per una pesca realmente sostenibile.

Il mare non è res nullius ma un bene comune da cui dipende anche il nostro futuro.

Stefania Pugliesi – giurista e criminologa

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