Ricerca scientifica – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it Wed, 17 Apr 2024 07:15:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.10 https://www.semidiscienza.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Semi-di-scienza-1-32x32.png Ricerca scientifica – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it 32 32 “Trec”, la prima spedizione europea per studiare l’impatto antropico sui mari e sulle regioni costiere, arriva in Italia, e fa tappa al Cnr di Pisa. https://www.semidiscienza.it/2024/04/17/trec-la-prima-spedizione-europea-per-studiare-limpatto-antropico-sui-mari-e-sulle-regioni-costiere-arriva-in-italia-e-fa-tappa-al-cnr-di-pisa/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=trec-la-prima-spedizione-europea-per-studiare-limpatto-antropico-sui-mari-e-sulle-regioni-costiere-arriva-in-italia-e-fa-tappa-al-cnr-di-pisa https://www.semidiscienza.it/2024/04/17/trec-la-prima-spedizione-europea-per-studiare-limpatto-antropico-sui-mari-e-sulle-regioni-costiere-arriva-in-italia-e-fa-tappa-al-cnr-di-pisa/#respond Wed, 17 Apr 2024 07:15:01 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2776 15/04/2024

Pisa. Il Cnr è partner della spedizione “Traversing European Coastlines” (Trec), finalizzata allo studio approfondito degli ecosistemi costieri e coordinata dallo European Molecular Biology Laboratory (Embl) insieme alla Tara Ocean Foundation e allo European Marine Biology Resource Centre (Embrc). La spedizione, nel corso dei prossimi due anni, preleverà campioni in 120 siti in 21 Paesi europei. In Italia, i primi campionamenti saranno avviati in Toscana e i laboratori mobili di Trec sono ospitati presso l’Area della Ricerca del Cnr di Pisa.  La spedizione Trec combina attività scientifiche su terra e in mare su una scala senza precedenti. In Toscana, in particolare, gli scienziati e le scienziate che viaggiano con i laboratori mobili dell’ Embl e a bordo della goletta Tara, raccoglieranno campioni di acqua, suolo, sedimenti e aerosol nel Parco regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, in prossimità della foce del fiume Cecina, nel Parco della Maremma e nella riserva naturale statale Duna Feniglia (Orbetello, Gr), individuati come siti di rilevante interesse scientifico da studiare a livello internazionale. Trec è il primo progetto continentale che studia gli ecosistemi costieri e la loro risposta all’ambiente. I nostri mari e le nostre coste ospitano una ricchissima diversità di forme di vita e svolgono un ruolo fondamentale per la stabilità e la sostenibilità di ecosistemi più ampi. Tuttavia, le interferenze antropiche stanno portando a una perdita accelerata della diversità genetica delle specie e alla distruzione degli ecosistemi funzionali. I campioni biologici sono fragili: non appena una goccia d’acqua o una briciola di terreno vengono rimossi dal loro ambiente naturale, gli organismi al loro interno iniziano a cambiare. Per massimizzare l’integrità degli organismi e studiarli nel contesto del loro ambiente naturale, Trec porta il laboratorio ai campioni, anziché i campioni al laboratorio. La presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza commenta: “Il Cnr ha sempre fatto ricerche sul campo. Ora però, abbiamo strutture e mezzi di ricerca più evoluti; basti pensare alla nave oceanografica del Cnr, Gaia Blu. La spedizione Trec, grazie al partenariato internazionale di cui si compone, consentirà di dare una maggiore sistematicità alla raccolta di campionamenti, ed alla loro analisi ed avere quindi, dei database sempre più accurati”. La natura paneuropea di questo progetto implica che i campioni saranno prelevati in modo standardizzato. Ciò renderà possibile confrontare e sondare i dati in tutta Europa, superando le difficoltà dovute ai diversi sistemi di campionamento regionali o nazionali, in un modo che non era possibile in precedenza. Sempre a Pisa, nei giorni 2 e 3 maggio saranno organizzate attività divulgative per le scuole e il pubblico con l’obiettivo di far conoscere gli obiettivi della spedizione Trec e il lavoro di ricercatori e ricercatrici per la salvaguardia degli ambienti marino-costieri e della biodiversità: tali attività sono patrocinate dal Comune di Pisa.

Articolo pubblicato e condiviso dall’Ufficio Stampa dell’Area della Ricerca di Pisa – CNR

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“Profili Antropici”: risultati del progetto https://www.semidiscienza.it/2023/12/31/si-e-concluso-il-progetto-di-citizen-science-profili-antropici/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=si-e-concluso-il-progetto-di-citizen-science-profili-antropici https://www.semidiscienza.it/2023/12/31/si-e-concluso-il-progetto-di-citizen-science-profili-antropici/#respond Sun, 31 Dec 2023 16:23:31 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2635

Si è concluso il progetto di Citizen Science “Profili Antropici”, finanziato dall’8 per Mille Chiesa Valdese, grazie al quale abbiamo quantificato i rifiuti abbandonati su tre spiagge caratterizzate da diverse condizioni ambientali e di utilizzo da parte dei cittadini lungo la costa toscana e individuato possibili misure di regolamentazione che possono essere adottate dagli amministratori locali.

Le tre spiagge monitorate sono state Bocca di Serchio (Marina di Vecchiano, PI), Cala del Leone (LI), Lillatro (Rosignano, LI).

La maggior parte dei rifiuti trovati sono oggetti o frammenti di oggetti in plastica, e a ogni campionamento e in ogni spiaggia è stata superata la soglia precauzionale della Strategia marina europea per il buono stato ecologico: 20 rifiuti /100m.

L’inquinamento tossico da rifiuti di plastica mina la salute umana, contribuisce alla perdita di servizi ecosistemici e culturali e genera cambiamenti ambientali dannosi su larga scala e a lungo termine, mettendo a rischio la sostenibilità degli ecosistemi marini e costieri. Per essere affrontato, richiede l’adozione di misure normative a livello internazionale, nazionale e locale. L’identificazione degli oggetti maggiormente presenti nel marine litter è essenziale per definire le priorità delle politiche ambientali al fine di prevenire la dispersione della plastica e promuovere un’economia circolare.

Abbiamo condiviso i dati raccolti nell’ambito del progetto Profili Antropici con le tre amministrazioni comunali (Marina di Vecchiano, Livorno, Rosignano) e sottomesso un abstract per la X edizione del Simposio Internazionale “Il Monitoraggio Costiero Mediterraneo: problematiche e tecniche di misura” organizzato dall’Istituto di BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IBE) in collaborazione con la Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF), che si terrà a Livorno dall’11 al 13 Giugno 2024 presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo.

Di seguito i risultati del progetto in forma sintetica:

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Scenari per un’Italia “tutta rinnovabile” https://www.semidiscienza.it/2023/09/10/scenari-per-unitalia-tutta-rinnovabile/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=scenari-per-unitalia-tutta-rinnovabile https://www.semidiscienza.it/2023/09/10/scenari-per-unitalia-tutta-rinnovabile/#respond Sun, 10 Sep 2023 14:02:12 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2494

È possibile immaginare per il nostro Paese una transizione completa verso le fonti di energia rinnovabili? I motivi, sempre più urgenti per una transizione energetica – che significa a tutti gli effetti una transizione ecologica – sono ormai noti a tutti: ma è concretamente fattibile?

Se lo sono chiesti un gruppo di ingegneri e tecnici di ASPO (sezione italiana dell’Association for the Study of Peak Oil) e ricercatori/tecnologi dell’Istituto per i Processi Chimico-Fisici del Consiglio Nazionale delle Ricerche e ne è venuto fuori uno studio – liberamente scaricabile a questo link – che analizza diversi possibili scenari. Lo scopo principale di questa analisi è valutare la generale fattibilità di un sistema energetico italiano completamente basato su fonti energetiche rinnovabili. In particolare, si sono volute quantificare le dimensioni necessarie per l’apporto di fotovoltaico ed eolico, e le problematiche legate alla intermittenza di queste fonti, sia su scala circadiana che annuale. Si è confrontato quindi un ipotetico profilo di produzione, basato sui dati reali di produttività degli impianti esistenti per ciascuna delle 8760 ore che compongono un anno, con il profilo di consumo derivato, con alcune assunzioni, da quello reale del 2019. Il confronto è basato su un modello e su assunzioni differenti in relazione alle possibili strategie per affrontare il problema.

Una delle precisazioni a cui gli autori tengono è che lo studio non è da considerarsi un piano energetico o il progetto di un sistema energetico reale, ma solamente uno strumento per fornire indicazioni quantitative sulle dimensioni attese e sui problemi che questo sistema dovrà affrontare. La prima assunzione fatta riguarda la completa elettrificazione dei consumi, utilizzando le tecnologie più efficienti oggi disponibili. In questo modo è possibile ottenere la stessa energia finale (calore, movimento, servizi) utilizzando annualmente 700 TWh (miliardi di kWh) di energia elettrica anziché i 1.800 TWh di energia primaria (quella contenuta soprattutto in combustibili fossili) che utilizziamo oggi.

Una delle prime evidenze che risultano dall’analisi è che non è realisticamente possibile realizzare sistemi di accumulo, soprattutto stagionale, in grado di coprire questi consumi in modo continuativo. Non solo: uno dei principali “insegnamenti” di questa analisi è che sarà necessario ridurre i consumi in modo importante, attraverso misure di sobrietà, efficienza e risparmio. Infatti, l’unica simulazione in cui è stata verificata una copertura totale dei consumi prevede un fabbisogno annuo di 350 TWh, cioè, cioè la metà del fabbisogno attuale. Il solo incremento dell’efficienza energetica non basta, occorre dimezzare la domanda finale di energia.

Per coprire questi fabbisogni servirà una massiccia installazione di impianti fotovoltaici ed eolici, come dettagliato nel report. L’intermittenza giorno-notte, soprattutto del fotovoltaico, può essere coperta disponendo di sistemi di accumulo per circa 4 kWh ad abitante. Per quanto si possano utilizzare gli attuali sistemi idroelettrici a doppio bacino, la maggior parte dell’accumulo deve essere realizzata con batterie. Questo richiede, con la tecnologia attuale (batterie agli ioni di litio), circa 650 grammi di litio ad italiano che, distribuiti sulla durata attesa delle batterie, è molte volte superiore all’attuale produzione mondiale per abitante della Terra.

Occorrerà quindi prevedere un aumento della produzione, e un efficiente riciclo delle batterie a fine vita. Il problema potrà essere in buona parte risolto dall’avvento delle batterie a ioni di sodio, attualmente in fase avanzata di studio e sperimentazione. Anche con un efficiente sistema di accumulo giorno-notte, le variazioni stagionali comportano un esubero di produzione estivo e un ammanco invernale. Periodi estivi con assenza di vento provocano ammanchi notturni anche nei mesi estivi. È quindi necessario un sistema di accumulo stagionale. L’accumulo idroelettrico non è assolutamente adatto, e comunque è più efficacemente utilizzato per l’accumulo nel breve periodo. Lo studio ipotizza quindi, a questo scopo, l’utilizzo di gas metano di sintesi, accumulato negli attuali stoccaggi per il gas naturale e utilizzato per produrre energia elettrica nelle attuali centrali turbogas. Il metano verrebbe prodotto dall’esubero estivo di energia (processo Sabatier) a partire da idrogeno “verde” e anidride carbonica catturata dai camini delle centrali. Il processo è differente da quello attualmente suggerito (stoccaggio diretto dell’idrogeno), ma le rese finali, includendo tutte le perdite, e le capacità di accumulo sono confrontabili. Anche utilizzando tutti i depositi geologici disponibili sul nostro territorio, nella situazione in cui si mantenga il fabbisogno di energia finale attuale si verificherebbero ammanchi di energia per il 20% del tempo totale, concentrati in particolare nelle ore notturne dei mesi invernali. Come indicato sopra, sono pertanto necessarie misure importanti di riduzione dei consumi energetici.

In conclusione, se un sistema basato su rinnovabili è fattibile, per garantire la copertura dei fabbisogni in ognuna delle 8760 ore che compongono un anno serve uno sforzo notevole su molti fronti, ma la posta in gioco è il nostro futuro.

Autore: Luciano Celi, Presidente di ASPO Italia

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Pianosa, l’isola della ricerca https://www.semidiscienza.it/2023/07/27/pianosa-lisola-della-ricerca/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pianosa-lisola-della-ricerca https://www.semidiscienza.it/2023/07/27/pianosa-lisola-della-ricerca/#respond Thu, 27 Jul 2023 08:32:43 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2471

Il 22 giugno scorso è stata inaugurata la nuova base di ricerca di Pianosa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (BRP-CNR). Dopo un lungo iter, il progetto Brp-Cnr prende concretamente vita nel 2019 quando la gestione della struttura è affidata all’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa, in collaborazione con l’Istituto di Bio-economia e con l’Istituto di Scienze Marine (CNR-ISMAR).

Con i suoi 15-25 posti letto distribuiti in 11 camere, il locale cucina, i locali ufficio ed i locali laboratorio e di divulgazione scientifica, la BRP-CNR costituisce una infrastruttura strategica in grado di ospitare gruppi di lavoro, supportare progetti di ricerca e/o di formazione e favorire un confronto e un dibattito tra le varie comunità locali, nazionali ed internazionali su tematiche di scienza di base, ma anche di scienza applicata con ricadute sul territorio. Una infrastruttura che si inserisce in un laboratorio naturale quale è l’Isola di Pianosa, con le sue peculiari caratteristiche climatiche, idrologiche, morfologiche, geologiche e biologiche che offrono numerose possibilità per ricerche scientifiche monotematiche e/o integrate, sui macroambienti terra e mare.

L’inaugurazione della base avviene in realtà in corso d’opera, poiché al suo interno sta già ospitando e supportando diverse attività e progetti di ricerca di ordine nazionale ed internazionale, come ad esempio quelli rivolti alle relazioni tra clima, ciclo idrologico/risorse idriche. Attualmente sono infatti in corso i progetti “Hydro-Island” e “PianosaAquifer”. ll progetto “PianosAquifer” prevede il monitoraggio dei quantitativi e delle caratteristiche chimico-fisiche ed isotopiche delle varie componenti del ciclo idrologico sull’isola di Pianosa, con particolare riferimento a quelle che condizionano le acque sotterranee del peculiare sistema acquifero. Scopo generale del progetto è quello di verificare gli effetti dei trend climatici sulla risorsa idrica sotterranea in un ambiente insulare con condizioni di stress idrico ben rappresentative del quadro idro-climatico della regione mediterranea. Obiettivi più specifici riguardano la definizione quantitativa di processi e meccanismi che regolano l’effettiva disponibilità idrica per gli ecosistemi e l’abitabilità dell’isola, includendo le problematiche legate all’intrusione marina e alla presenza di sostanze indesiderate, quali nutrenti legati alle attività agricole dell’ex-colonia penale e alcuni elementi in traccia presenti nelle parti più profonde del sistema acquifero.

Il progetto “Hydro-Island” è invece svolto nell’ambito di un programma Unesco ed è focalizzato sugli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche delle piccole isole e sui loro ecosistemi, prendendo Pianosa come area pilota grazie anche alla disponibilità di dati prodotti dalle reti di monitoraggio idrologico-idrogeologico da tempo allestite e supportate dalla base stessa, con la partecipazione di altri partner del progetto. Hydro-Island adotta un approccio multidisciplinare, geologico, idrologico, idrogeologico, geochimico-isotopico, geofisico e di “remote sensing-smart technology” per meglio conoscere e quantificare i processi condizionanti la disponibilità idrica, condividendo dati e conoscenze con la comunità scientifica ed il territorio, oltre che svolgendo attività di educazione ambientale alle giovani generazioni.

Il direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse, Antonello Provenzale ha aggiunto: «L’isola di Pianosa, grazie alla sua posizione nel Mediterraneo ed alla sua inclusione dal 2009 nel piano del Parco dell’arcipelago Toscano, rappresenta un laboratorio naturale ideale per lo studio dei cambiamenti climatici. Grazie infatti alle sue peculiarità non solo marine ma anche geologiche, si presta a raccolta dati e ricerche di particolare rilevanza scientifica. Per questo, l’avere una sede logistica permanente ed attrezzata, in un “laboratorio naturale”, significa fornire un sicuro supporto ai team di ricerca multidisciplinari provenienti dall’intero bacino mediterraneo».

La base vuole quindi essere un centro di networking per ricercatrici e ricercatori provenienti da discipline diverse in grado di promuovere sinergia di ricerca e curiositydriven anche in tematiche urgenti come i cambiamenti climatici. Tutto questo grazie agli sforzi congiunti che hanno permesso di rinnovare e di ampliare gli spazi esistenti con l’allestimento di nuovi laboratori per misure in campo, una foresteria attrezzata per ospitare fino a 25persone, una sala convegni equipaggiata per teleconferenze e un supporto tecnico-logistico per l’avvicendamento di diversi gruppi di ricerca nazionali e internazionali. La BRP è inoltre una struttura funzionale aperta per la formazione, disseminazione e divulgazione pronta ad accogliere le ricercatrici e i ricercatori del futuro.

Autore: Luciano Celi

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Intervista a Elena Del Pup https://www.semidiscienza.it/2022/08/02/intervista-a-elena-del-pup/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=intervista-a-elena-del-pup https://www.semidiscienza.it/2022/08/02/intervista-a-elena-del-pup/#respond Tue, 02 Aug 2022 13:49:47 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1711 Uno sguardo sulle biotecnologie agrarie

Le nuove tecniche genomiche (NGT) sono tutte quelle tecniche che comportano una modifica mirata alla sequenza del DNA, ad esempio le piccole mutazioni puntiformi delle singole basi azotate che compongono il DNA. La commissione europea ha recentemente deciso di rinnovare la normativa in quanto, ad esempio, le piante ottenute tramite NGT sono ancora considerate OGM e soggette quindi ad una legislazione che contempla metodi biotecnologici vecchi di venti anni.

Sentiamo le parole di Elena Del Pup, ricercatrice in biotecnologie agrarie, selezionata per la Clinton Global Initiative University 2022, programma di un anno promosso dalla Fondazione Clinton e dedicato alle giovani ricercatrici e ai giovani ricercatori per promuovere una società più equa e sostenibile. L’intervista è stata realizzata da Camilla De Luca.

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Semi di Scienza LIVE https://www.semidiscienza.it/2022/03/02/semi-di-scienza-live-5/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=semi-di-scienza-live-5 https://www.semidiscienza.it/2022/03/02/semi-di-scienza-live-5/#respond Wed, 02 Mar 2022 15:27:34 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1580 Apertivo scientifico in streming

nuovo incontro da godersi sul nostro canale youtube in diretta venerdì 4 marzo dalle ore 18:00. Olimpia e Yuri intervisteranno Jacopo di Russo, ricercatore in meccanobiologia presso Aquisgrana (Germania). Link: : https://youtu.be/LMmHeriYg50

Da wikipedia.it:

La meccanobiologia è un ramo emergente della scienza che unisce la biologia e l’ingegneria per lo studio delle funzioni cellulari. Lo studio si concentra su come le forze fisiche e i cambiamenti nelle proprietà meccaniche delle cellule e dei tessuti contribuiscono allo sviluppo, alla differenziazione cellulare, alla fisiologia e alla malattia delle cellule stesse. Una grande sfida nel settore è la comprensione della meccanotransduzione, ovvero i meccanismi molecolari attraverso i quali le cellule comunicano e rispondono ai segnali meccanici.

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Misurare il battito cardiaco dei coralli subtropicali https://www.semidiscienza.it/2021/07/19/misurare-il-battito-cardiaco-dei-coralli-subtropicali/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=misurare-il-battito-cardiaco-dei-coralli-subtropicali https://www.semidiscienza.it/2021/07/19/misurare-il-battito-cardiaco-dei-coralli-subtropicali/#respond Mon, 19 Jul 2021 20:03:43 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1439 Tutti sapranno che i coralli sono degli organismi particolari che popolano i reef tropicali, dal Mar Rosso a quelli più famosi dell’Indonesia equatoriale, fino ai Caraibi e all’Australia. Tuttavia, possiamo trovare coralli anche negli ambienti subtropicali o negli ambienti profondi, con una grande importanza in termini di biodiversità e servizi ecosistemici. Questi invertebrati riescono a vivere in ambienti “estremi” tramite degli adattamenti metabolici che hanno attuato nel corso del loro processo evolutivo.

Come altri organismi animali, i coralli acquisiscono l’energia metabolica tramite l’assunzione di micro- e macronutrienti. L’energia deriva però da due processi principali: la fotosintesi, tramite le zooxantelle (microalghe dinoflagellate), dove la luce viene utilizzata come fonte di energia per favorire l’assorbimento della CO2 e il rilascio dell’ossigeno; e l’attività respiratoria, dove l’ossigeno viene utilizzato per il metabolismo cellulare per stimolare l’assorbimento dei sali carbonati e del carbonio inorganico disciolto in acqua, e quindi supportare la calcificazione e la crescita. Sebbene questi scambi gassosi garantiscano la maggior parte dell’uptake energetico in maniera autonoma, parte dell’energia arriva dalla cattura del cibo sospeso nell’acqua tramite i tentacoli, generalmente formato da micro-zooplancton, come piccoli crostacei, o anche piccole microalghe. Questa relazione è una simbiosi mutualistica dove entrambe le parti beneficiano di questo trasferimento di energia e si supportano a vicenda.

Tuttavia, i coralli sono degli organismi invertebrati sessili e, in quanto tali, devono adattarsi all’ambiente in cui vivono. Se consideriamo che in genere i reef tropicali sono caratterizzati da mari profondi, con forti correnti, e da temperature relativamente stabili, negli ambienti subtropicali, invece, gli organismi marini sono soggetti a elevate fluttuazioni delle condizioni ambientali quali temperatura, salinità e pH. Questo perché meteorologicamente c’è una chiara distinzione tra la stagione secca, l’inverno, e la stagione delle piogge, ovvero l’estate. Considerando anche il periodo di transizione tra queste due stagioni, quindi, dobbiamo tener conto anche dei cambiamenti che avvengono durante la primavera e l’autunno. Questo è molto simile in realtà a ciò che avviene sulla terra, dove sia gli organismi animali che vegetali subiscono i cambiamenti ambientali stagionali e la natura si è evoluta per vivere in queste condizioni.

Di particolare interesse è la situazione degli ambienti coralligeni subtropicali costretti a vivere in condizioni ambientali “estreme”. Soprattutto si considerano gli effetti dei cambiamenti climatici globali su questi organismi. Attualmente stiamo osservando un continuo aumento delle temperature a causa del riscaldamento globale, un abbassamento del pH e acidificazione degli oceani, derivante dalle attività umane. È estremamente importante quindi studiare i coralli che vivono in questi ambienti marginali, un laboratorio naturale per comprendere meglio come questi organismi si sono adattati, e come attuano gli adattamenti metabolici regolando l’energia metabolica a seconda delle condizioni in cui essi vivono.

Riguardo queste tematiche si sono focalizzati gli studi degli scienziati della City University di Hong Kong. In particolare i ricercatori hanno studiato il metabolismo del corallo della madrepora cervello Platygyra carnosa in condizioni in situ e in laboratorio, tramite l’uso di un respirometro subacqueo. In particolare, uno strumento innovativo chiamato CISME (Community In Situ Metabolism), è stato sviluppato dai ricercatori della University of North Carolina (USA) e i protocolli sono stati stabiliti dai ricercatori di Hong Kong. Grazie a questo strumento, ora è possibile misurare le variazioni di ossigeno e pH direttamente dalla superficie dei coralli senza la necessità di dover raccogliere o frammentare la colonia di coralli. Un po’ come misurare il nostro battito cardiaco in maniera non invasiva. Questo è molto importante in chiave di conservazione, perché adesso siamo in grado di effettuare delle misure di monitoraggio diretto sia ambientale che biologico. L’innovativa tecnica, che è stata pubblicata recentemente in un giornale scientifico, ha l’obiettivo di misurare i tassi metabolici dei coralli e di individuare i limiti fisiologici oltre i quali essi vanno in deficit energetico. In questo modo possiamo anche identificare i fattori di stress che essi incontrano, in modo da fare un confronto con i coralli che vivono nelle aree tropicali nonché stimare le loro condizioni nei prossimi anni o nel prossimo secolo in base alle previsioni dei cambiamenti climatici. Il fine ultimo è quello di comprendere se i coralli sopravvivranno alle prossime sfide climatiche e quale specie sarà capace di crescere e riprodursi in condizioni estreme.

Autore: Walter Dellisanti, Dottorato in Scienze Biomediche presso la City University of Hong Kong, attualmente ricercatore Postdoc presso la Hong Kong Polytechnic University.

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