Agricoltura – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it Thu, 13 Oct 2022 09:29:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.10 https://www.semidiscienza.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Semi-di-scienza-1-32x32.png Agricoltura – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it 32 32 Inquinamento da plastica sulle rive del fiume Durance: prima quantificazione e possibili misure ambientali per ridurlo https://www.semidiscienza.it/2022/09/05/inquinamento-da-plastica-sulle-rive-del-fiume-durance-prima-quantificazione-e-possibili-misure-ambientali-per-ridurlo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=inquinamento-da-plastica-sulle-rive-del-fiume-durance-prima-quantificazione-e-possibili-misure-ambientali-per-ridurlo https://www.semidiscienza.it/2022/09/05/inquinamento-da-plastica-sulle-rive-del-fiume-durance-prima-quantificazione-e-possibili-misure-ambientali-per-ridurlo/#respond Mon, 05 Sep 2022 11:32:42 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1717

Di Tosca Ballerini

L’inquinamento da plastica è uno dei problemi più urgenti del nostro tempo, con impatti negativi sugli ecosistemi naturali, sulla salute umana e sul sistema climatico. L’identificazione dei principali rifiuti abbandonati nell’ambiente è essenziale per definire le priorità delle politiche ambientali volte a prevenire le perdite di plastica e a promuovere un’economia circolare.

Nell’articolo scientifico “Plastic pollution on Duranceriverbank: first quantification and possible environmental measures to reduce it” sono stati presentati i primi dati di abbondanza di macrorifiuti in tre siti sulla riva del fiume Durance e in un sito sulla spiaggia del lago Serre-Ponçon, nella Région SUD-Provence-Alpes-Côte d’Azur, nel sud-est della Francia, e sono state proposte delle misure ambientali per ridurre tale inquinamento.

Rifiuti di plastica: l’82% dei rifiuti

I dati sono stati raccolti attraverso la citizen science tra il 2019 e il 2020 e in totale sono stati classificati 25.423 rifiuti, di cui l’82% era costituito da plastica.

Gli articoli in plastica monouso corrispondono all’8,13% del totale, mentre le bottiglie di plastica monouso sono tra i primi 10 rifiuti in ogni sito.

L’abbondanza mediana di rifiuti in tutti i campioni è di 2.081 oggetti/100 m, due ordini di grandezza superiore al valore soglia precauzionale stabilito dal gruppo di esperti sul marine litter dell’UE per i rifiuti marini (20 oggetti/100 m).

Per la maggior parte gli oggetti (74,83%) erano piccoli e non identificabili. Pezzi di polistirolo, plastica morbida e plastica rigida hanno rappresentato la maggior parte dei rifiuti in totale (56,63%) e in tre dei siti di studio. I pezzi di vetro corrispondevano al 15,83% del totale dei rifiuti.

Frammenti di teli per la pacciamatura, biomateriali in plastica per il trattamento delle acque e bottiglie monouso

I pezzi di plastica morbida sono la categoria di rifiuti più abbondante in assoluto e corrispondono al 58,85% dei rifiuti in uno dei siti di campionamento lungo l’argine del fiume Durance, situato in una zona agricola, il che suggerisce la loro provenienza da pellicole di pacciamatura agricola.

Tra gli elementi identificabili, i più abbondanti sono stati i biomateriali in plastica utilizzati negli impianti di trattamento delle acque reflue e le bottiglie per bevande monouso in plastica e in vetro.

Lo sviluppo di schemi di responsabilità estesa del produttore per le pellicole di pacciamatura e i biomediali di plastica e di Sistemi di Deposito Cauzionale per le bottiglie di bevande monouso è suggerito come un modo per prevenire le perdite nell’ambiente.

Il lavoro conferma l’opportunità di utilizzare la citizen science per raccogliere dati sul macrolitter e monitorare l’efficacia delle normative ambientali per ridurre l’inquinamento da plastica.

Cosa possono fare i comuni?

I comuni possono limitare in modo significativo l’inquinamento da plastica sul loro territorio attraverso lo sviluppo di strategie integrate che includano appalti pubblici ed esemplarità, nonché l’animazione territoriale. Ad esempio, possono vietare l’uso di prodotti SUP negli edifici ed eventi pubblici e nei luoghi turistici naturali (analogamente a quanto avviene nelle cosiddette “plastic free beaches”), promuovendo al contempo le imprese che decidono volontariamente di ridurre l’uso di imballaggi monouso.

Le strategie di riduzione dell’inquinamento da plastica che possono essere messe in atto dai Comuni includono anche la prevenzione della produzione di rifiuti di plastica e la promozione del riutilizzo; la promozione del consumo di acqua di rubinetto nel proprio territorio; il miglioramento delle infrastrutture di gestione delle acque reflue e delle acque meteoriche per preservare il ciclo dell’acqua dall’inquinamento da plastica; il miglioramento della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti di plastica; la riduzione dell’inquinamento da plastica a livello locale attraverso le operazioni di pulizia, che, pur non essendo una soluzione all’inquinamento da plastica in quanto agiscono a valle del problema, hanno il vantaggio di sensibilizzare le persone sulle questioni sollevate dai rifiuti di plastica e di raccogliere dati utili per orientare la strategia locale contro l’inquinamento da plastica.

Per saperne di più:

Ballerini T, Chaudon N, Fournier M, Coulomb J-P, Dumontet B, Matuszak E and Poncet J (2022) Plastic pollution on Durance riverbank: First quantification and possible environmental measures to reduce it. Front. Sustain. 3:866982.

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/frsus.2022.866982/full

Tosca Ballerini: tosca.ballerini@thalassa.one

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Desertificazione, siccità e cambiamento climatico: dobbiamo iniziare a pensare come la formica di Esopo https://www.semidiscienza.it/2022/07/01/desertificazione-siccita-e-cambiamento-climatico-dobbiamo-iniziare-a-pensare-come-la-formica-di-esopo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=desertificazione-siccita-e-cambiamento-climatico-dobbiamo-iniziare-a-pensare-come-la-formica-di-esopo https://www.semidiscienza.it/2022/07/01/desertificazione-siccita-e-cambiamento-climatico-dobbiamo-iniziare-a-pensare-come-la-formica-di-esopo/#respond Fri, 01 Jul 2022 16:59:26 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1689

Di Camilla De Luca e Yuri Galletti

Il 17 Giugno è il giorno dedicato dalle Nazioni Unite (ONU) alla lotta alla desertificazione e alla siccità.

Ma cosa indica la parola desertificazione? Rappresenta il fenomeno relativo all’espansione dei deserti esistenti?

No, se facciamo riferimento alla definizione data dall’ONU: “La desertificazione è la degradazione della terra che viene trasformata in aree aride, semi-aride e sub-umide. Essa è causata principalmente dalle attività umane e dalle variazioni climatiche”. Si tratta quindi da un lato di una conseguenza dell’uso improprio della terra, attraverso per esempio la deforestazione, il sovrasfruttamento della risorsa suolo e le cattive pratiche di irrigazione, le quali riducono la produttività del terreno. Dall’altro lato, la desertificazione, così come la siccità, sono una conseguenza del cambiamento climatico. Secondo una ricerca pubblicata su Nature, infatti: “il cambiamento climatico antropogenico ha degradato il 12,6% (5,43 milioni di km2) delle zone aride, contribuendo alla desertificazione e colpendo 213 milioni di persone, il 93% delle quali vive in economie in via di sviluppo”.

Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres si è espresso in occasione della giornata insistendo sul fatto che entro metà secolo tre quarti della popolazione potrebbe dover convivere con la siccità e che attualmente metà della popolazione globale sta già facendo fronte alle problematiche derivanti dalla degradazione del suolo. La situazione non è infatti migliorata negli ultimi tempi: al contrario secondo i dati pubblicati dalla UNCCD (Convenzione delle Nazioni Unite per Combattere la Desertificazione) “dal 2000 il numero e la durata degli eventi siccitosi è aumentato del 29% a livello mondiale”. Le conseguenze umane sono già evidenti: 2.3 miliardi di persone fanno già fronte a emergenze legate all’accesso all’acqua. L’ONU sottolinea che sempre più persone dovranno far fronte alla scarsità di acqua, UNICEF ( United Nation Children’s Fund) stima che 1 bambino su 4 entro il 2040 non avrà accesso diretto alla risorsa acqua. “Nessun paese è immune alla siccità”  è ciò che è stato detto da UN-Water nel 2021.

Se queste informazioni non sono bastate a farci percepire come parte del problema e come popolazioni a rischio, ecco una serie di dati attuali sull’Italia che forse ci faranno cambiare idea.

Proprio in questi giorni si parla di emergenza siccità in tutto il Nord Italia, dal Veneto alla Lombardia alla Valle D’Aosta al Piemonte, la regione della valle del Po, ovvero la più colpita, ma in realtà è un problema comune in quasi tutta la penisola. Il portale Rinnovabili.it sottolinea come nei primi cinque mesi del 2022 le piogge si siano ridotte del 44% e come l’osservatorio ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) abbia denunciato l’importante diminuzione dei flussi dei fiumi Arno, Ombrone, Sentino, Nera ed Esino. In Lazio si è cominciato quindi a parlare di razionamento dell’acqua potabile, mentre nel comune lombardo di Tradate un’ordinanza comunale prevede sanzioni per chi utilizza l’acqua potabile per scopi diversi dall’uso essenziale come riempire piscine e lavare l’auto. Il caso della Puglia aggiunge il calo della produzione agricola e il rischio di incendi alla casistica di conseguenze possibili dovute alla siccità. La Gazzetta del Mezzogiorno, citando sempre i dati di ANBI, descrive come per via dell’anticiclone africano e della ridotta capacità idrica della regione (ad aprile sono caduti 160 millimetri in meno di pioggia rispetto ai valori del 2020) il rischio siccità sia molto elevato. Ciò, secondo Coldiretti Puglia, metterebbe a rischio il 30% di produzione agricola, la produzione di colture destinate agli animali e l’irrigazione di oliveti e frutteti. Coldiretti sottolinea poi come le alte temperature, l’assenza di precipitazioni e l’abbandono dei campi di ulivi per via del patogeno batterico Xylella siano un fattore determinante per l’inaridimento del suolo e delle piante e quindi un fattore che aumenta considerevolmente il rischio di incendi. 

Luca Mercalli, noto meteorologo, su Il Fatto Quotidiano sottolinea come secondo le previsioni meteorologiche a scala stagionale queste temperature sopra la media e la scarsità di precipitazioni saranno costanti per tutta l’estate. Ciò metterà a rischio le nostre riserve d’acqua già ad oggi limitate. Per questo motivo il climatologo denuncia la necessità di ascoltare la scienza. Infatti climatologi e idrologi avevano previsto questi fenomeni da almeno un trentennio. Inoltre, sempre il noto divulgatore suggerisce di preparare delle strategie di gestione multifunzionale a livello nazionale delle risorse idriche che prevedano la riparazione degli acquedotti e la costruzione di invasi di raccolta di acque meteoriche, abbondanti in certe stagioni, per utilizzarle durante i periodi di siccità.

Di fronte a questi dati non bisogna però scoraggiarsi. Al contrario, vi invitiamo a rileggere il primo paragrafo di questo articolo: “la desertificazione è causata prevalentemente dalle attività umane e dal cambiamento climatico”. Dunque, citando il Segretario Generale delle Nazioni Unite:  “dobbiamo e possiamo invertire questa spirale discendente”.

Secondo l’ONU la giornata del 17 giugno è un momento unico per ricordare che eliminare il danno causato dalla nostra società alla terra è possibile, attraverso un approccio “di problem-solving, un forte coinvolgimento della comunità e una cooperazione a tutti i livelli”. Prenderci cura della terra, della sua produttività, della biodiversità e per esempio favorire l’accesso alla proprietà terriera alle donne può inoltre permettere di far fronte alla crisi climatica e può contribuire al raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030, poiché ciò rappresenta anche un grande fattore di sviluppo per le comunità agricole e per le donne di tali comunità.

Qual è il messaggio principale che possiamo ricavare da questo articolo? Citando una famosa fiaba di Esopo, dovremo cominciare a pensare come la formica e smettere di pensare come la cicala. Dovremmo pensare al futuro e cominciare fin da subito a utilizzare in modo intelligente le risorse scarse che abbiamo a disposizione.

Fonti:

https://www.nature.com/articles/s41467-020-17710-7

https://www.un.org/press/en/2022/sgsm21325.doc.htm

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/1344333/siccita-in-puglia-57mln-metri-cubi-di-acqua-negli-invasi-ad-aprile-160mm-di-pioggia.html

https://www.un.org/en/observances/desertification-day

https://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2022/06/16/news/cia-e-confagricoltura-subito-lo-stato-d-emergenza-per-la-siccita-e-serve-un-commissario-straordinario-1.41515194

https://milano.corriere.it/notizie/lombardia/22_giugno_16/siccita-lombardia-regione-chiede-stato-emergenza-tradate-multe-chi-innaffia-giardini-lava-l-auto-8e767f54-ed69-11ec-96f8-928391ee2cf6.shtml

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/06/16/la-fisica-non-mente-ci-restano-10-anni/6628604/

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