Cambiamo – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it Sat, 28 Sep 2024 10:34:36 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.10 https://www.semidiscienza.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Semi-di-scienza-1-32x32.png Cambiamo – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it 32 32 “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia” ne parliamo con Cinzia Tromba https://www.semidiscienza.it/2024/09/13/pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba https://www.semidiscienza.it/2024/09/13/pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba/#respond Fri, 13 Sep 2024 15:16:51 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2932 In questa intervista abbiamo il piacere di parlare con Cinzia Tromba, referente del progetto “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, sostenuto dall’8×1000 della Chiesa valdese e portato avanti dall’associazione Semi di Scienza.

Prima di parlare del progetto, dobbiamo dire cosa sono le comunità energetiche rinnovabili.

Che cosa sono? Uno strumento rivoluzionario, né più né meno. Questo ho pensato la prima volta che mi sono imbattuta nelle comunità energetiche rinnovabili. 

Era il periodo del primo lockdown, la primavera del 2020. All’epoca stavo partecipando a un progetto di educazione ambientale in alcune scuole di Pavia, interrotto per la pandemia. Costretta a casa, scandagliavo la rete alla ricerca di aggiornamenti in tema di crisi climatica e, in generale, di temi ambientali, quando sono incappata in una direttiva dell’Unione europea (la RED II del 2018) che, nell’ambito dei progetti di transizione energetica, promuove la costituzione di associazioni di cittadini per la produzione e l’autoconsumo di energia (purché da fonti rinnovabili) incentivandone la costituzione mediante benefici economici: le comunità energetiche rinnovabili (CER). 

Perché ho pensato subito che si trattasse di un’iniziativa rivoluzionaria? Intanto, per quanto dichiarato nello stesso nome: “comunità”, un concetto che l’individualismo rampante degli ultimi decenni aveva recluso nel dimenticatoio. Comunità espressione della “società civile”, come si diceva ai miei tempi – ossia composte da semplici cittadini, piccole imprese, associazioni, enti locali – che collaborano mettendo in comune gli impianti energetici per consumare l’energia da essi prodotta: un’idea in totale controtendenza. 

Ma non finisce qui: prendere il controllo della produzione e dell’utilizzo dell’energia significa sganciarsi dal monopolio delle grandi imprese energetiche. Insomma, la materializzazione del concetto di “democrazia energetica”. Per di più fornito su un piatto d’argento dall’Unione europea.

E non è ancora tutto. Per tutta la storia dell’umanità le guerre sono state fatte fondamentalmente per appropriarsi di risorse energetiche (a meno che si voglia credere alle barzellette sull’esportazione della democrazia…), dapprima sotto forma di campi fertili (energia per la macchina umana) poi, dalla Rivoluzione industriale in avanti, per impadronirsi di giacimenti di fossili, soprattutto il petrolio (energia per le macchine al servizio dell’umanità). Se questo è vero, allora democratizzare produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili come il sole e il vento – ossia “beni comuni” su cui nessuno può avanzare pretese di possesso, a differenza di miniere e giacimenti – significa lavorare per la pace. Le CER possono quindi essere considerate,  anche, strumenti di pace. Se non è rivoluzionario tutto ciò!

Queste le grandi potenzialità, diciamo i fondamenti ideali, che ho trovato nel progetto CER.
Ma esistono benefici – oltre alla diminuzione dell’importo delle bollette – più immediatamente individuabili che derivano dall’espansione delle energie rinnovabili.
Per esempio si può dire addio al gas. Il che, oltre a ridurre le emissioni di anidride carbonica, farebbe bene al portafoglio (pensiamo alle speculazioni finanziarie di qualche anno fa che hanno generato bollette monstre…) e, aspetto non trascurabile, permetterebbe di affrancarsi dalla necessità di importare gas da Stati lontani e spesso politicamente instabili e poco democratici, aumentando così l’indipendenza energetica del Paese.
In questo senso le comunità energetiche possono giocare un ruolo importante perché favorendo l’adozione di soluzioni alternative come pompe di calore e piastre a induzione, diminuiscono progressivamente la necessità del gas per il riscaldamento e la cucina portando in prospettiva all’eliminazione tout cour della bolletta del gas. Mica male, no?

Per quanto concerne la realizzazione pratica di queste comunità, sarebbe scorretto negare che creare una CER non sia una passeggiata: richiede la costituzione di un soggetto giuridico, una gestione amministrativa e un forte impegno. Per questi motivi è importante il supporto delle istituzioni locali, Comuni in primis.

A questo punto possiamo passare al progetto “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, ti va di parlarmene?

Il progetto ha come obiettivo principale la sensibilizzazione sul tema CER delle popolazioni di due Comuni della provincia di Pavia: Zinasco (dove vivo) e Bereguardo, dove abbiamo stabilito una collaborazione con i membri dell’Associazione Zelata Verde. 

Ed è proprio a Bereguardo che il progetto ha avuto il battesimo del fuoco – in anticipo rispetto all’apertura ufficiale – il 26 ottobre 2023 con un incontro aperto alla cittadinanza svoltosi nelle sale del Castello. Alle relazioni di diversi esperti hanno illustrato il significato, il funzionamento e le prospettive delle CER, si sono accompagnate le testimonianze dal campo, cioè di chi aveva già costituito comunità energetica, come il consulente ambientale del Comune di Torre Beretti (prima CER realizzata nella provincia) e di chi ci stava lavorando (come il sindaco di S. Cristina e Bissone).
Il 19 gennaio 2024 un’iniziativa simile è stata proposta a Zinasco. 

L’obiettivo era far seguire a queste prime assemblee di introduzione al tema, incontri di approfondimento che avrebbero portato, nella migliore delle ipotesi, alla decisione di costituire una CER. Per questo abbiamo chiesto ai partecipanti alle assemblee più interessati di lasciare i  proprio recapiti.

Ma qui abbiamo dovuto fermarci, perché in attesa dell’emanazione dei decreti attuativi della legge approvata quasi due anni prima, essenziali per dare un quadro normativo definitivo a questo ambito. Nell’anno e mezzo precedente infatti chi si era mosso costituendo CER (circa una ventina in tutta Italia) lo aveva fatto in un quadro sperimentale di progetti pilota, obbedendo a una normativa transitoria dove i limiti di potenza degli impianti e di ampiezza geografica (e quindi di numero di possibili membri della comunità) erano molto ristretti. I decreti attuativi e le connesse regole operative invece dovevano recepire la normativa europea prevedendo un ampliamento di tali limiti e la definizione dell’entità degli incentivi.

In attesa della pubblicazione di questi documenti (completata a fine febbraio) abbiamo comunque cercato di contattare i cittadini che si erano dimostrati interessati, in modo da costituire un nucleo da cui partire per studiare l’effettiva possibilità di costituire una CER. Sforzi che però si sono dimostrati infruttuosi: il dichiarato “interesse” non si è tradotto in volontà di partecipazione. Certo, la totale assenza dell’ente locale, pur sponsor del progetto (a Zinasco), non ha aiutato.
Come non ha aiutato, nei mesi successivi, l’incombenza delle elezioni amministrative che hanno riguardato sia Zinasco sia Bereguardo (dove comunque sono intervenuta per parlare di CER alla presentazione della lista Bereguardo Futura). 

Presentazione della lista Bereguardo Futura

Il tentativo, in estate dopo le elezioni, di interessare la gente con un gazebo (in piazza una domenica mattina a Zinasco, durante la Notte blu di Gropello Cairoli il 6 luglio) non  ha sortito maggiori successi.

Per fortuna, le elezioni hanno portato a un cambiamento al vertice del Comune capoluogo di provincia, Pavia. Il nuovo assessore all’ambiente, Lorenzo Goppa, è determinato a recuperare il tempo perduto in questi anni e a promuovere le CER in città con la collaborazione delle associazioni del territorio. E qui ci siamo anche noi: sabato 21 e domenica 22 settembre, per cominciare, avremo uno stand a Horti Aperti, manifestazione annuale che si tiene agli orti del collegio Borromeo di Pavia. 

Quando è nato il progetto?

Il progetto, presentato e approvato nel 2023 dall’8 per mille Valdese, ha avuto inizio nel gennaio 2024 per la durata di un anno.

Non sappiamo ancora se ci saranno altre edizioni. 

Quali sono i punti di forza e le problematiche che hai riscontrato?

Dei punti di forza, ovvero delle grandi potenzialità connesse alle realizzazione delle CER, ho parlato prima. Ma quelli che per me sono aspetti cruciali (democrazia energetica, azione in comune dal basso, come si dice, empowerment dei cittadini) non lo sono altrettanto per la maggior parte della società del XXI secolo.
Perciò, ho subito dovuto fare i conti con una realtà impossibile da negare, e cioè che fare appello, oggi, al senso di solidarietà delle persone, alla loro sensibilità nei confronti della tutela dell’ambiente e della crisi climatica sarebbe abbastanza inutile, non convincerebbe nessuno a imbarcarsi in un progetto come quello delle CER. Occorre invece far perno sui risparmi economici. 

In una sorte di inversione delle intenzioni, credo che sarebbe più proficuo oggi convincere un ristretto numero di persone a realizzare una CER e usare questa esperienza per convincere gli altri che agire insieme porta benefici, anche, ma non solo, economici, piuttosto che far perno sul senso di solidarietà per costruire una comunità energetica,
Ma, come abbiamo visto, anche questo approccio non è affatto scevro da difficoltà.

Un altro ostacolo significativo è stata l’assoluta refrattarietà degli amministratori locali nei piccoli Comuni oggetto originario del nostro Progetto. Un’assenza dovuta sia a indifferenza “politica”, sia a una caratteristica che riguarda tutti i Comuni, ma soprattutto i più piccoli, ossia la mancanza di risorse e competenze a livello locale. Gli uffici tecnici, per esempio, sono sottodimensionati e spesso devono condividere il personale tra più amministrazioni: in queste condizioni non è facile seguire complessi iter burocratici.
Tuttavia, quando c’è una forte volontà politica, è possibile superare questi ostacoli e realizzare progetti concreti: un esempio è il comune di Torre Beretti, con appena 512 abitanti. Nonostante le dimensioni ridotte, qui l’ente locale è riuscito a creare la prima comunità energetica della provincia di Pavia. Ciò dimostra che, con la giusta determinazione, è possibile superare le difficoltà e realizzare progetti concreti.

Ma ora un grande rischio che si sta correndo, vista la lentezza con cui si vanno costituendo le CER in Italia anche grazie a una burocrazia che certo non aiuta, è che arrivino, e lo stanno facendo, grandi aziende del settore che si offrono per costituire CER “chiavi in mano”. Lo fanno sfruttando l’innegabile complessità dell’iter di costituzione e della gestione di una comunità energetica (costituire un soggetto giuridico, dotarsi di un ufficio amministrativo etc). Ma così facendo si spogliano le CER del loro significato più profondo: il controllo da parte dei cittadini. Un aspetto ancor più importante se si pensa che le CER possono diventare imprese energetiche che generano profitti da investire direttamente nei territori. Come? Creando reti di comunità energetiche che condividono risorse e competenze, reti in cui l’amministrazione è centralizzata. L’obiettivo: mantenere il controllo locale sull’energia, in modo che i benefici ricadano direttamente sulle comunità. Esperienze di questo tipo si stanno facendo in Piemonte e in Friuli, per esempio – link a video di Olivero https://www.youtube.com/watch?v=JV9JjCGPLK8).
Per questi motivi è importante muoversi rapidamente e organizzarsi dal basso. E sarebbe importante che gli Enti Locali facessero da capofila.

Per finire, vorrei ricordare che il concetto di beni comuni è fondamentale per comprendere il valore delle risorse naturali che appartengono a tutti. Un esempio emblematico è l’acqua,  oggetto di un importante referendum alcuni anni fa per ribadirne lo status di bene comune (referendum peraltro bellamente ignorato da tutti i governi succedutisi fin qui). Come l’acqua, anche il vento e i fotoni che ci arrivano dal sole sono un bene comune. E per ciò stesso, non “possedibili” da alcuno.

Qual è il tuo percorso personale e lavorativo? Vuoi condividere degli hobby/passioni che hai? 

Laureata in Biologia dopo la maturità classica, ho lavorato per un decennio come ricercatrice in ambito universitario, sia in Italia che negli Stati Uniti. Ma mi sono resa conto abbastanza presto che quello non sarebbe stato il mio futuro. Ho scelto così di divulgare la scienza, piuttosto che “farla” e sono diventata giornalista scientifica, professione che ho svolto, prima nell’ambito di un’agenzia di giornalismo, poi come presidente di una piccola cooperativa editoriale, fino al 2018, quando mi sono licenziata concedendomi un anno sabbatico. E qui inizia il terzo periodo della mia attività lavorativa, ma con sempre la scienza al centro. Nel 2019 infatti faccio la mia prima esperienza nella scuola affiancando un vecchio amico che avevo perso di vista, Gabriele Porrati.

Avevo conosciuto Gabriele – che peraltro mi ha fatto conoscere Semi di Scienza – partecipando alla battaglia del comitato ambientalista del nostro paese contro l’installazione di un impianto di bioetanolo, nel 2007. Da quegli incontri, su spinta di Gabriele, è nata l’associazione Cambiamo

con cui abbiamo organizzato due edizioni del Festival di Cambiamo a Zinasco, con l’obiettivo di creare un festival ecologista che combinasse concerti serali con momenti di divulgazione scientifica. Con il passare del tempo, gli impegni lavorativi mi hanno assorbito totalmente, e mi sono allontanata dall’attività in paese, mentre Gabriele spostava l’organizzazione dei festival a Pavia. Nel frattempo, Cambiamo si è trasformata da associazione a cooperativa di promozione sociale, con un focus particolare sulla divulgazione scientifica rivolta a studenti, insegnanti, politici locali e assessori.

Nel 2019 ho ripreso contatto con Gabriele in modo casuale. Lui stava lavorando a un progetto di educazione ambientale nelle scuole superiori di Pavia e mi ha chiesto di partecipare. L’esperienza mi è piaciuta, e ho toccato con mano quanto sia cruciale avvicinare i ragazzi alla questione ambientale, spiegare loro quanto è importante lottare da subito per cercare di fermare il progredire della crisi ambientale, così ho deciso così di provare a insegnarla, la scienza. Un ottimo modo per parlare di ecologia. Mi sono iscritta nelle graduatorie provinciali per l’insegnamento nelle scuole superiori di Pavia ed è così che ho fatto supplenze negli ultimi tre anni, e devo dire che la cosa mi piace molto. Mi sento “in missione per conto del Gabri” (sì, perché lui purtroppo se ne è andato all’inizio del 2021, e ci manca molto).

Gazebo a Zinasco (PV)

Come ti ha arricchito personalmente il progetto?

Per me, adolescente cresciuta nel movimento degli studenti degli anni ’70, è una sorta di àncora di salvezza. Perché? Il motivo è che non ho mai abbandonato l’idea che questo mondo si possa cambiare in meglio. 

Certo è che di questi tempi (soprattutto gli ultimi anni) tenere la barra dritta in tal senso è dura: in un mondo che invece di migliorare peggiora sempre di più (non bastava la gravissima crisi climatica, ci abbiamo aggiunto anche le guerre, si torna persino a parlare di armi nucleari, dopo tutte le battaglie pacifiste no-nuke!) il senso di spaesamento, di solitudine (i singoli sono sempre più chiusi in se stessi, nell’epoca dell’individualismo a go-go), di impotenza può essere paralizzante. 

Ebbene, in tutto ciò avere un obiettivo concreto come quello dello sviluppo delle comunità energetiche, per tutti i motivi già elencati, per me è ossigeno puro: recuperare il senso, la forza dell’agire comune per perseguire obiettivi che vanno nella direzione giusta può essere la risposta all’attuale degrado. Sono convinta infatti che ogni comunità energetica che prende vita sia un piccolo granello negli ingranaggi di un sistema che va deviato dal suo percorso suicida. E se, per esempio, la nostra Penisola (o tutta l’Europa, l’Africa) venisse ricoperta da una rete di comunità energetiche? Sarebbe splendido. Allora la speranza di salvare questo nostro mondo, agendo tutti insieme contro i pochi che traggono profitto da guerre e disastri, potrebbe diventare una bellissima realtà.

Approfondisci il progetto “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”.

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https://www.semidiscienza.it/2024/09/13/pratiche-di-sostenibilita-cambiamo-marcia-allenergia-ne-parliamo-con-cinzia-tromba/feed/ 0
Cambiamo energia https://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamo-energia https://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/#respond Wed, 13 Mar 2024 12:26:05 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2705

Che cosa c’è di più sostenibile delle energie rinnovabili? E di un sistema che permette ai cittadini di produrre da sé l’energia da sorgenti come il sole o il vento, ma non solo – questo c’è già – che permette loro di unirsi in comunità fatte di famiglie, piccole imprese, negozi, enti locali che insieme controllano e gestiscono l’uso di questa energia, perché più autoconsumeranno del “loro” più verranno ricompensati (più del solo autoconsumo)? E così facendo si sganceranno dalle importazioni di combustibili fossili – di gas, per esempio – e così contribuendo a tutelare l’ambiente e l’economia del Paese? 

Un sogno?

Nient’affatto.

È – sarà – una realtà, quella delle Comunità energetiche rinnovabili (CER): incentivate dalla Comunità europea (direttiva europea n. 2001 del 11/12/2018), nel resto dell’Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio, soprattutto in alcuni Paesi.

In Italia, dopo una partenza che faceva ben sperare (diversi progetti pilota sono partiti prima che entrasse in vigore la normativa definitiva che regola queste comunità) siamo passati attraverso un periodo di stallo. Come si sa, le direttive europee devono essere recepite da leggi nazionali, e queste per entrare in vigore vanno accompagnate da decreti attuativi che ne regolamentano l’effettiva messa in pratica. Quello che è successo in Italia è che, dopo essere stati molto pronti addirittura ad anticipare l’UE (i progetti pilota) e abbastanza veloci nel legiferare (L. 8/2020 e D. Lgs 199/21), le norme attuative si sono fatte attendere, incagliate tra ministeri italiani (prima MITE, ora MASE) e uffici europei. 

Finalmente, dopo oltre due anni la situazione è stata sanata: ora abbiamo sia le norme attuative (DM 414 del 07.12.2023, pubblicato il 24.01.2024) sia le regole operative del GSE (emanate il 23.02.2024).

Nel frattempo, quello che continua a mancare in Italia è un’informazione chiara e puntuale su come realizzare queste comunità. Siamo onesti: non si tratta di una passeggiata. Per realizzare una CER occorrono diverse conoscenze (tecniche, giuridiche, amministrative). E fondi. Ma si può fare. Ciò che serve ora è diffondere l’informazione su questo strumento che definire rivoluzionario non è fuori luogo e favorire la costruzione di una rete facendo in modo che le conoscenze e le pratiche acquisite da chi in questa impresa si è già buttato possano essere condivise con gli altri e soprattutto siano a disposizione di chi deciderà di imboccare questa strada, senza dover cominciare tutto daccapo.

In questa prospettiva si colloca “Pratiche di sostenibilità. Cambiamo marcia all’energia”, il progetto (sostenuto dall’8×1000 della chiesa valdese) che Semi di Scienza porterà avanti nei prossimi mesi in provincia di Pavia con un duplice obiettivo: informare i cittadini per quanto concerne le sfide ambientali, sociali ed economiche poste dal progredire della crisi climatica, e formarli affinché possano agire nel concreto con interventi resilienti – nello specifico, la costituzione di comunità di cittadini che siano produttori/consumatori di energia, le CER.

Per saperne di più vi condividiamo: (1) i video e il link all’evento “comunità energetiche rinnovabili” tenutosi il 26 ottobre 2023 presso Bereguardo (PV), con la testimonianza di diversi esperti e l’intervento di Cinzia Tromba, referente del progetto.

https://youtube.com/playlist?list=PLHmNCH0JQAjnzefLvRnNcbO9yVzj_9cHN&si=B5_YB-Mn5yp7otJ2

e (2) il video e il link all’evento “Cambiamo Energia, Risparmia, riduci, Condividi con le Comunità Energetiche Rinnovabili” tenutosi a Zinasco (PV) il 19 gennaio 2024.

https://www.youtube.com/live/462oLZyfzDs?si=Cm_AXwySuCSIFCjk

Il nostro manifesto:

8 per mille chiesa valdese profili antropici
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https://www.semidiscienza.it/2024/03/13/cambiamo-energia/feed/ 0
Cambiamo marcia all’energia con le comunità energetiche rinnovabili https://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili https://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/#respond Thu, 23 Nov 2023 08:10:48 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2608 Di Cinzia Tromba

Che cosa c’è di più sostenibile delle energie rinnovabili? E di un sistema che permette ai cittadini di produrre da sé l’energia da sorgenti come il sole o il vento, ma non solo – questo c’è già – che permette loro di unirsi in comunità fatte di famiglie, piccole imprese, negozi, enti locali che insieme controllano e gestiscono l’uso di questa energia, perché più autoconsumeranno del “loro” più verranno ricompensati (più del solo autoconsumo)? E così facendo si sganceranno dalle importazioni di combustibili fossili –di gas, per esempio – e così contribuendo a tutelare l’ambiente e l’economia del Paese? Un sogno? Nient’affatto. È – sarà – una realtà, quella delle Comunità energetiche rinnovabili (CER): incentivate dalla Comunità europea (direttiva europea n. 2001 del 11/12/2018), nel resto dell’Europa si stanno diffondendo a macchia d’olio, soprattutto in alcuni Paesi.

In Italia, dopo una partenza che faceva ben sperare (diversi progetti pilota sono partiti prima che entrasse in vigore la normativa definitiva che regola queste comunità) siamo arrivati a uno stallo. Come si sa, le direttive europee devono essere recepite da leggi nazionali, e queste per entrare in vigore vanno accompagnate da decreti attuativi che ne regolamentano l’effettiva messa in pratica. Quello che è successo in Italia è che, dopo essere stati molto pronti addirittura ad anticipare l’UE (i progetti pilota) e abbastanza veloci nel legiferare (L. 8/2020 e DLgs 199/21) da oltre due anni attendiamo le norme attuative, incagliate tra ministeri italiani (prima MITE, ora MASE) e uffici europei. 

Nel frattempo, quello che manca in Italia è un’informazione chiara e puntuale su come realizzare queste comunità. Siamo chiari: non si tratta di una passeggiata. Per realizzare una CER occorrono diverse conoscenze (tecniche, giuridiche, amministrative) e fondi. Ma si può fare. Ciò che serve ora è diffondere l’informazione su questo strumento che definire rivoluzionario non è fuori luogo e favorire la costruzione di una rete facendo in modo che le conoscenze e le pratiche acquisite da chi in questa impresa si è già buttato possano essere condivise con gli altri e soprattutto siano a disposizione di chi deciderà di imboccare questa strada, senza dover cominciare tutto daccapo.

In questa prospettiva si colloca “Pratiche di sostenibilità.Cambiamo marcia all’energia” il progetto (sostenuto dall’8×1000 della chiesa valdese) che Semi di Scienza porterà avanti nei prossimi mesi in provincia di Pavia con un duplice obiettivo: informare i cittadini per quanto concerne le sfide ambientali, sociali ed economiche poste dal progredire della crisi climatica, formarli affinché possano agire nel concreto con interventi resilienti: nello specifico, la costituzione di comunità di cittadini che siano produttori/consumatori di energia, le CER.

L’incontro pubblico “Comunità energetiche rinnovabili” svoltosi lo scorso 25 ottobre a Bereguardo (Pavia), per la realizzazione del quale Semi di Scienza ha affiancato l’Associazione Zelata Verde, costituisce il prodromo di questo progetto. L’intero evento è stato registrato ed è visibile sul canale YouTube di Semi di Scienza.

Foto di Sungrow EMEA su Unsplash

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https://www.semidiscienza.it/2023/11/23/cambiamo-marcia-allenergia-con-le-comunita-energetiche-rinnovabili/feed/ 0
Una questione energetica https://www.semidiscienza.it/2023/02/03/una-questione-energetica/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=una-questione-energetica https://www.semidiscienza.it/2023/02/03/una-questione-energetica/#respond Fri, 03 Feb 2023 10:07:18 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=2245 https://www.semidiscienza.it/2023/02/03/una-questione-energetica/feed/ 0 Settimana Europea della Mobilità Sostenibile https://www.semidiscienza.it/2022/09/15/settimana-europea-della-mobilita-sostenibile/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=settimana-europea-della-mobilita-sostenibile https://www.semidiscienza.it/2022/09/15/settimana-europea-della-mobilita-sostenibile/#respond Thu, 15 Sep 2022 09:04:10 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1728 La Settimana Europea della Mobilità 2022 è basata sul tema Migliori connessioni.

Il tema di quest’anno intende evidenziare e promuovere le sinergie tra le persone e i luoghi, e in particolare quelle persone che stanno offrendo la loro esperienza, creatività e impegno per:

  • aumentare la consapevolezza sulla mobilità sostenibile,
  • per promuovere il cambiamento comportamentale a favore della mobilità attiva,
  • raggiungere e creare connessioni tra i gruppi esistenti e il nuovo pubblico.

Anche noi e Cambiamo ci saremo con la nostra enercyclette, la bicicletta la cui pedalata permette di generare energia.

Passa a trovarci per provarla e consultare il nostro materiale informativo!

domenica 18 settembre

Pavia – Ponte Coperto

Referente: Camilla De Luca

Ti è piaciuto questo evento? Puoi aiutarci a coprire le spese!

Sì VOGLIO SOSTENERE QUESTO PROGETTO!

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L’idrogeno come fonte di energia https://www.semidiscienza.it/2021/06/29/lidrogeno-come-fonte-di-energia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lidrogeno-come-fonte-di-energia https://www.semidiscienza.it/2021/06/29/lidrogeno-come-fonte-di-energia/#respond Tue, 29 Jun 2021 12:18:52 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1432 “Leggero, immagazzinabile, ad alta densità energetica, privo di emissioni dirette di inquinanti o gas a effetto serra. Tuttavia, pur essendo l’elemento chimico più abbondante dell’universo, impiegarlo ai fini della transizione energetica non è semplice. E la prima difficoltà si incontra nella sua produzione.” Come suggerisce il magazine online Rinnovabili.it, l’idrogeno sembrerebbe un buon alleato per la transizione energetica. Al momento vi sono tre modalità di estrazione del prodotto che distinguono le tipologie di idrogeno: grigio, blu, verde.

La prima prevede l’estrazione dell’idrogeno da idrocarburi come il metano; è la modalità meno costosa ma la più inquinante perché è un processo che libera CO2. Questo primo caso descrive l’idrogeno grigio.

La seconda prevede allo stesso modo l’estrazione dell’idrogeno da combustibili fossili, come il metano, ma con l’utilizzo di tecnologie di stoccaggio della CO2 nel suolo. È quindi descritta come una tipologia a basso impatto. Si tratta del famigerato idrogeno blu.

Infine, l’idrogeno verde. Come si intende dal nome, la modalità di estrazione è la più ecocompatibile: l’H2 viene estratto dall’acqua tramite un processo di elettrolisi utilizzando energie rinnovabili e non comporta il rilascio di CO2.

E ora veniamo al dibattito: l’idrogeno blu viene definito da alcuni come strumento di transizione per passare in futuro all’idrogeno verde, che è ancora in fase sperimentale e poco competitivo sul mercato. Per altri, fra cui la Commissione Europea, sembra invece chiara la necessità di orientarsi immediatamente all’utilizzo di fonti rinnovabili ed evitare di rimandare ulteriormente l’obiettivo emissioni-zero al futuro.

Qual è il vostro punto di vista?

Per ulteriori informazioni, sull’intervento della Commissione: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/28/recovery-plan-la-ue-boccia-il-governo-sullidrogeno-prodotto-dal-gas-non-e-green-stop-ai-fondi-in-cui-speravano-eni-e-arcelormittal/6243213/

Autrice: Cinzia Tromba – responsabile gruppo Cambiamo

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https://www.semidiscienza.it/2021/06/29/lidrogeno-come-fonte-di-energia/feed/ 0
Le catene di produzione-distribuzione-consumo del cibo del futuro: Ripensare sistemi alimentari più sostenibili, resilienti ed inclusivi https://www.semidiscienza.it/2021/05/11/le-catene-di-produzione-distribuzione-consumo-del-cibo-del-futuro-ripensare-sistemi-alimentari-piu-sostenibili-resilienti-ed-inclusivi/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=le-catene-di-produzione-distribuzione-consumo-del-cibo-del-futuro-ripensare-sistemi-alimentari-piu-sostenibili-resilienti-ed-inclusivi https://www.semidiscienza.it/2021/05/11/le-catene-di-produzione-distribuzione-consumo-del-cibo-del-futuro-ripensare-sistemi-alimentari-piu-sostenibili-resilienti-ed-inclusivi/#respond Tue, 11 May 2021 11:37:37 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1388 La pandemia da Covid-19, fra le molte altre questioni, ha messo in evidenza l’importanza del corretto funzionamento del sistema alimentare per il benessere della popolazione.

Il corto circuito nelle catene di approvvigionamento, dovuto alle restrizioni nei movimenti dei lavoratori e dei distributori, ha colpito le città e in maniera particolare la popolazione più vulnerabile al loro interno, come gli anziani e le famiglie che vivono in condizioni di povertà.

Il problema si è verificato in modo più evidente nei paesi in via di sviluppo, ma si è manifestato anche in città di paesi sviluppati come il nostro, per esempio nel comune di Milano.

La questione è anche più complessa di come può già apparire. Le dinamiche del cambiamento climatico, infatti, aggraveranno i possibili problemi di distribuzione emersi da shock come la pandemia, aggiungendo delle difficoltà nei sistemi di produzione. Molto probabilmente l’aumento della temperatura terrestre avrà un effetto sui rendimenti delle colture sia in termini quantitativi, sia qualitativi (ciò determinerà per esempio la perdita del contenuto nutrizionale di alcuni alimenti). Tale impatto andrà a toccare soprattutto le aree più fragili come l’Africa sub-Sahariana e meridionale, l’America centrale e meridionale e il Sud-Est asiatico, ma di fatto toccherà anche i paesi sviluppati se le temperature supereranno una certa soglia.

Tenendo ciò a mente e considerando che:

  • il 55% della popolazione vive in aree urbane e che tale percentuale dovrebbe raggiungere il 68% nel 2050 (dati FAO),
  • il 70% della domanda di alimenti proviene dalle città,
  • i consumatori urbani non sono autosufficienti nel provvedere alla loro nutrizione, per cui saranno maggiormente colpiti dal possibile aumento del prezzo dei beni alimentari, dovuto a una contrazione dell’offerta sui mercati alimentari come conseguenza degli shock climatici,

sarebbe necessario ripensare i sistemi alimentari attuali, per esempio rafforzando i legami fra aree rurali e urbane, creando sistemi equi e inclusivi di produzione-distribuzione-consumo del cibo nelle città e sfruttando le soluzioni offerte dall’innovazione tecnologica e dall’agricoltura urbana.

Sono alcuni degli obiettivi che si è posta la Food and Agriculture Organization (FAO) delle Nazioni Unite, i quali sono stati accolti da alcune città, fra le quali il comune di Milano, che si sono impegnate a “sviluppare sistemi alimentari sostenibili che siano inclusivi, resilienti, sicuri e diversi, che forniscano cibo sano e accessibile a tutte le persone in un quadro basato sui diritti umani, che minimizzino i rifiuti e conservino la biodiversità adattandosi e mitigando gli impatti del cambiamento climatico”.

Per approfondire sul tema:

Autrice: Camilla De Luca – Socia Semi di Scienza & Progetto Cambiamo

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https://www.semidiscienza.it/2021/05/11/le-catene-di-produzione-distribuzione-consumo-del-cibo-del-futuro-ripensare-sistemi-alimentari-piu-sostenibili-resilienti-ed-inclusivi/feed/ 0
Energia: possiamo vivere, e bene, con meno https://www.semidiscienza.it/2021/04/20/energia-possiamo-vivere-e-bene-con-meno/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=energia-possiamo-vivere-e-bene-con-meno https://www.semidiscienza.it/2021/04/20/energia-possiamo-vivere-e-bene-con-meno/#respond Tue, 20 Apr 2021 12:48:26 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1338 Quello dell’energia è l’aspetto cruciale della transizione a un mondo sostenibile, ma non è sufficientemente sviscerato in tutti i suoi aspetti e per ciò che implica per il futuro. Perché? Forse, perché rivelerebbe una situazione che si preferisce non mostrare, tanto che sottotraccia, non esplicitata ma pensata, galleggia l’idea che sia sufficiente sostituire i combustibili fossili in tutte le loro applicazioni con energie pulite e rinnovabili per garantirci un futuro e continuare la nostra vita come prima. Ma non è così, perché l’efficienza dei fossili non è uguagliabile da nessuna fonte energetica rinnovabile.

Ecco dunque il nocciolo del problema da cui occorre partire per immaginare un mondo nuovo e sostenibile.

Due i punti incontrovertibili:

  1. I combustibili fossili sono ancora necessari per realizzare la transizione alle energie rinnovabili.
  2. Le energie rinnovabili non possono garantire le medesime prestazioni dei fossili.

Ciò dovrebbe significare che:

  1. L’utilizzo dei fossili deve essere rigidamente contingentato e convogliato solo ed esclusivamente per le attività necessarie a garantire il passaggio alle rinnovabili, da progettare con attenzione e messo nero su bianco in un grande piano per la transizione energetica che serva per orientare tutte le scelte in materia.
  2. Il mondo nuovo dovrà essere molto meno energivoro dell’attuale.1

Immaginare come tradurre nella pratica questi principi è tutt’altro che facile, e proprio per questo è un tema che dovrebbe essere affrontato e discusso a fondo con tutte le componenti attive della società, affinché le proposte che stanno piovendo alla ricerca dei fondi europei possano essere considerate e valutate pubblicamente.

Ma non sembra stia andando proprio in questo modo.2

NOTE:

  1. Spesso si parla di fossili soprattutto in relazione ai trasporti, trascurando o non dando il necessario rilievo all’energia elettrica che serve per accendere la luce, ricaricare i dispositivi elettronici, azionare grandi macchine industriali. E nutrire la rete internet, estremamente vorace (https://valori.it/internet-alimenta-la-crisi-climatica/). A questo proposito, è bene sapere che spegnere la video camera durante gli incontri virtuali fa risparmiare il 96% delle risorse (https://www.greenreport.it/news/energia/se-tenete-allambiente-spegnete-la-videocamera-durante-le-riunioni-virtuali/). Un piccolo esempio che dimostra come le rinunce che dovremo fare per essere sostenibili non ci fionderanno nel mondo delle caverne!
  2. Si parla da tempo di un progetto targato ENI che a Ravenna prevede la costruzione di un megaimpianto per la cattura e lo stoccaggio nel sottosuolo di CO2 (l’hub CCS più grande del mondo, secondo l’AD De Scalzi) che dovrebbe servire a raccogliere la CO2 prodotta da impianti contigui e, secondo molti, anche da una vicina struttura per la produzione di idrogeno blu che ENI vorrebbe generare a partire dal metano estratto dall’Adriatico (https://www.internazionale.it/reportage/marina-forti/2021/04/13/ravenna-eni-energia). Un progetto entrato nella prima stesura del Recovery fund del governo Conte, avversato per le troppe criticità – dalla sostenibilità economica (https://www.qualenergia.it/articoli/cattura-co2-buco-acqua-usa-caso-petra-nova/) all’idea stessa di iniettare centinaia di tonnellate di CO2 nel sottosuolo – e poi ritirato. Riapparirà nel nuovo Piano? Non si sa, perché il PNRR sarà presentato per la discussione in Parlamento solo il 26/27 aprile, pochi giorni prima del suo invio alla Commissione europea.

Autrice: Cinzia Tromba, referente progetto Cambiamo

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Acqua, cibo , risorse energetiche e il “Water-Food-Energy Nexus” https://www.semidiscienza.it/2021/04/13/acqua-cibo-risorse-energetiche-e-il-water-food-energy-nexus/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=acqua-cibo-risorse-energetiche-e-il-water-food-energy-nexus https://www.semidiscienza.it/2021/04/13/acqua-cibo-risorse-energetiche-e-il-water-food-energy-nexus/#respond Tue, 13 Apr 2021 12:40:22 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1333 È ormai risaputo:  acqua, cibo e risorse energetiche sono a rischio scarsità. Alcuni dati illustrano la situazione: entro il 2050 la produzione di cibo dovrà aumentare del 60% per rispondere alla domanda di una popolazione globale in crescita esponenziale; dal 2050 la domanda globale di acqua aumenterà del 55% e la metà della popolazione mondiale vivrà in aree sottoposte a difficoltà di approvvigionamento di acqua; nei prossimi 10 anni la produzione globale di energia aumenterà del 60%. La degradazione dell’ambiente e del suolo e il cambiamento climatico, inoltre, peggiorano il problema riducendo la quantità di suolo coltivabile.

Mettiamo insieme i vari tasselli e il quadro appare chiaro: soddisfare i bisogni sempre più sofisticati di una popolazione in crescita, tenendo in considerazione il rispetto dei limiti planetari, è un problema che dovremo affrontare il prima possibile.

Ma non finisce qui. Oltre al rischio di scarsità, i tre settori sono strettamente collegati l’un l’altro. Basta dire che l’elettricità conta per un 5-30% (stima) dei costi operativi di estrazione, trattamento e distribuzione dell’acqua. I prelievi di acqua dolce per la produzione di energia contano per circa il 15% del consumo mondiale di acqua, percentuale che è attesa aumentare al 20% entro il 2035. Il 70% del consumo globale di acqua è legato al settore agricolo e il 30% del consumo globale di energia è legato alla produzione di cibo.

Quindi, è chiaro che le scelte di produzione e l’efficienza di ogni settore hanno un impatto immediato sugli altri. È dalla comprensione di questi collegamenti che si è cominciato a parlare di “Water-Food-Energy Nexus“. Si tratta di un approccio alla gestione di tali risorse, che si basa sull’interdipendenza dei relativi settori e sulla necessità di garantire un accesso alle stesse che sia sostenibile ed equo, ovvero che rispetti i diritti fondamentali al cibo e all’acqua, tutelati dalla Dichiarazione Universale dei diritti Umani, in maniera coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (obiettivi 2, 6, 7).

Un approccio che dovrebbe essere tenuto in considerazione soprattutto in questo momento di cambiamento socio-economico e che dovrebbe essere tenuto in considerazione a livello europeo e a livello nazionale nei Recovery Plan attualmente in elaborazione.

Link e riferimenti per dati esposti:

https://www.water-energy-food.org/mission

https://rienergia.staffettaonline.com/articolo/34362/Il+nesso+acqua-energia:+fondamentale+per+il+clima/Alloisio

https://www.waterandfoodsecurity.org/scheda.php?id=52#:~:text=Il%20diritto%20al%20cibo%20pu%C3%B2,particolare%20donne%20e%20popolazioni%20indigene

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/22/acqua-cibo-ed-energia-su-questo-legame-si-basera-la-storia-dellumanita-di-questo-secolo/6140876/

Autrice: Camilla De Luca – Semi di Scienza e Cambiamo

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https://www.semidiscienza.it/2021/04/13/acqua-cibo-risorse-energetiche-e-il-water-food-energy-nexus/feed/ 0
Primo: difendi la terra https://www.semidiscienza.it/2021/04/06/primo-difendi-la-terra/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=primo-difendi-la-terra https://www.semidiscienza.it/2021/04/06/primo-difendi-la-terra/#respond Tue, 06 Apr 2021 17:17:24 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1323 Nel momento in cui si sta redigendo un Piano di ripresa e resistenza (PNRR) all’insegna di un’uscita “verde” dalla crisi pandemica, c’è chi propone la costruzione di logistiche su terreni agricoli: un esempio è in provincia di Pavia, dove i progetti proposti sono ben 5 (http://www.cnapavia.it/lassedio-delle-logistiche…/). Se realizzati, condannerebbero migliaia di ettari produttivi all’infertilità per i prossimi secoli. Un esempio locale specchio di un inveterato malcostume nazionale che non accenna a fermarsi. Secondo l’ultimo Rapporto ISPRA riferito al 2019, infatti, l’italico autocannibalismo consuma 2 metri quadrati di suolo al secondo, 21 campi di calcio al giorno, 57,2 Km quadrati in un anno (https://webgis.arpa.piemonte.it/secure_apps/consumo_suolo_agportal/index.html).

La terra però non soffre solo quando viene ricoperta di cemento o asfalto, lo fa anche quando la si intossica con pesticidi e fertilizzanti che fanno piazza pulita dell’universo di creature (dai lombrichi a tantissime specie di microrganismi) che, vivendo nei primi strati di suolo, sono le vere fattrici della sua fertilità.

Ma una volta che sia stata cementificata, asfaltata, prosciugata del suo humus, alla terra occorrono da cento a mille anni per riformare un centimetro di terreno fertile, duemila per rigenerarne 10 centimetri (https://www.terranuova.it/News/Agricoltura/Federbio-In-Italia-si-perdono-2-metri-quadri-di-suolo-al-secondo, https://www.terranuova.it/News/Agricoltura/Erosione-cemento-inquinamento-ogni-mezz-ora-persi-500-ettari-di-suolo).

Quindi, per realizzare un mondo davvero sostenibile c’è bisogno innanzitutto di terra, tanta e buona: meno cemento e asfalto e meno agricoltura intensiva, più terra ricca di suo e più agricoltura sana (https://www.lanuovaecologia.it/la-terra-vale-di-piu-se-lasciata-selvaggia/?fbclid=IwAR3_osFf9nLeK0rmGECgstT9r0KWt7qXGCeWY2q6l1drK4Tp8_Gc9aV9dLI). Come peraltro previsto dall’iniziativa europea “Farm to fork”.

autrice: Cinzia Tromba, referente scientifica del progetto “CAMBIAMO di Garbriele Porrati”.

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