Climate change – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it Tue, 17 Dec 2024 19:59:18 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.10 https://www.semidiscienza.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Semi-di-scienza-1-32x32.png Climate change – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it 32 32 Advancing the Protection Principle https://www.semidiscienza.it/2024/12/17/advancing-the-protection-principle/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=advancing-the-protection-principle https://www.semidiscienza.it/2024/12/17/advancing-the-protection-principle/#respond Tue, 17 Dec 2024 19:59:18 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=3017

La nuova pubblicazione Advancing the Protection Principle di Let’s Be Nice to the Ocean, pubblicata il 30 ottobre 2024 a Cali, Colombia, in occasione della COP sulla Biodiversità, delinea le proposte chiave per migliorare la conservazione degli oceani attraverso il Principio di Protezione alla prossima Terza Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano (UNOC3) che si terrà a Nizza, in Francia, nel giugno 2025.

Il Principio di Protezione chiede che la protezione degli oceani diventi la norma, non l’eccezione, garantendo che l’onere della prova ricada sulle industrie estrattive e inquinanti, in modo che la preservazione e il ripristino della salute degli oceani e degli ecosistemi abbiano la precedenza sullo sfruttamento.

“Il documento chiede che il Piano d’azione per l’oceano di Nizza, nel giugno 2025, approvi il principio di protezione come obiettivo ambizioso” ha detto Rémi Parmentier, autore di Advancing the Protection Principle.

Con questo in mente, come movimento Let’s Be Nice to the Ocean proponiamo che il Piano d’azione per l’oceano di Nizza accetti di formare un gruppo ad hoc per redigere un rapporto su modalità e opzioni e una tabella di marcia prima della quarta conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani nel 2028.

Perché adesso?

Il ruolo dell’oceano come “sala macchine” del sistema climatico globale è inconfutabile. Assorbe il 90% del calore in eccesso generato dalle attività umane e circa il 25% delle emissioni di anidride carbonica, mitigando gli impatti climatici. Tuttavia, ciò ha un costo elevato, poiché l’oceano deve affrontare un riscaldamento, un’acidificazione e una perdita di biodiversità senza precedenti.

Il rapporto Advancing the Protection Principle delinea raccomandazioni cruciali per i politici e le parti interessate, tra cui l’approvazione del principio di protezione come obiettivo ambizioso a Nizza, l’eliminazione della pesca dannosa e di altri sussidi dannosi per l’ambiente, una moratoria sull’estrazione mineraria in acque profonde e sulla pesca a strascico d’altura, e la protezione dell’Oceano Meridionale e del Mar Mediterraneo. Queste azioni ambiziose mirano ad affrontare le crisi ambientali efficacemente interconnesse: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento.

A Nizza, a sostegno del principio di tutela dei diritti e della giustizia dell’oceano

A Nizza, i governi dovrebbero approvare il Principio di Protezione per trasformare il modo in cui gestiamo la nostra biodiversità oceanica condivisa, ripensando gli approcci ai diritti di accesso, alle responsabilità e alle quote, soprattutto perché il cambiamento climatico intensifica le pressioni sugli ecosistemi marini. Questo nuovo quadro si allinea con la nozione emergente di diritti dell’oceano e affronta i principi alla base della giustizia oceanica, che richiedono un uso equo e sostenibile delle risorse oceaniche, in particolare per le popolazioni indigene e le comunità costiere vulnerabili che dipendono dall’oceano per il loro sostentamento e il loro patrimonio culturale.

Il tempo per l’oceano sta per scadere. Se i governi non coglieranno l’opportunità di Nizza di invertire la tendenza, uno tsunami di conseguenze – l’innalzamento dei mari, la morte delle barriere coralline e il collasso della pesca – raggiungerà presto le nostre coste.

Per scaricare Advancing the Protection Principle clicca qui

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L’Affresco del Clima a Internet Festival https://www.semidiscienza.it/2022/09/15/laffresco-del-clima-a-internet-festival/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=laffresco-del-clima-a-internet-festival https://www.semidiscienza.it/2022/09/15/laffresco-del-clima-a-internet-festival/#respond Thu, 15 Sep 2022 19:31:30 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1745

Per il secondo anno consecutivo torniamo a Internet Festival, che nell’edizione 2022 assume la declinazione di #imperfezione.

Grazie a Camilla De Luca ed Enrico Lucca quest’anno porteremo una novità assoluta: l’Affresco del clima è un laboratorio ludico che consiste in un gioco di carte coinvolgente molteplici gruppi di 8 partecipanti in una riflessione su cause ed effetti del cambiamento climatico.

Il gioco (in lingua originale, La Fresque du Climat) è stato ideato in Francia da Cédric Ringenbach nel 2018.

Prenotazioni qui.

Domenica 9 ottobre 2022

Pisa, Logge dei Banchi

Scarica la locandina

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Obiettivo Carbon Neutrality – Divulgare la complessità https://www.semidiscienza.it/2022/09/15/obiettivo-carbon-neutrality/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=obiettivo-carbon-neutrality https://www.semidiscienza.it/2022/09/15/obiettivo-carbon-neutrality/#respond Thu, 15 Sep 2022 19:21:16 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1739

Il 27 e il 28 settembre presso la sede centrale del CNR a Roma, si terrà la conferenza nazionale organizzata da ICOS Italy Obiettivo Carbon Neutrality: ruolo, stato e prospettive delle osservazioni ambientali.

La conferenza costituirà un momento di confronto su uso, sfide, opportunità e ruolo delle misure di alta qualità raccolte dalle diverse Infrastrutture di Ricerca per raggiungere gli obiettivi di carbon neutrality, necessari a contrastare l’emergenza climatica.

Semi di Scienza sarà presente con Yuri Galletti e Luciano Celi che presenteranno il poster Divulgare la complessità.

Mercoledì 28 settembre 2022

Roma, Piazzale Aldo Moro 7

Scarica il poster Divulgare la complessità

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La complessità della negoziazione climatica: la COP26 https://www.semidiscienza.it/2021/12/07/la-complessita-della-negoziazione-climatica-la-cop26/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-complessita-della-negoziazione-climatica-la-cop26 https://www.semidiscienza.it/2021/12/07/la-complessita-della-negoziazione-climatica-la-cop26/#respond Tue, 07 Dec 2021 15:02:33 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1514 La ventiseiesima Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), in una sigla COP26, si è tenuta a Glasgow (Scozia) dal 31 ottobre al 12 novembre 2021. È stata presieduta dal governo britannico in partnership con l’Italia, dove a settembre si è svolta, a Milano, la conferenza preparatoria Pre-COP26.

Circa un anno fa il presidente della COP26 Alok Sharma dichiarava: “I passi che stiamo prendendo per ricostruire le nostre economie avranno un profondo impatto sulla sostenibilità, la resilienza e il benessere delle nostre future società e la COP26 può essere un’occasione in cui il mondo si unisce in nome di una ripresa pulita e resiliente”.

Ora, a un mese circa dalla fine della conferenza e a mente fredda, avendo ascoltato centinaia di dichiarazioni e letto decine di articoli sull’argomento, cosa possiamo realmente dire?

LE PREMESSE

Innanzitutto, un evento di negoziazione di questa portata dovrebbe essere considerato come estremamente complesso, in quanto i 197 paesi coinvolti devono necessariamente trovare un accordo o più accordi, ma ognuno di questi presenta le sue criticità, ha le sue priorità politiche, definisce specifiche leggi nazionali spesso molto differenti tra i vari paesi. Inoltre pesano i grandi divari economici tra paesi ricchi e paesi poveri e le disuguaglianze sociali, ancora più accentuate in seguito alla pandemia globale da Covid-19. L’aspetto principale che hanno in comune questi paesi è che si basano tutti fondamentalmente sull’economia degli idrocarburi, da cui deriva la crisi climatica che deve essere risolta a livello globale. Quindi i negoziati sul clima rappresentano oggi uno dei processi multilaterali più complicati della storia dell’umanità.

Una seconda premessa, più di carattere scientifico, riguarda il fatto che il modello economico che ha permesso negli ultimi due secoli lo sviluppo della nostra specie ha sicuramente portato enormi e concreti benefici, ma allo stesso tempo ci ha guidati verso una crisi planetaria dovuta al cambiamento climatico, alle modificazioni irreversibili degli ecosistemi, alla perdita di biodiversità, all’eccessiva urbanizzazione e quindi all’alterazione dei delicati equilibri della biosfera. Occorre ribadire il fatto che gli effetti dell’aumento della concentrazione dei gas serra climalteranti in atmosfera e il conseguente aumento della temperatura media globale sono molteplici e colpiscono gli ecosistemi, la componente vivente e quella fisica fino a impattare sul nostro sistema socio-economico perché tutte le componenti delle biosfera sono interconnesse e si influenzano. Anche se riuscissimo ad azzerare le emissioni antropiche di gas serra entro il 2050 gli effetti e le conseguenze del cambiamento climatico, già in atto, persisteranno ancora per moltissimi anni.

LE ASPETTATIVE

Ogni anno i paesi si ritrovano a discutere di clima e di quali strategie mettere in atto per affrontare la questione climatica. I report scientifici dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), principale organismo internazionale per la valutazione del cambiamento climatico istituito nel 1988, vengono inviati ai decisori politici che quindi hanno appreso, dall’ultimo documento, che “limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto a 2°C potrebbe andare di pari passo con il raggiungimento di una società più sostenibile ed equa”, ma che allo stesso tempo “limitare il riscaldamento globale a 1,5°C richiede cambiamenti rapidi, lungimiranti e senza precedenti in tutti gli aspetti della società”.

COP26 era vista da molti come un’ultima spiaggia, da altri osservatori come un’opportunità unica di cambio di passo, mentre da altri ancora, più critici, come un’inutile appuntamento di blablabla.

I RISULTATI

Diamo qualche dato. La conferenza è stata la più partecipata di sempre, con circa 40.000 delegati, tra cui quasi 22.000 delegati delle Parti, quasi 12.000 rappresentanti di ONG (organizzazioni non governative), poco più di 1000 rappresentanti dell’ONU (Nazioni Unite) e ha visto le presenza di molti giornalisti (oltre 3000). È stata anche la più seguita di sempre e questo dimostra come ci sia una crescente consapevolezza sul tema anche da parte dei media generalisti e dell’opinione pubblica oltre che da parte delle istituzioni.

In sintesi, COP26 aveva quattro obiettivi principali: (1) mitigazione, (2) adattamento, (3) finanza e (4) collaborazione. Il 13 novembre 2021 il patto per il clima di Glasgow (Glasgow Climate Pact) è stato firmato dai 197 paesi partecipanti.

Sono state 50 le decisioni ufficiali prese durante le due settimane di negoziati che hanno permesso di raggiungere alcuni risultati importanti. In primis sono stati approvati i decreti attuativi, tra cui tabelle e formati, che serviranno a formalizzare gli accordi di Parigi del 2015 (COP21) e che saranno applicabili a tutti i paesi entro il 2024. Inoltre sono state approvate le regole sul mercato globale della CO2 (articolo 6 dell’Accordo di Parigi), con un testo approvato all’unanimità da esperti e associazioni ambientaliste.

Un altro importante punto è rappresentato dall’aumento dell’ambizione negli impegni di riduzione delle emissioni climalteranti. È stata ribadita la necessità di contenere l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5°C rispetto ai valori pre-industriali, così come suggerito dalla comunità scientifica.

Occorre inoltre evidenziare un fatto importante sulla questione dei combustibili fossili, il cui termine non compariva nemmeno nell’Accordo di Parigi e sembrava essere diventato un vero e proprio tabù. Invece, durante COP26, più di 60 paesi, fra cui molti in via di sviluppo, hanno sottoscritto un documento in cui si impegnano a non costruire nuove centrali a carbone.

130 Stati e numerose istituzioni finanziarie si impegneranno inoltre “per arrestare e invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030”. Per raggiungere tale scopo sono stati stanziati 12 miliardi di dollari dai singoli paesi e 7 da società private, tuttavia tale impegno non è vincolante per i governi e quindi non ci sarebbero conseguenze in caso di violazioni.

Molto importante dal punto di vista politico e strategico l’accordo tra Cina e Stati Uniti al fine di collaborare per risolvere insieme la questione climatica.

Non è purtroppo stato raggiunto un impegno definitivo per il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per sostenere i paesi più vulnerabili. Questo accordo doveva già essere raggiunto nel 2020. Tuttavia la negoziazione è proseguita anche durante COP26 grazie all’impegno messo in campo da parte di istituzioni finanziarie e paesi partecipanti al fine di aumentare i propri contributi e raggiungere il traguardo dei 100 miliardi il prima possibile.

Per quanto riguarda la tematica, spesso sottovalutata, dell’adattamento al cambiamento climatico si è raggiunta un’intesa sul programma di lavoro relativo al “Global Goal on Adaptation”, finalizzato a definire gli indicatori per monitorare le azioni di adattamento dei Paesi.

È stata infine la COP in cui si è riconosciuto finalmente il fondamentale e determinante lavoro della comunità scientifica, anch’essa chiamata a compiere sforzi senza precedenti in termini di cooperazione e produttività, considerando inoltre che spesso non riceve finanziamenti adeguati a sostenere le proprie ricerche.

In definitiva, si può affermare con certezza che qualche passo in avanti è stato fatto, ma sicuramente ancora insufficiente per evitare quel repentino cambio di stato del sistema biosfera che potrebbe tramutare la Terra in un ambiente molto inospitale, sicuramente inadatto a sostenere i nostri bisogni. Occorre quindi ancora definire molte strategie d’intervento e continuare sulla strada dell’azione, continuando a lavorare nella direzione delle neutralità climatica, rafforzando la cooperazione tra stati e investendo sullo sviluppo sostenibile. Ciò si raggiunge potenziando la ricerca scientifica, l’istruzione e la comunicazione. Questi ambiti sono determinanti per poter affrontare con consapevolezza le grandi criticità globali e la complessità che ne deriva. Infine, è dal mondo delle istituzioni che ci aspettiamo sempre qualcosa in più, sia a livello internazionale quando si tratta di andare a negoziare sia a livello nazionale e locale quando si tratta di individuare azioni concrete volte a promuovere la necessaria transizione ecologica fondamentale per dare un futuro alla nostra specie.

Autori: Gruppo sostenibilità Semi di Scienza (Yuri Galletti, Luciano Celi, Tosca Ballerini, Camilla De Luca, Cinzia Tromba, Matteo Bo)

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Il buco dell’ozono https://www.semidiscienza.it/2021/09/21/il-buco-dellozono/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-buco-dellozono https://www.semidiscienza.it/2021/09/21/il-buco-dellozono/#respond Tue, 21 Sep 2021 18:09:42 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1459 In questo articolo parliamo di un tema ancora purtroppo attuale: l’impoverimento dell’ozono della stratosfera, comunemente noto come “buco dell’ozono”.

Come premessa è opportuno ricordare che la presenza “benefica” dell’ozono negli strati alti dell’atmosfera (20-30 km) non deve essere confusa con l’inquinamento da ozono all’altezza del suolo, che provoca irritazione alle nostre vie respiratorie soprattutto in periodo estivo (il che ci porta a ricordare che la scarsa qualità dell’aria non è un problema solo invernale). L’ozono stratosferico, infatti, genera una sorta di schermo dalla radiazione solare ultravioletta proteggendo il pianeta dai potenziali danni permanenti alle cellule animali (e quindi anche umane) e dagli effetti nocivi sulla crescita dei vegetali. Una riduzione dell’ozono in stratosfera comporta quindi l’arrivo di un maggior quantitativo di raggi UV al suolo.

L’uomo, liberando in atmosfera sostanze chiamate ODS (Ozone Depleting Substances) quali i noti “CFC” (impiegati come refrigeranti, solventi e agenti propellenti nell’industria e nella vita di tutti i giorni) ha determinato negli anni l’assottigliamento di questo schermo protettivo in alcune aree del pianeta.

Tra quelle più fragili vi è il Polo Sud, che con le sue condizioni ambientali estreme vede ogni anno un drastico calo dello spessore dello strato di ozono al termine dell’inverno polare (con il ritorno di una maggior radiazione solare). Al Polo Nord, questa problematica è generalmente meno comune grazie alla minore intensità e durata del freddo in stratosfera per effetto delle correnti oceaniche (sotto i -80°C si generano le nubi stratosferiche polari che innescano i meccanismi chimici causa della deplezione dell’ozono).

Nonostante il Protocollo di Montreal del 1987, che ha portato ad alcuni segnali di “guarigione”, la problematica non è ancora risolta poiché queste sostanze sono tuttora circolanti in atmosfera. Nel 2020 così come nel 1997 e nel 2011 si sono generati dei “buchi” nel Polo Nord che verso la primavera si sono dispersi come masse d’aria arrivando fino all’Europa.

Da uno studio recente a cui hanno partecipato il CNR e l’ARPA Valle d’Aosta (The 2020 Arctic ozone depletion and signs of its effect on the ozone column at lower latitudes, consultabile all’indirizzo https://rdcu.be/cxWkt) emerge che nel nord Italia si sono verificati valori di radiazione UV superiori alla media nel periodo compreso tra aprile e maggio 2020. I ricercatori affermano che si tratti di “un evento raro, ma che potrebbe diventare sempre più probabile col riscaldamento globale” e che la problematica è “fortunatamente tornata ai suoi valori tipici in poche settimane e le variazioni osservate nei mesi di aprile e maggio 2020 (un aumento di circa il 20%) non devono destare eccessiva preoccupazione, sia per la durata limitata del fenomeno sia perché oggi si dispone di tutta l’informazione necessaria per proteggerci”.

L’evento, tuttavia, è rappresentativo in ottica scientifica poiché dalle sei stazioni europee di monitoraggio (dalle Svalbard a Roma passando per Aosta) è stato possibile ricostruire il movimento delle masse povere di ozono dal Polo Nord fino al Mediterraneo. I dati hanno confermato l’origine artica dell’evento ma hanno inoltre evidenziato, nella complessità del fenomeno, il verificarsi di ulteriori interferenze e sinergie locali nelle maggiori radiazioni UV registrate nel periodo. Secondo i ricercatori, una delle cause è imputabile alla riduzione del particolato al suolo, in grado anch’esso di assorbire i raggi UV, per effetto del lockdown. In Valle d’Aosta, alla tipica risalita degli inquinanti atmosferici dalla Pianura Padana (che ha compensato parte della riduzione delle emissioni durante il lockdown), la radiazione si è riscontrata elevata anche per effetto di alcune giornate serene e secche su tutta l’Europa nella primavera 2020. È opportuno ricordare, come citato dall’ARPA, che per l’incidenza della radiazione UV al suolo, “alcuni studi evidenziano un possibile ruolo delle emissioni da traffico aereo sull’ozono a quote intermedie (libera troposfera)”.

Infine, abbiamo citato poco fa l’interferenza del cambiamento climatico. Pare, infatti, che un contributo a una più frequente formazione del buco dell’ozono artico sia imputabile all’effetto serra (ovvero all’innalzamento delle temperature al suolo) che innesca un contrapposto raffreddamento della stratosfera, alla radice di tale deplezione. Gli autori concludono che anche attraverso il monitoraggio in continuo della radiazione UV si potranno osservare i rischi a livello locale connessi ai fenomeni globali complessi.

Autore: Matteo Bo – socio, ingegnere ambientale

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#All4ClimateItaly2021: secondo evento https://www.semidiscienza.it/2021/09/21/all4climateitaly2021-secondo-evento/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=all4climateitaly2021-secondo-evento https://www.semidiscienza.it/2021/09/21/all4climateitaly2021-secondo-evento/#respond Tue, 21 Sep 2021 18:00:39 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1456 Programma

Ore 10:30 Saluti istituzionali Alessandra Nardini, Assessora all’istruzione Regione Toscana

Ore 10:50 Il decennio del mare – gli effetti del cambiamento climatico sugli oceani

Intervengono Yuri Galletti, Phd. Biologo marino, presidente Semi di Scienza

Virginia Sciacca, PhD. Biologa marina specializzata in bioacustica, ass. eConscience – Art of Soundscape

Nota: I temi affrontati saranno: (1) il futuro del nostro mare, con particolare riferimento all’area tirrenica settentrionale, ed alle criticità riguardanti gli effetti del riscaldamento globale; (2) ascoltare per tutelare: il suono e l’impatto del rumore in ambiente marino; (3) le principali soluzioni per la lotta al cambiamento climatico, con particolare riferimento all’economia circolare.

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Lotta al cambiamento climatico: soluzioni a livello locale https://www.semidiscienza.it/2021/05/27/lotta-al-cambiamento-climatico-soluzioni-a-livello-locale/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=lotta-al-cambiamento-climatico-soluzioni-a-livello-locale https://www.semidiscienza.it/2021/05/27/lotta-al-cambiamento-climatico-soluzioni-a-livello-locale/#respond Thu, 27 May 2021 16:29:26 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1414 L’evento è una due giorni (5 giugno e 18 settembre) che si terrà presso Villa Crastan di Pontedera (PI). Parteciperanno rappresentanti del mondo delle Istituzioni, delle aziende, del terzo settore e della ricerca scientifica.

Parleremo di criticità globali e locali legate al cambiamento climatico, e di azioni collettive che possono essere intraprese per mitigare il fenomeno e per l’adattamento a tale problema. Verrà fatto un focus sulle iniziative che possono dare benefici ambientali, economici e sociali a livello locale. Tra i relatori ci saranno rappresentanti delle istituzioni, delle aziende, della società civile, e della ricerca.

L’evento rientra nel progetto All4Climate-Italy2021 (https://all4climate2021.org/it/) del Ministero della Transizione Ecologica ed è patrocinato da Regione Toscana.

Per partecipare in presenza occorre compilare il seguente form: https://docs.google.com/forms/d/1lwihGLEDSZ5VkbG0Xdt4xtZ19UsIkBouanGHazQYSyg/edit

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Cambiamento climatico e gestione dei rifiuti https://www.semidiscienza.it/2019/04/08/cambiamento-climatico-e-gestione-dei-rifiuti/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cambiamento-climatico-e-gestione-dei-rifiuti https://www.semidiscienza.it/2019/04/08/cambiamento-climatico-e-gestione-dei-rifiuti/#respond Mon, 08 Apr 2019 12:44:52 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=428 Venerdì 5 aprile Semi di Scienza ha esordito sulla scena pisana parlando di antropocene e cambiamento climatico.

Gli amici di BioAlSacco ci hanno raccontato come la strategia rifiuti zero possare portare benefici al clima, ma anche economici.
Abbiamo parlato di scienza, di attualitá e di futuro, creando consapevolezza sulle grandi emergenze globali e capendo come nel quotidiano ognuno di noi possa fare la differenza.

Le attività umane, lo stile di vita e le variazioni dell’uso del territorio, oltre ad influenzare gli equilibri climatici, sono causa dell’immissione nell’ambiente naturale di tonnellate di rifiuti. Ogni anno a livello globale sono prodotti quattro miliardi di tonnellate di rifiuti urbani e industriali, oltre 650 chilogrammi per ogni abitante del pianeta, con una netta prevalenza dei Paesi occidentali. Il legame fra la gestione dei rifiuti e il clima è spesso ritenuto di secondaria importanza da parte degli amministratori pubblici e privati a tutti i livelli. Tuttavia, nelle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici, la gestione dei rifiuti è probabilmente il settore dove la società civile può ricoprire un ruolo di primo piano attraverso il suo diretto coinvolgimento e responsabilizzazione.


C’è tanto da capire, tanto da imparare, ma ci sono anche molte certezze inequivocabili che vanno divulgate.
La scienza è metodo e comunità. Ci vediamo l’11 maggio sempre a Pisa, per un grande evento. Stay tuned…

Dott. Yuri Galletti

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