IPCC – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it Wed, 13 Mar 2024 12:39:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.8.10 https://www.semidiscienza.it/wp-content/uploads/2019/01/cropped-Semi-di-scienza-1-32x32.png IPCC – Semi di Scienza https://www.semidiscienza.it 32 32 Gli effetti locali del cambiamento climatico: il caso del Piemonte https://www.semidiscienza.it/2022/04/04/gli-effetti-locali-del-cambiamento-climatico-il-caso-del-piemonte/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=gli-effetti-locali-del-cambiamento-climatico-il-caso-del-piemonte https://www.semidiscienza.it/2022/04/04/gli-effetti-locali-del-cambiamento-climatico-il-caso-del-piemonte/#respond Mon, 04 Apr 2022 21:23:23 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1638 Molti sono i riferimenti e le ricerche relativi al clima del nostro pianeta, che sta (rapidamente e inesorabilmente) mutando. Se poco a livello concreto si è fatto per cambiare la nostra impronta sul pianeta dal famoso rapporto I limiti alla crescita – recentemente ri-edito in Italia e che ha da poco spento le 50 candeline dall’uscita – qualcosa si sta muovendo a livello accademico e nelle attività di molte associazioni ambientaliste e di divulgazione scientifica. Da anni, il riferimento principale a livello globale sono i rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite (https://www.ipcc.ch/), mentre a livello locale il numero di ricerche scientifiche in materia sta aumentando esponenzialmente.

È proprio a livello locale che bisogna ragionare per cercare di “catturare” l’attenzione del grande pubblico. La domanda principale deve essere: ai +2°C di media globale stimati nelle curve dell’IPCC (rispetto ai valori pre-industriali), che cosa corrisponde come effetto sul clima del mio territorio?

Forse può essere utile scegliere un caso specifico: in questo articolo si prova a sintetizzare l’esempio del Piemonte. Per farlo – rimandando alla specifica lettura del rapporto completo disponibile all’indirizzo https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2020-07/analisi_scenari_clima_regionale_periodo_2011-_2100.pdf – si è scelto di utilizzare l’ultimo studio pubblicato dalla Regione nel giugno 2020, suddiviso in alcuni brevi paragrafi in stile post-it.

POST-IT N°1: METODO

  • Analisi condotta da Regione Piemonte per valutare le varie componenti climatiche sul territorio da qui al 2100
  • Utilizzati i modelli regionali di ultima generazione con lo scenario emissivo di mitigazione RCP4.5 e quello tendenziale a elevate emissioni RCP8.5
  • Aggregazione dei dati su tre intervalli: 2011-2040; 2041-2070; 2071-2100

“Considerando i benefit ambientali e sociali delle politiche di riduzione delle emissioni e di contrasto e adattamento al cambiamento climatico, l’incertezza dello scenario diventa sempre meno rilevante ai fini dell’azione. I cambiamenti sempre più rapidi confermano l’urgenza di agire.”

POST-IT N°2: TEMPERATURE

  • Tasso di incremento ogni 10 anni pari a 0.2°C (RCP4.5) o 0.5°C (RCP8.5) corrispondenti a +2°C oppure + 4°C a seconda dei due scenari emissivi
  • Nel migliore degli scenari (RCP4.5), in montagna il riscaldamento ogni 10 anni sarà di 0.3°C sopra i 700 m e 0.7-0.8°C sopra i 1500 m
  • Nel peggiore degli scenari (RCP8.5) la temperatura massima media estiva in pianura sarà ovunque superiore a 30°C mentre in inverno sarà intorno ai 10°C. In montagna in primavera non vi saranno aree con temperatura minima inferiore agli 0°C
  • Il numero di notti tropicali (con temperatura minima dell’aria maggiore di 20°C) e il numero di giorni tropicali (con temperatura massima maggiore di 30°C) mostrano un deciso aumento in entrambi gli scenari

“… si può affermare che più della metà del periodo estivo a metà secolo sarà caratterizzato da giorni tropicali e quasi l’intera estate a fine secolo, in particolare nello scenario tendenziale. Anche in questo caso la variazione è superiore per le zone di pianura anche se alcune zone di fondovalle iniziano a essere interessate a partire dalla metà del secolo”

POST-IT N°3: PIOGGIA

  • Le precipitazioni totali annue (cumulate) tenderanno a diminuire ma in modo statisticamente non significativo
  • Quello che cambierà maggiormente è il regime pluviometrico con meno piogge in primavera (che non sarà più la stagione più piovosa) e, in generale, con una diminuzione dei giorni di piovosità a discapito di fenomeni più intensi
  • Aumenteranno i periodi secchi (in particolare in montagna) e i mesi più siccitosi saranno dicembre e luglio

“… Questo fornisce un’indicazione di incremento delle precipitazioni più intense e, nello stesso tempo, ci dice che i meccanismi di formazione degli eventi estremi non dipendono linearmente dagli scenari emissivi, ma giocano un ruolo importante i meccanismi di retroazione, che rendono difficile la loro previsione, anche climatica.”

POST-IT N°4: NEVE

  • Il rapporto tra la parte nevosa e le precipitazioni totali (pioggia + neve) tende a diminuire in entrambi gli scenari (ovvero sempre meno acqua cadrà al suolo come neve)
  • In poche aree il rapporto rimarrà tra 0.2-0.3 a fine secolo
  • Indicativamente dal 2050, nello scenario peggiore (RCP8.5), non nevicherà a basse quote

“Nello scenario RCP8.5 tutta la fascia prealpina vede azzerare questo rapporto dalla seconda metà del secolo”

POST-IT N°5: GRADI GIORNO DI RISCALDAMENTO E RAFFRESCAMENTO

  • Si definiscono come la differenza tra la temperatura di comfort, rispetto alla quale la richiesta energetica è minima, e la temperatura esterna media giornaliera
  • Nello scenario migliore (RCP4.5) alcune aree di pianura passeranno dalla fascia climatica E alla D mentre parte di quelle prealpine dalla F alla E
  • In quello peggiore (RCP8.5) la maggior parte delle aree cambieranno classe, escluse le zone montane

“Questo significa che le necessità di raffrescamento per adattarsi alle nuove temperature estive aumenteranno fino a triplicare rispetto alle attuali nello scenario con iniziative di mitigazione, e fino a 8-9 volte rispetto alle attuali nello scenario tendenziale.”

POST-IT N°6: SICCITÁ

  • L’Indice di Precipitazione Standard (SPI) fornisce un’indicazione di quanto si discosta una serie temporale di precipitazione rispetto a una media climatologica
  • Nello scenario migliore (RCP4.5) si alterneranno periodi (annate) siccitosi e piovosi ma i valori estremi di siccità aumenteranno
  • Nello scenario peggiore (RCP8.5) dalla seconda metà del secolo diminuiranno gli anni piovosi a discapito di quelli siccitosi (nell’ultimo trentennio in modo netto)
  • Le condizioni di siccità severe saranno ricorrenti sul settore meridionale e sulla zona prealpina occidentale

“Negli anni estremamente siccitosi, tale condizione è uniforme sul territorio regionale, mentre negli anni piovosi, parte del territorio può trovarsi in condizioni di siccità anche estrema”

POST-IT N°7: EVAPOTRASPIRAZIONE

  • Rappresenta la quantità di acqua che viene trasferita dal sistema suolo/vegetazione all’atmosfera (in condizioni “ottimali” il contenuto idrico del suolo non costituisce un fattore limitante)
  • È un indicatore dell’impatto del cambiamento climatico sull’agricoltura e dipende fortemente dalla temperatura dell’aria
  • Nello scenario migliore (RCP4.5) aumenta con un trend di +13.3 mm ogni 10 anni mentre nel peggiore (RCP8.5) di +34.6 mm ogni 10 anni
  • Questo corrisponde a +8% (RCP4.5) e +15% (RCP8.5) in media

“Trattandosi di un valore potenziale, l’indicatore non tiene conto della reale disponibilità idrica del terreno, quindi tali aumenti potrebbero essere compensati da incrementi della precipitazione, che però dalle analisi non si evincono, facendo ipotizzare un aumento delle condizioni di siccità per la componente agricola.”

POST-IT N°8: INCENDI BOSCHIVI

  • L’indice FWI (Fire Weather Index) fornisce una indicazione sulle difficoltà operative di spegnimento degli incendi boschivi
  • In entrambi gli scenari è in aumento marcato soprattutto durante la stagione vegetativa (da aprile a ottobre)
  • Si prevede un incremento molto marcato del numero di giorni in cui si verificano condizioni favorevoli all’innesco dell’incendio, spostando l’attenzione verso una stagione che non è quella tipica degli incendi boschivi in Piemonte

“Complessivamente ci si attende un aumento marcato non soltanto nel numero di giorni con condizioni predisponenti l’innesco, ma anche incendi ad alta velocità di propagazione, persistenti e caratterizzati da difficoltà di spegnimento”

Autore: Matteo Bo – socio, ingegnere ambientale

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Tipping points: cosa sono i punti di non ritorno? https://www.semidiscienza.it/2021/06/15/tipping-points-cosa-sono-i-punti-di-non-ritorno/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=tipping-points-cosa-sono-i-punti-di-non-ritorno https://www.semidiscienza.it/2021/06/15/tipping-points-cosa-sono-i-punti-di-non-ritorno/#respond Tue, 15 Jun 2021 11:59:31 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=1421 Di crisi climatica si parla molto, ma perché si tratta di un’emergenza?

I cosiddetti “punti di non ritorno” sono ciò che può farci comprendere la gravità della crisi climatica. Si tratta di eventi che, se accadessero, permetterebbero al riscaldamento globale di autoalimentarsi per secoli o millenni. Inoltre, se questi eventi fossero innescati, ridurre le concentrazioni di gas climalteranti nell’atmosfera per tornare alle condizioni precedenti non sarebbe sufficiente: si tratterebbe di cambiamenti definitivi del nostro sistema climatico.

Secondo alcuni studi dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) la soglia da superare per innescarli sarebbe stata 5°C di riscaldamento, ma è stata ridefinita da due recenti report dello stesso fra 1 e 2°C.
Secondo un articolo pubblicato sulla rivista internazionale Nature, i punti di non ritorno della biosfera sono i seguenti: scioglimento dei ghiacci nell’Artico, siccità più frequenti in Amazzonia, rallentamento della circolazione atlantica, morte delle barriere coralline, scioglimento della calotta di ghiaccio della Groenlandia, scongelamento del permafrost (e molti altri). Si pensa anche che questi siano concatenati secondo un sistema di feedback positivi, e che si possa determinare un effetto domino. Perché questi eventi comporterebbero dei cambiamenti irreversibili? Oltre che minare il sistema che supporta la vita sul nostro pianeta, alcuni punti critici della biosfera come lo scioglimento del permafrost e lo scioglimento della calotta di ghiaccio della Groenlandia, ovvero dei depositi di carbonio naturale, possono per esempio causare il rilascio di ulteriori gas climalteranti. Ciò porterebbe il riscaldamento globale ad autoalimentarsi.

Per questo motivo le cause del riscaldamento globale vanno affrontate il prima possibile. Le azioni promesse dagli stati genereranno probabilmente comunque un aumento di 3°C. Come sottolineano i recenti rapporti IPCC è invece cruciale rimanere entro gli 1.5° di riscaldamento. Ciò richiede una risposta di emergenza e i futuri meeting internazionali come la COP 26 prevista per novembre 2021 saranno cruciali per determinare una risposta efficace. La crisi climatica è un’emergenza.

Per approfondire: https://www.nature.com/articles/d41586-019-03595-0

Autrice: Camilla De Luca – Cambiamo & Semi di Scienza

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Attualità e futuro https://www.semidiscienza.it/2020/04/06/attualita-e-futuro/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=attualita-e-futuro https://www.semidiscienza.it/2020/04/06/attualita-e-futuro/#respond Mon, 06 Apr 2020 16:12:31 +0000 https://www.semidiscienza.it/?p=899 di Yuri Galletti


Nel gennaio del 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), agenzia specializzata delle Nazioni Unite nata nel 1946 per occuparsi di salute [1], pubblicò una lista di dieci minacce alla salute globale all’interno del 13° Programma Generale di Lavoro (2019-2023) [2]. Colpisce particolarmente trovare al terzo posto una pandemia influenzale globale. Secondo l’OMS: “il mondo affronterà una pandemia influenzale, anche se non si sa quando colpirà e quanto sarà grave”. Dunque, la comunità scientifica prevedeva da alcuni anni con probabilità molto alta che nel mondo si potessero verificare delle epidemie e pandemie. Interessante è anche scoprire che la più grande emergenza planetaria che dobbiamo affrontare, secondo l’OMS, è dovuta all’inquinamento atmosferico e ai cambiamenti climatici. Per approfondire quest’ultimo punto, occorrono alcune precisazioni scientifiche. Infatti, quando parliamo di clima, facciamo riferimento ad un complesso sistema molto dinamico costituito da idrosfera, atmosfera, biosfera, criosfera e litosfera. Quando si parla di variabilità climatica ci riferiamo sia a fluttuazioni dovute a cause naturali (come la circolazione degli oceani) sia ad oscillazioni più marcate dovute a fattori esterni (come le attività antropiche).

La comunità scientifica internazionale è oggi unanimemente concorde nel considerare le attività degli esseri umani come causa determinante dell’attuale riscaldamento globale. Il dibattito sulla questione climatica è comunque aperto da molti decenni. La prima conferenza sul clima risale addirittura al 1979, a Ginevra, quando venne adottato il programma mondiale di ricerca sul clima. Nel 1988 nasce il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) che, basandosi sulla letteratura scientifica pubblicata, valuta lo stato del cambiamento climatico globale. Ad oggi sono stati pubblicati cinque rapporti dell’IPCC sul clima, e nel 2021 ne uscirà uno nuovo. L’ultimo rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici, a cui hanno partecipato scienziati provenienti da oltre 110 Paesi, è il quinto (AR5) ed è uscito nel 2014 [3]. In questo documento viene esplicitamente dichiarato che per limitare l’aumento di temperatura di 2°C rispetto ai valori preindustriali, occorre ridurre e azzerare le emissioni di CO2 (anidride carbonica, uno dei principali gas serra) entro il 2050. Questo vuol dire che non ci rimane più troppo tempo, ormai da decenni conosciamo le conseguenze a cui andiamo incontro se non mettiamo in atto delle misure opportune per contenere l’entità del cambiamento climatico.

Oggigiorno ogni individuo attraverso le sue azioni, modifica indubitamente la vita di tutti gli altri abitanti del Pianeta. Sfortunatamente, a causa del ritardo che intercorre tra causa ed effetto, può accadere che ci rendiamo conto delle conseguenze delle nostre azioni soltanto dopo decenni e che queste conseguenze perdurino poi per secoli e millenni. Questo è il caso delle attività antropiche più impattanti. Infatti, l’attuale emergenza sanitaria dovuta al virus Covid-19 ci segnala quanto la percezione del rischio sia fondamentale. Quando il rischio è imminente si agisce. Al contrario, quando il rischio non è imminente, pur disponendo in anticipo di tutti gli elementi che ci consentirebbero di minimizzare un problema, tardiamo ad agire, e lo facciamo soltanto quando esso ci colpisce direttamente. Purtroppo, agendo tardivamente, le conseguenze diventano spesso più pesanti rispetto a quelle che si sarebbero verificate adottando per tempo delle opportune strategie di prevenzione e politiche lungimiranti. La gestione dell’attuale pandemia ha mostrato che in tutti i Paesi colpiti, la prima reazione è stata quella di sottovalutare il fenomeno. Successivamente sono state prese misure adeguate, grazie al lavoro degli esperti scienziati che stanno tuttora indicando ai decisori politici quali azioni è necessario mettere in atto.

L’attuale situazione emergenziale evidenzia l’importanza e la necessità di fare riferimento ai report, ai documenti ed agli articoli che ogni anno vengono pubblicati dalla comunità scientifica. Per quanto riguarda la lotta all’inquinamento e al riscaldamento globale, gli scienziati tentano da decenni, senza successo, di indicare ai decisori politici quali scelte sia necessario mettere in atto. Interessante notare che una delle conseguenze principali del lockdown sia stata la riduzione di alcuni inquinanti atmosferici (in particolare il diossido di azoto, NO2), come dimostrato dall’Agenzia Spaziale Europea che ha diffuso un’animazione delle immagini raccolte dal satellite Copernicus Sentinel-5P [4]. Purtroppo, per decenni, l’inquinamento e i suoi effetti dannosi sulla salute delle persone e sull’ambiente sono stati trascurati sia dai governi nazionali che dalla governance globale; oggi l’inquinamento è la principale causa ambientale di malattia e morte nel mondo, responsabile di circa 9 milioni di morti premature [5]. Va altresì considerato che i fattori ambientali, inclusa la variabilità climatica stagionale, possono avere un forte impatto sui modelli spazio-temporali delle malattie infettive [6].

È bene, inoltre, ricordare che tutte le emergenze globali che stiamo affrontando ed affronteremo hanno gravi conseguenze anche sulle nostre economie. Il mutamento del clima graverà sulla produttività, sulle infrastrutture, sul mondo del lavoro, sulla biodiversità e sulla stabilità politica. Solo nell’anno 2017 le catastrofi legate alle condizioni meteorologiche hanno causato danni economici in Europa per la cifra di 283 miliardi di euro [7].

In definitiva, oggi, in seguito all’emergenza coronavirus seguiamo alla lettera gli avvertimenti che ci arrivano dalla comunità scientifica, dimostrando un importante senso di responsabilità, ma terminata l’emergenza sanitaria cosa accadrà? Indubitamente, se non seguiremo le indicazioni lanciate dal mondo scientifico, nel momento in cui tutte le alterazioni ambientali che stiamo provocando diventeranno palesi, potremmo non avere più margini di manovra, e saremo costretti a subire le conseguenze. Quella ambientale è una sfida epocale, che richiede di abbandonare l’attuale modello economico, ben al di sopra del livello di sostenibilità della Terra, le cui risorse sono finite, a favore di un nuovo paradigma di sviluppo.

E’ altresì essenziale che avvenga un gigantesco cambiamento nel mondo dell’informazione. Aldous Huxley [8] temeva che la verità sarebbe stata sepolta da un mare di notizie irrilevanti. Purtroppo stiamo già vivendo questa situazione, in un’attualità in cui fa notizia la “non notizia” ed è prioritario combattere le fake news, fomentate in talune circostanze anche da importanti decisori politici.

Infine è molto importante sollecitare le azioni individuali, fin da subito. Dopo questa crisi, ci accorgeremo forse che stavamo vivendo in un modo insostenibile. La maggior parte dei problemi che stiamo vivendo sono legati ai cambiamenti indotti dalle nostre azioni verso l’ambiente in cui vive la nostra specie e tutte le altre che lo abitano. Allora è il momento di agire, anche individualmente, eliminando gli sprechi alimentari ed energetici, consumando meno e consapevolmente, producendo meno rifiuti, riciclando, riutilizzando, rivalorizzando gli oggetti e i vestiti che abbiamo nelle nostre case, utilizzando di più la bici ed i mezzi pubblici, sprecando meno acqua e mangiando prodotti a basso impatto ambientale. Oggi stiamo seguendo il mònito degli scienziati dando il buon esempio e restando nelle nostre case, domani occorre seguirlo (il mònito) agendo in modo consapevole e sostenibile. Lo dobbiamo a noi, alla nostra specie, alle altre e alle future generazioni.

[1] https://www.who.int/

[2] https://www.who.int/about/what-we-do/thirteenth-general-programme-of-work-2019—2023

[3] https://www.ipcc.ch/

[4] https://www.youtube.com/watch?time_continue=5&v=YECpQhR9cAA&feature=emb_logo

[5] https://www.thelancet.com/commissions/pollution-and-health

[6] https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.03.23.20040501v2

[7] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52018DC0773

[8] https://www.swissre.com/dam/jcr%3A552d59b2-76c6-4626-a91a-75b0ed58927e/Pandemics_in_a_changing_climate_Full_report_FINAL.pdf

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