{"id":1514,"date":"2021-12-07T15:02:33","date_gmt":"2021-12-07T15:02:33","guid":{"rendered":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/?p=1514"},"modified":"2022-11-28T18:02:18","modified_gmt":"2022-11-28T18:02:18","slug":"la-complessita-della-negoziazione-climatica-la-cop26","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.semidiscienza.it\/2021\/12\/07\/la-complessita-della-negoziazione-climatica-la-cop26\/","title":{"rendered":"La complessit\u00e0 della negoziazione climatica: la COP26"},"content":{"rendered":"\n

La ventiseiesima Conferenza delle Parti<\/strong> dell\u2019UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), in una sigla COP26, si \u00e8 tenuta a Glasgow (Scozia) dal 31 ottobre al 12 novembre 2021. \u00c8 stata presieduta dal governo britannico in partnership con l\u2019Italia, dove a settembre si \u00e8 svolta, a Milano, la conferenza preparatoria Pre-COP26.<\/em><\/p>\n\n\n\n

Circa un anno fa il presidente della COP26 Alok Sharma dichiarava: \u201cI passi che stiamo prendendo per ricostruire le nostre economie avranno un profondo impatto sulla sostenibilit\u00e0, la resilienza e il benessere delle nostre future societ\u00e0 e la COP26 pu\u00f2 essere un\u2019occasione in cui il mondo si unisce in nome di una ripresa pulita e resiliente\u201d.<\/p>\n\n\n\n

Ora, a un mese circa dalla fine della conferenza e a mente fredda, avendo ascoltato centinaia di dichiarazioni e letto decine di articoli sull\u2019argomento, cosa possiamo realmente dire?<\/p>\n\n\n\n

LE PREMESSE<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Innanzitutto, un evento di negoziazione<\/strong> di questa portata dovrebbe essere considerato come estremamente complesso<\/strong>, in quanto i 197 paesi coinvolti devono necessariamente trovare un accordo o pi\u00f9 accordi, ma ognuno di questi presenta le sue criticit\u00e0, ha le sue priorit\u00e0 politiche, definisce specifiche leggi nazionali spesso molto differenti tra i vari paesi. Inoltre pesano i grandi divari economici tra paesi ricchi e paesi poveri e le disuguaglianze sociali, ancora pi\u00f9 accentuate in seguito alla pandemia globale da Covid-19. L\u2019aspetto principale che hanno in comune questi paesi \u00e8 che si basano tutti fondamentalmente sull\u2019economia degli idrocarburi<\/strong>, da cui deriva la crisi climatica che deve essere risolta a livello globale. Quindi i negoziati sul clima rappresentano oggi uno dei processi multilaterali pi\u00f9 complicati della storia dell\u2019umanit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n

Una seconda premessa, pi\u00f9 di carattere scientifico, riguarda il fatto che il modello economico che ha permesso negli ultimi due secoli lo sviluppo della nostra specie ha sicuramente portato enormi e concreti benefici, ma allo stesso tempo ci ha guidati verso una crisi planetaria dovuta al cambiamento climatico, alle modificazioni irreversibili degli ecosistemi, alla perdita di biodiversit\u00e0, all\u2019eccessiva urbanizzazione e quindi all\u2019alterazione dei delicati equilibri della biosfera. Occorre ribadire il fatto che gli effetti dell\u2019aumento della concentrazione dei gas serra climalteranti<\/strong> in atmosfera e il conseguente aumento della temperatura media globale sono molteplici e colpiscono gli ecosistemi, la componente vivente e quella fisica fino a impattare sul nostro sistema socio-economico perch\u00e9 tutte le componenti delle biosfera sono interconnesse e si influenzano. Anche se riuscissimo ad azzerare le emissioni antropiche<\/strong> di gas serra entro il 2050 gli effetti e le conseguenze del cambiamento climatico, gi\u00e0 in atto, persisteranno ancora per moltissimi anni.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

LE ASPETTATIVE<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Ogni anno i paesi si ritrovano a discutere di clima e di quali strategie mettere in atto per affrontare la questione climatica. I report scientifici dell\u2019IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), principale organismo internazionale per la valutazione del cambiamento climatico istituito nel 1988, vengono inviati ai decisori politici<\/strong> che quindi hanno appreso, dall\u2019ultimo documento<\/a>, che \u201climitare il riscaldamento globale a 1,5\u00b0C rispetto a 2\u00b0C potrebbe andare di pari passo con il raggiungimento di una societ\u00e0 pi\u00f9 sostenibile ed equa\u201d, ma che allo stesso tempo \u201climitare il riscaldamento globale a 1,5\u00b0C richiede cambiamenti rapidi, lungimiranti e senza precedenti in tutti gli aspetti della societ\u00e0\u201d.<\/p>\n\n\n\n

COP26 era vista da molti come un\u2019ultima spiaggia, da altri osservatori come un\u2019opportunit\u00e0 unica di cambio di passo, mentre da altri ancora, pi\u00f9 critici, come un\u2019inutile appuntamento di blablabla.<\/em><\/p>\n\n\n\n

I RISULTATI<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Diamo qualche dato. La conferenza \u00e8 stata la pi\u00f9 partecipata di sempre<\/a>, con circa 40.000 delegati<\/strong>, tra cui quasi 22.000 delegati delle Parti, quasi 12.000 rappresentanti di ONG (organizzazioni non governative), poco pi\u00f9 di 1000 rappresentanti dell\u2019ONU (Nazioni Unite) e ha visto le presenza di molti giornalisti (oltre 3000). \u00c8 stata anche la pi\u00f9 seguita di sempre e questo dimostra come ci sia una crescente consapevolezza sul tema anche da parte dei media generalisti e dell\u2019opinione pubblica oltre che da parte delle istituzioni.<\/p>\n\n\n\n

In sintesi, COP26 aveva quattro obiettivi principali: (1) mitigazione, (2) adattamento, (3) finanza e (4) collaborazione. Il 13 novembre 2021 il patto per il clima di Glasgow<\/strong> (Glasgow Climate Pact) \u00e8 stato firmato dai 197 paesi partecipanti.<\/p>\n\n\n\n

Sono state 50 le decisioni ufficiali<\/a> prese durante le due settimane di negoziati che hanno permesso di raggiungere alcuni risultati importanti. In primis<\/em> sono stati approvati i decreti attuativi, tra cui tabelle e formati, che serviranno a formalizzare gli accordi di Parigi del 2015 (COP21) e che saranno applicabili a tutti i paesi entro il 2024. Inoltre sono state approvate le regole sul mercato globale della CO2<\/sub> (articolo 6 dell\u2019Accordo di Parigi<\/a>), con un testo approvato all\u2019unanimit\u00e0 da esperti e associazioni ambientaliste.<\/p>\n\n\n\n

Un altro importante punto \u00e8 rappresentato dall\u2019aumento dell\u2019ambizione negli impegni di riduzione delle emissioni climalteranti. \u00c8 stata ribadita la necessit\u00e0 di contenere l\u2019aumento della temperatura globale entro gli 1,5\u00b0C rispetto ai valori pre-industriali<\/strong>, cos\u00ec come suggerito dalla comunit\u00e0 scientifica.<\/p>\n\n\n\n

Occorre inoltre evidenziare un fatto importante sulla questione dei combustibili fossili, il cui termine non compariva nemmeno nell\u2019Accordo di Parigi e sembrava essere diventato un vero e proprio tab\u00f9. Invece, durante COP26, pi\u00f9 di 60 paesi, fra cui molti in via di sviluppo, hanno sottoscritto un documento in cui si impegnano a non costruire nuove centrali a carbone.<\/strong><\/p>\n\n\n\n

130 Stati e numerose istituzioni finanziarie si impegneranno inoltre \u201cper arrestare e invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030\u201d. Per raggiungere tale scopo sono stati stanziati 12 miliardi di dollari dai singoli paesi e 7 da societ\u00e0 private, tuttavia tale impegno non \u00e8 vincolante per i governi e quindi non ci sarebbero conseguenze in caso di violazioni.<\/p>\n\n\n\n

Molto importante dal punto di vista politico e strategico l\u2019accordo tra Cina e Stati Uniti al fine di collaborare per risolvere insieme la questione climatica.<\/p>\n\n\n\n

Non \u00e8 purtroppo stato raggiunto un impegno definitivo per il fondo da 100 miliardi di dollari all\u2019anno per sostenere i paesi pi\u00f9 vulnerabili.<\/strong> Questo accordo doveva gi\u00e0 essere raggiunto nel 2020. Tuttavia la negoziazione \u00e8 proseguita anche durante COP26 grazie all\u2019impegno messo in campo da parte di istituzioni finanziarie e paesi partecipanti al fine di aumentare i propri contributi e raggiungere il traguardo dei 100 miliardi il prima possibile.<\/p>\n\n\n\n

Per quanto riguarda la tematica, spesso sottovalutata, dell\u2019adattamento al cambiamento climatico si \u00e8 raggiunta un\u2019intesa sul programma di lavoro relativo al \u201cGlobal Goal on Adaptation\u201d, finalizzato a definire gli indicatori per monitorare le azioni di adattamento dei Paesi.<\/p>\n\n\n\n

\u00c8 stata infine la COP in cui si \u00e8 riconosciuto finalmente il fondamentale e determinante lavoro della comunit\u00e0 scientifica<\/strong>, anch\u2019essa chiamata a compiere sforzi senza precedenti in termini di cooperazione e produttivit\u00e0, considerando inoltre che spesso non riceve finanziamenti adeguati a sostenere le proprie ricerche.<\/p>\n\n\n\n

In definitiva, si pu\u00f2 affermare con certezza che qualche passo in avanti \u00e8 stato fatto, ma sicuramente ancora insufficiente per evitare quel repentino cambio di stato del sistema biosfera che potrebbe tramutare la Terra in un ambiente molto inospitale, sicuramente inadatto a sostenere i nostri bisogni. Occorre quindi ancora definire molte strategie d\u2019intervento e continuare sulla strada dell\u2019azione, continuando a lavorare nella direzione delle neutralit\u00e0 climatica, rafforzando la cooperazione tra stati e investendo sullo sviluppo sostenibile.<\/strong> Ci\u00f2 si raggiunge potenziando la ricerca scientifica, l\u2019istruzione e la comunicazione. Questi ambiti sono determinanti per poter affrontare con consapevolezza le grandi criticit\u00e0 globali e la complessit\u00e0 che ne deriva. Infine, \u00e8 dal mondo delle istituzioni che ci aspettiamo sempre qualcosa in pi\u00f9<\/strong>, sia a livello internazionale quando si tratta di andare a negoziare sia a livello nazionale e locale quando si tratta di individuare azioni concrete volte a promuovere la necessaria transizione ecologica<\/strong> fondamentale per dare un futuro alla nostra specie.<\/p>\n\n\n\n

Autori: Gruppo sostenibilit\u00e0 Semi di Scienza (Yuri Galletti, Luciano Celi, Tosca Ballerini, Camilla De Luca, Cinzia Tromba, Matteo Bo)<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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