{"id":3007,"date":"2024-12-01T16:23:31","date_gmt":"2024-12-01T16:23:31","guid":{"rendered":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/?p=3007"},"modified":"2024-12-01T16:23:31","modified_gmt":"2024-12-01T16:23:31","slug":"trattato-globale-sulla-plastica-meglio-un-accordo-debole-o-nessun-accordo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.semidiscienza.it\/2024\/12\/01\/trattato-globale-sulla-plastica-meglio-un-accordo-debole-o-nessun-accordo\/","title":{"rendered":"Trattato globale sulla plastica: meglio un accordo debole o nessun accordo?"},"content":{"rendered":"\n

di Tosca Ballerini<\/em><\/strong>, articolo gi\u00e0 pubblicato su Materia Rinnovabile: https:\/\/www.renewablematter.eu\/trattato-globale-sulla-plastica-meglio-un-accordo-debole-o-nessun-accordo<\/a><\/p>\n\n\n\n

Inizia oggi, 25 novembre 2024, a Busan, Corea del Sud, il quinto e ultimo ciclo di negoziati (INC-5) per un trattato globale sulla plastica che dovrebbe concludersi il 1\u00b0 dicembre. Sono passati due anni e mezzo dallo storico accordo<\/a> del 2 marzo 2022 con il quale la quinta Assemblea dell’ambiente delle Nazioni Unite (UNEA-5.2) ha richiesto al direttore esecutivo del Programma per l\u2019ambiente (UNEP) delle Nazioni Unite di convocare un Comitato intergovernativo di negoziazione (INC) per sviluppare uno strumento giuridicamente vincolante che affronti l’intero ciclo di vita della plastica entro il 2024. Ma i punti di disaccordo tra i paesi continuano a essere pi\u00f9 numerosi<\/strong> dei punti di convergenza e i rimanenti sette giorni di negoziati sembrano essere insufficienti per concludere un accordo efficace.<\/p>\n\n\n\n

La posta in gioco \u00e8 sapere se prevarranno gli obiettivi ambientali e la tutela della salute<\/strong> umana, tramite un accordo che affronti la proliferazione della plastica in tutte le fasi dalla produzione allo smaltimento come vorrebbe la High Ambition Coalition To End Plastic Pollution<\/em>, oppure gli interessi economici delle industrie petrolchimiche<\/strong> e dei paesi produttori di plastica (autodefinitesi i Like-minded Countries<\/em>) che si oppongono a un trattato che includa obiettivi ambiziosi che limiterebbero o ridurrebbero la produzione primaria di plastica e vorrebbero ridurre lo scopo dell\u2019accordo alla gestione dei rifiuti. Nel mezzo tra i due gruppi si trovano gli Stati Uniti, che nel giugno 2024 avevano annunciato il loro sostegno alla riduzione della produzione di plastica<\/a>, ma hanno fatto marcia indietro<\/a> dopo le recenti elezioni americane.<\/p>\n\n\n\n

Like-minded Countries<\/em>, guidati da Arabia Saudita, Iran e Russia, hanno messo in atto tattiche per fare deragliare le negoziazioni<\/strong> in tutti i precedenti cicli di negoziati (INC-1<\/a> a Punta del Este; INC-2<\/a> a Parigi; INC-3<\/a> a Nairobi; INC-4<\/a> a Ottawa) e di fatto si \u00e8 arrivati a INC-5 con un testo di negoziazione ufficiale (la cosiddetta Bozza Zero Rivista<\/em>) che non pu\u00f2 essere usato per le negoziazioni perch\u00e9 eccessivamente lungo e incomprensibile e con un documento informale<\/a> proposto dal presidente dell\u2019INC, l\u2019ambasciatore Luis Vayas Valdivieso dell\u2019Ecuador, in cui non \u00e8 presente nessuna opzione relativamente a obblighi di riduzione della produzione di plastica primaria. <\/p>\n\n\n\n

I 67 paesi della High Ambition Coalition<\/em> hanno riaffermato in una dichiarazione<\/a> ministeriale congiunta in vista di INC-5 la loro volont\u00e0 di concludere un accordo entro la fine del 2024<\/strong>, e cos\u00ec hanno fatto i leader delle principali economie del mondo con la dichiarazione<\/a> del G20 di Rio de Janeiro. Ma tra gli osservatori c\u2019\u00e8 il dubbio che concludere un accordo che non sia ambizioso potrebbe essere controproduttivo.<\/p>\n\n\n\n

Il pericolo di un approccio start & strengthen<\/em><\/strong><\/h2>\n\n\n\n

Con l\u2019avvicinarsi dei negoziati finali sul trattato sulla plastica, c\u2019\u00e8 una spinta per fissare obiettivi globali\u201d, ha detto H\u00e9lionor de Anzizu<\/strong>, senior attorney al Center for International Environmental Law (CIEL). \u201cTuttavia, senza obblighi nazionali vincolanti, il trattato rischia di diventare un accordo stile Parigi<\/em>. Basarsi esclusivamente su obiettivi generali pu\u00f2 portare ad azioni frammentate, sfide commerciali e attriti<\/strong> tra i mercati ed \u00e8 probabile che ritardi un impatto significativo.\u201d<\/p>\n\n\n\n

Nell\u2019ultimo periodo, infatti, si \u00e8 parlato di adottare un approccio start & strengthen<\/em> (iniziare e poi rafforzare), che per\u00f2 secondo CIEL rischia di essere problematico in quanto spesso fissa degli obiettivi globali ma rinvia le azioni necessarie per raggiungerli al futuro, senza alcuna garanzia<\/strong> che queste azioni di rafforzamento avvengano poi effettivamente. Come esempio del fallimento di questo approccio, CIEL cita la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici e l\u2019Accordo di Parigi. Gli stati lasciati ad agire per conto proprio hanno creato un divario sostanziale tra lo scopo dell\u2019accordo (limitare il riscaldamento terrestre entro i 2\u00b0C, e idealmente entro gli 1,5\u00b0C) e l\u2019azione nazionale (i contributi determinati a livello nazionale NDCs che si sono rivelati insufficienti<\/a>) che ha fatto s\u00ec che secondo le previsioni le temperature globali aumenteranno di 2,5\u00b0C\/3,7\u00b0C entro il 2100.<\/p>\n\n\n\n

\u201cUna volta concordato il testo di un trattato, le decisioni della Conferenza delle Parti (COP) non hanno il potere di creare obblighi oltre il testo del trattato\u201d, avverte CIEL. Infatti \u201cle decisioni COP che possono creare nuovi obblighi sono gli emendamenti al testo del trattato o un nuovo protocollo, entrambi i quali necessitano la ratifica delle parti per entrare in vigore e spesso richiedono anni, se non decenni\u201d.<\/p>\n\n\n\n

Meglio una \u201ccoalizione dei volenterosi\u201d al di fuori del processo negoziale dell\u2019UNEP?<\/strong><\/h2>\n\n\n\n

\u201cMolti paesi sono determinati a ottenere un trattato veramente ambizioso, il che significa che deve includere un limite alla produzione di plastica\u201d, spiega a Materia Rinnovabile<\/em> Neil Tangri<\/strong>, direttore scientifico e politico della Global Alliance for Incinerator Alternatives GAIA. \u201cSe i paesi spoiler frustrassero questo sforzo all\u2019INC-5, ci\u00f2 potrebbe causare un collasso dei negoziati<\/strong>. Un\u2019altra possibilit\u00e0 \u00e8 quella di abbandonare completamente [il processo di negoziazione all\u2019interno dell\u2019] UNEP, costringendo i paesi che vogliono risolvere il problema a negoziare con coloro che stanno cercando di vanificare i loro sforzi. I negoziati all\u2019interno di una coalizione dei volenterosi<\/em> sarebbero pi\u00f9 rapidi, pi\u00f9 produttivi e, in definitiva, pi\u00f9 efficaci.\u201d<\/p>\n\n\n\n

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Neil Tangri<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Gli elementi chiave di un trattato efficace<\/strong><\/h2>\n\n\n\n

“Un trattato efficace sulla plastica richiede l\u2019attuazione di politiche lungo l\u2019intero ciclo di vita della plastica\u201d, ha detto a Materia Rinnovabile<\/em> Tara Olsen<\/strong>, ricercatrice nella sezione Produzione, mercati e politica dell’Universit\u00e0 di Copenaghen e membro della Scientists\u2019 Coalition for an Effective Plastics Treaty<\/a>. \u201cInclude l\u2019attuazione di misure a monte per ridurre la produzione<\/strong> primaria di plastica (PPP). Ci\u00f2 \u00e8 particolarmente importante dato che secondo le previsioni dell\u2019Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) la produzione, l\u2019uso e i rifiuti generati aumenteranno del 70% entro il 2040 rispetto al 2020. Riconoscendo le sfide scientifiche nel quantificare un obiettivo fisso di PPP a lungo termine, come la potenziale sottostima dei reali costi ambientali e socioeconomici, sottolineiamo l\u2019importanza che l\u2019obiettivo rimanga scientificamente informato e adattivo nel tempo per allinearsi con le pi\u00f9 recenti scoperte scientifiche.\u201d<\/p>\n\n\n\n

Olsen \u00e8 una dei quasi mille scienziati indipendenti che hanno firmato la Scientists\u2019 Declaration for the Global Plastics Treaty<\/em><\/a>,<\/em> la cui versione aggiornata per INC-5 \u00e8 stata resa nota sabato 23 novembre, chiedendo ai membri di INC di concordare un trattato globale ambizioso basato su prove scientifiche<\/strong> per porre fine all\u2019inquinamento da plastica entro il 2040.<\/p>\n\n\n\n

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Tara Olsen
<\/em><\/figcaption><\/figure>\n\n\n\n

Secondo Andr\u00e9s del Castillo<\/strong>, Senior Attorney a CIEL, e Lindsey Jurca Durland<\/strong>, Campaign Specialist a CIEL, oltre a un limite alla produzione di plastica con obiettivi nazionali obbligatori, gli elementi essenziali per un trattato sulla plastica efficace sono il divieto per sostanze <\/strong>chimiche tossiche preoccupanti, misure commerciali<\/strong> rivolte ai paesi che non ratificheranno l\u2019accordo, meccanismi di governance <\/strong>che evitano di bloccare il processo a causa del consenso, meccanismi finanziari<\/strong> innovativi. I due esperti avvertono che durante le negoziazioni sar\u00e0 necessario vigilare sulle tattiche di ritardo, l\u2019influenza dell\u2019industria (a INC-3 il numero dei lobbisti<\/a> era superiore a quello dei delegati del G7, a INC-4 a quello dei delegati dell\u2019UE e di 87 paesi messi insieme), il pericolo di compromessi al ribasso che sacrificano l\u2019ambizione del trattato in nome della tempistica, oltre all\u2019influenza del nuovo presidente degli Stati Uniti sul trattato.<\/p>\n\n\n\n

La questione di quale sarebbe il migliore strumento legale internazionale<\/a> per combattere l\u2019inquinamento da plastica si \u00e8 posta sin dall\u2019inizio delle negoziazioni. Meglio concludere un trattato globale senza obblighi vincolanti (tipo Accordo di Parigi), oppure un trattato ambizioso con una massa critica di \u201cstati volenterosi\u201d, regole comuni e impegni vincolanti (cio\u00e8 una convenzione specifica, come ad esempio la Convenzione di Minamata sul mercurio)? Come analizzato<\/a> dal WWF \u201cnel lungo periodo \u00e8 solitamente pi\u00f9 facile aumentare la partecipazione che modificare il testo di un trattato\u201d.<\/p>\n\n\n\n

Tramite il ricorso al consenso e al diritto di veto, nelle COP sul clima e nell\u2019Accordo di Parigi gli interessi legati all\u2019economia dei combustibili fossili hanno bloccato le azioni per contenere il riscaldamento terrestre. Questi interessi hanno prevalso ancora una volta nella COP29 che si \u00e8 conclusa ieri, domenica 24 novembre, a Baku<\/a>, in Azerbaijan. Il 99% della plastica \u00e8 prodotto a partire da fonti fossili e gli stessi stati che hanno bloccato l\u2019azione sul clima hanno lavorato sin dall\u2019inizio per bloccare lo sviluppo di un trattato efficace contro l\u2019inquinamento da plastica. Resta da vedere quali saranno durante INC-5 le mosse della \u201ccoalizione dei volenterosi\u201d. <\/p>\n\n\n\n

Immagine: Mumtahina Tanni, Pexels<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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