{"id":393,"date":"2020-02-11T13:25:37","date_gmt":"2020-02-11T13:25:37","guid":{"rendered":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/?p=393"},"modified":"2020-02-11T13:25:37","modified_gmt":"2020-02-11T13:25:37","slug":"donne-scienza-e-societa-fatti-e-riflessioni","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.semidiscienza.it\/2020\/02\/11\/donne-scienza-e-societa-fatti-e-riflessioni\/","title":{"rendered":"Donne, scienza e societ\u00e0: fatti e riflessioni."},"content":{"rendered":"\n

Perch\u00e9 parlare di donne e stereotipi su un sito di divulgazione scientifica?<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Ebbene, sono una donna (bianca e cisgender) e sono assegnista di ricerca nel mondo delle materie STEM\u2014scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Sono stata a molte conferenze, convegni, workshop, seminari e chi pi\u00f9 ne ha pi\u00f9 ne metta: la disparit\u00e0 numerica di genere \u00e8 sempre stata estremamente evidente. Sfortunatamente, questa differenza \u00e8 ancora pi\u00f9 evidente se prendiamo in considerazione le figure di maggior rilievo, ossia relatori, professori e responsabili.<\/p>\n\n\n\n

Viene da s\u00e8 che il famoso tema della questione di genere sia estremamente legato alla scienza e alla sua divulgazione. Tuttavia, la disparit\u00e0 di genere non \u00e8 significativa solo nella ricerca scientifica e nelle materie STEM, ma anche in moltissimi altri settori, tra cui la politica, i consigli di amministrazione delle grandi aziende, e lo sport.<\/p>\n\n\n\n

Non sono esperta di studi di genere, per cui mi limiter\u00f2 a riportare alcuni fatti e dati per stimolare possibili riflessioni. <\/p>\n\n\n\n

Alcuni fatti<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Primo fatto. <\/strong>Nonostante la maggior parte degli insegnanti siano donne (il 68% degli insegnanti delle scuole medie dei paesi OECD, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che conta 36 paesi in tutto il mondo, sono donne), questa diseguaglianza di genere si ribalta quando prendiamo in considerazione i presidi delle scuole (il 45% dei presidi delle scuole medie dei paesi OECD sono donne), i quali sono scelti tra il corpo docente (Dati dal rapporto UNESCO 2018 link<\/a>). La figura riportata qui di seguito mostra in dettaglio le percentuali di insegnanti e presidi donne in alcuni paesi. <\/p>\n\n\n\n

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Percentuale di insegnanti donne rispetto alla percentuale di presidi donne, nelle scuole medie in una selezione di paesi. Immagine presa dal link<\/a>. <\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

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Secondo fatto.<\/strong> Le donne non sono meno intelligenti degli uomini, come conferma lo studio su Nature “Neurosexism: the myth that men and women have different brains<\/a>” (Neurosessismo, il mito che uomini e donne abbiano cervelli differenti.)
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An artificially coloured 3D magnetic resonance imaging scan of a human brain.Credit: K H Fung\/Science Photo Library <\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n


Terzo fatto.<\/strong> Il numero di donne membri di IEEE ( “The world’s largest technical professional organization for the advancement of technology”, IEEE<\/a>) sta lentamente crescendo dal 2015, ma \u00e8 ancora irrisorio (13% al 31 Dicembre 2018). Dati da The Annual Statistics of the IEEE: 2018<\/a>.<\/p>\n\n\n\n

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Numero totale e numero di donne di IEEE, negli anni.<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n\n

Quarto fatto. <\/strong> Il recente articolo “Committees with implicit biases promote fewer women when they do not believe gender bias exists<\/a>” pubblicato su Nature Human Behaviour ad Agosto 2019 analizza se e come le commissioni scientifiche che valutano l’avanzamento di carriera del personale di ricerca favoriscano gli uomini rispetto alle donne. La ricerca mostra i dati raccolti in Francia per 2 anni successivi e riguardanti varie discipline (matematica, biologia, economia, ecc). In particolare, lo studio ha analizzato i dati rispetto al gender bias implicito<\/em> dei membri della commissione. Questo pregiudizio (gender bias<\/em>) “implicito” misura quanto implicitamente, ossia a livello inconscio, sia forte il legame sesso maschile = scienza (quest’ultimo viene misurato con l’implicit association test). In sintesi, lo studio ha mostrato che (1) anche nella comunit\u00e0 scientifica \u00e8 ancora molto forte l’associazione implicita uomo = scienza, (2) questa associazione influenza significativamente l’avanzamento della carriera delle donne stesse, se i membri della commissione negano, a livello cosciente, che esista un gender bias<\/em>, e (3) al contrario, se i valutatori sono consapevoli che esista un gender bias<\/em>, le donne non sono sfavorite nella promozione. Si rimanda alla lettura dell’articolo originale per maggiori informazioni.<\/p>\n\n\n\n

Quinto fatto<\/strong>. Gli autori dell’articolo “Quantitative evaluation of gender bias in astronomical publications from citation count<\/a>s”, pubblicato su Nature Astronomy nel 2017, hanno analizzato pi\u00f9 di 200.000 pubblicazioni sui giornali pi\u00f9 importanti di astronomia dal 1950 al 2015. I risultati mostrano che il numero di articoli il cui primo autore \u00e8 una donna sono aumentati dal 5% nel 1960 al 25% nel 2015. Questo dato, non sorprendente, evidenzia una ancora forte differenza di genere nel mondo dell’astronomia, nonostante un significativo miglioramento dagli anni ’60. Pi\u00f9 sorprendentemente, l’articolo sottolinea che gli articoli il cui primo autore \u00e8 una donna hanno ricevuto in media il 10,4% in meno di citazioni rispetto a quello che ci si aspetterebbe se l’articolo fosse scritto da un uomo. Occorre sottolineare che il numero di citazioni di un articolo \u00e8 un indice molto importante con cui sono valutate le carriere dei ricercatori.<\/p>\n\n\n\n

Sesto fatto<\/strong>. Consiglio la lettura del mensile di Luglio 2019 del FQ Millennium, che riporta interessanti reportage sul tema “Eva e Adamo” (link<\/a>). Ci sono numerosissimi spunti di riflessioni e dati. In sintesi “Dove lo Stato aiuta di pi\u00f9, la disparit\u00e0 di genere \u00e8 meno accentuata”. In particolare mi ha colpita un articolo, dal titolo “Casa o lavoro? Per le francesi l’alternativa non esiste. La natalit\u00e0 pi\u00f9 alta d’Europa si spiega cos\u00ec”. Mentre l’Italia \u00e8 il secondo paese pi\u00f9 vecchio del pianeta e quello con il tasso di natalit\u00e0 pi\u00f9 basso in Europa (1,3 figli per donna), l’autrice Lisa Lotti ci spiega che, al contrario, il tasso di natalit\u00e0 francesce \u00e8 il pi\u00f9 alto d’Europa. Per questo motivo le sue politiche in tema di famiglia sono studiate da delegazioni governative giapponesi, sud-coreane e cinesi. Come fa la Francia ad avere un tasso di natalit\u00e0 cos\u00ec alto? Primo, pi\u00f9 figli hai meno tasse paghi, ad esempio una famiglia senza figli con un reddito di 80mila euro l’anno pagher\u00e0 10mila euro di tasse, mentre meno di 6mila se la famiglia avesse due figli. Si dice inoltre che “il terzo figlio te lo regala lo stato”. Secondo, ci sono servizi per i genitori. Ci sono strutture che posso tenere i figli dalle 7:30 alle 18:30, e ci sono anche persone (formate per questo) che gestiscono piccoli gruppi di bambini in case private, un po’ come essere “a casa della nonna”. Terzo, la Francia spende il doppio dell’Italia in servizi per l’infanzia. Infine, l’articolo sottolinea che non \u00e8 vero che in Italia si fanno pochi figli perch\u00e9 le donne lavorano, infatti il tasso di occupazione femminile italiano (15-64 anni) \u00e8 del 55%, molto inferiore all’equivalente francese pari al 68%.<\/p>\n\n\n\n

Settimo fatto<\/strong>. Consiglio l’interessante video su Internazionale dal titolo Il maschilismo della Corea del Sud causa il crollo delle nascite<\/a> . La disparit\u00e0 di genere non \u00e8 un solo un problema per il 50% (circa) della popolazione mondiale, ma riguarda gli uomini anch’essi intrappolati in stereotipi di genere (interessante spunto di riflessione link<\/a>), per le famiglie e per l’economia di un intero paese.<\/p>\n\n\n\n

Ottavo fatto<\/strong>. Gli stereotipi di genere sono insegnati a scuola, come discusso nell’articolo di Open <\/a> intitolato “\u00abLa mamma cucina, il pap\u00e0 lavora\u00bb: la polemica sull’esercizio sessista a scuola non \u00e8 una novit\u00e0”. Il fatto che questa tipologia di compiti sia diffusa nei testi scolastici \u00e8 confermato anche dall\u2019Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) che gi\u00e0 nel lontano 1986 metteva in luce il problema degli stereotipi di genere nella letteratura giovanile e nei libri di scuola. La pubblicazione del libro Down with stereotypes! Eliminating sexism from children’s literature and school textbooks<\/em><\/a> (Abbasso gli stereotipi! Eliminare il sessismo dalla letteratura per ragazzi e dai libri di testo scolastici<\/em>), ne \u00e8 una conferma. <\/p>\n\n\n\n

Nono fatto. <\/strong>Come riporta l’articolo<\/a> del Sole 24 Ore il Gender pay gap<\/em> italiano, ossia la differenza di salario orario medio tra uomini e donne, si aggira attorno al 5,5%, che non \u00e8 molto se confrontato a quello di altri paesi europei. Tuttavia, questo indicatore descrive soltanto in parte la differenza salariale di genere. Infatti, se consideriamo il “Gender overall earnings gap<\/em>, che misura l\u2019impatto di tre fattori tra loro combinati (guadagni orari, ore retribuite e tasso di occupazione) sul reddito medio di uomini e donne in et\u00e0 lavorativa” allora il valore di questo indicatore \u00e8 del 43,7% in Italia, a fronte della media europea pari al 39,6%.<\/p>\n\n\n\n

Decimo fatto.<\/strong> Femminicidio. Secondo Treccani online: “Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale”. Secondo Devoto-Oli 2013: “Qualsiasi forma di violenza esercitata in maniera sistematica sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione di genere e di annientare l’identit\u00e0 attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico della donna in quanto tale, fino alla schiavit\u00f9 o alla morte”. In aiuto alle definizioni, l’immagine sotto tratta dal Ministero dell’Interno analizza molto bene la situazione. Mentre la maggior parte degli uomini \u00e8 ucciso da sconosciuti, la maggior parte delle donne \u00e8 vittima di partner\/ex partner o altri parenti. In sintesi, il femminicidio non \u00e8 omicidio di una persona di sesso femminile ma l’omicidio di una persona in quanto donna. <\/p>\n\n\n\n

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Undicesimo fatto.<\/strong> La parit\u00e0 di genere \u00e8 uno degli obiettivi inseriti nell\u2019Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell\u2019ONU. Nell’immagine sottostante i Global Goals<\/em> dell’Agenda 2030 (link<\/a>).<\/p>\n\n\n\n

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Alcune riflessioni<\/strong><\/p>\n\n\n\n

Premessa.<\/strong> Cos’\u00e8 il femminismo? Purtroppo, “femminismo” \u00e8 una parola che spaventa e spesso divide. In realt\u00e0, ci sono tanti tipi di femminismo, ciascuno con la sua accezione e declinazione, e spesso con idee molto diverse su alcuni temi (vedi la prostituzione o l’accettazione o meno delle donne transgender). Senza dubbio si pu\u00f2 altres\u00ec affermare che femminismo non \u00e8 superiorit\u00e0 delle donne rispetto agli uomini.<\/p>\n\n\n\n

Riflessione.<\/strong> Perch\u00e9 questo divario tra uomini e donne nelle discipline scientifiche? Alcuni fatti sembrano suggerire che ci sia un circolo vizioso che si autoalimenta. Da una parte l’educazione differente e la poca rappresentanza delle donne nei settori STEM e nelle posizioni di comando fa s\u00ec che poche giovani donne considerino la possibilit\u00e0 di intraprendere studi STEM e\/o di aspirare ad una carriera di successo e\/o posizioni di comando. Dall’altra parte, le forti difficolt\u00e0 di unire vita familiare e lavoro, per mancanza di supporto statale e maschile, fa s\u00ec che molte donne rinuncino in parte o completamente alla carriera, riducendo la rappresentanza femminile nel mondo del lavoro e nelle posizioni di comando, alimentando il precedente punto e gli stereotipi di genere. <\/p>\n\n\n\n

Riflessione.<\/strong> Molti di noi, sia uomini che donne, sia scienziati che non, sono portati ad associare la scienza al sesso maschile, implicitamente, inconsciamente, e non volontariamente (vedi Quarto Fatto). La societ\u00e0 in cui siamo cresciuti ci ha trasmesso quest’idea? Forse non possiamo cambiare le nostre associazioni inconsce ma possiamo volontariamente far s\u00ec che queste non influenzino le nostre azioni quotidiane (vedi Quarto Fatto, i valutatori che ammettono il gender bias<\/em> non sfavoriscono le donne, nonostante abbiano un implicito gender bias<\/em>). Come dire, anche se il mio inconscio mi spingerebbe a cantare nudo in Piazza San Marco a Venezia, o per assurdo ammazzare una persona, non lo faccio perch\u00e9 non \u00e8 giusto. E chiss\u00e0 mai se, agendo nel modo pi\u00f9 corretto senza farci influenzare dal nostro gender bias<\/em> implicito, i nostri figli e le nostre figlie non ne saranno vittime e\/o portatori.<\/p>\n\n\n\n

Riflessione. <\/strong>Fin da piccola, i miei genitori mi hanno educato alla bellezza del ragionamento logico, alla passione per le scienze e i fenomeni fisici (mi piaceva moltissimo tutto quello che riguardava il sistema solare), e alla capacit\u00e0 di analisi e sintesi. Non ricordo il momento in cui ho preso in considerazione per la prima volta di iscrivermi alla facolt\u00e0 di matematica, era un’idea sempre stata un po’ presente. Per questo devo ringraziare la mia famiglia. Poi per\u00f2 mi sono scontrata con la realt\u00e0. Quante persone hanno mostrato stupore e incredulit\u00e0 nell’apprendere che studiavo matematica. E non \u00e8 un problema che riguarda solo la matematica. Ora che ho un dottorato e mi occupo di telecomunicazioni, si stupiscono comunque tutti. Forse \u00e8 perch\u00e9 oltre a questo sono una ragazza carina, a cui piace truccarsi e fare shopping? Stupore, questo \u00e8 quello che le persone mostrano, come se volessero esclamare “ah, quindi sei intelligente? non me l’aspettavo”. Sapete, durante i primi anni del dottorato tendevo a vestirmi in modo neutro e maschile sul lavoro, in particolare a conferenze e congressi. Pantalone e giacca nera, trucco minimo, no smalto, no orecchini, perch\u00e9? Per non attirare l’attenzione per l’aspetto e sperare di essere presa un po’ pi\u00f9 sul serio. Molti potrebbero dirmi che mi sono sempre sognata tutto, che sono paranoica, ma nessuno pu\u00f2 dirmi come sono tenuta a sentirmi. Inoltre, se anche fosse soltanto quello che sento, non dovremmo forse chiederci perch\u00e9 lo sento? E’ probabile che io stessa, femminista convinta, sia vittima di gender bias <\/em>implicito.<\/p>\n\n\n\n

Abbiamo voglia di provare a cambiare? Rendiamoci conto che la disparit\u00e0 di genere, il gender bias, il femminicidio, le molestie, la differenza salariale, le dis-pari oppurtunit\u00e0 esistono. Non neghiamole. Riconoscere queste differenze ed averne consapevolezza protrebbe aiutare tutti, non solo le donne, ma anche gli uomini, ed i nostri figli. Probabilmente aiuterebbe anche la scienza, dando la possibilit\u00e0 a tante donne talentuose di dare il loro contributo.<\/p>\n\n\n\n

Nell’immagine in copertina trovate, da sinistra in alto a destra in basso: Virginia Woolf (1882 \u2013 1941, scrittrice inglese “femminista”), Rita Levi Montalcini (1909 \u2013 2012, premio Nobel per la medicina, senatrice a vita italiana), Amal Clooney (1978, avvocatessa libanese naturalizzata britannica, una delle donne arabe pi\u00f9 influenti al mondo<\/a>), Malala Yousafzai (1997, attivista pakistana, premio Nobel per la pace), Licia Ronzulli (1975, politica italiana, al parlamento europeo con la figlia neonata), Frida Khalo (1907 \u2013 1954, pittrice messicana), Artemisia Gentileschi (1593 \u2013 1654, pittrice italiana), Serena Williams (1981, tennista statunistense “23 grand Slams, having a baby and coming back for more<\/a>“), Bebe Vio (1997, schermitrice italiana, campionessa paralimpica, mondiale ed europea di fioretto individuale), Sara Gama (1989, calciatrice italiana, capitano della nazione italiana e della Juventus), Greta Thunberg (2003, attivista svedese contro il cambiamento climatico e per lo sviluppo sostenibile), Samantha Cristoforetti (1977, militare, astronauta, ingegnera italiana, prima donna negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea), Chiara Bordi (2000, modella disabile e finalista a Miss Italia 2018), Ellen Degeneres e Porta de rossi (Ellen: 1959, attrice e conduttrice statunitense; Portia: 1973, ex modella, scrittrice e attrice australiana naturalizzata statunitense; Ellen e Portia sono sposate dal 2008), Tiziana Cantone (1983 \u2013 2016, suicida a causa di revenge porn<\/a>)<\/p>\n\n\n\n

Stella Civelli. Laurea magistrale in matematica. Dottorato in Emerging digital technologies, photonic technologies. Assegnista di ricerca presso Istituto Tecip, Scuola Superiore Sant’Anna.<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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