{"id":606,"date":"2019-07-22T12:27:39","date_gmt":"2019-07-22T12:27:39","guid":{"rendered":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/?p=606"},"modified":"2019-07-22T12:27:39","modified_gmt":"2019-07-22T12:27:39","slug":"lesaurimento-delle-risorse-e-le-renne-dellisola-di-san-matteo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.semidiscienza.it\/2019\/07\/22\/lesaurimento-delle-risorse-e-le-renne-dellisola-di-san-matteo\/","title":{"rendered":"L\u2019esaurimento delle risorse e le renne dell\u2019isola di San Matteo"},"content":{"rendered":"\n

Ci\u00f2 che sorprende dello studio legato al depauperamento\ndelle risorse naturali \u00e8 la constatazione di quanto questo aspetto abbia poca\nvisibilit\u00e0 sui media. Mentre veniamo \u2013 e per fortuna! \u2013 costantemente\nmartellati ormai sulla questione climatica e su quanto l\u2019Umanit\u00e0 abbia delle\nresponsabilit\u00e0 importanti su questo (al punto che una nuova era \u00e8 stata definita\ndagli studiosi, quella dell\u2019Antropocene), nulla o quasi viene detto\nsull\u2019irresponsabile uso che la nostra societ\u00e0 fa dell\u2019energia.<\/p>\n\n\n\n

Sar\u00e0 che l\u2019energia \u00e8 un concetto tanto importante quanto\nfuggevole, ma, nonostante il rapporto tra il clima (e il suo cambiamento\nrepentino) e la smodata combustione di energia fossile sia piuttosto evidente,\ndell\u2019uno si parla e dell\u2019altro no. Uno dei motivi \u00e8 che l\u2019energia tende a\nessere visto come un argomento scomodo e soprattutto senza una soluzione facile\nda attuare. Non che mitigare gli effetti sul clima abbia un modo semplice per\nessere gestito, ma almeno si intravvedono all\u2019orizzonte delle possibili\nsoluzioni, anche se scomode, come dover cambiare il nostro stile di vita.<\/p>\n\n\n\n

Un esempio sull\u2019energia \u2013 da intendersi qui nell\u2019accezione\npi\u00f9 generale del termine e, in primis<\/em>,\nquella di base: il cibo \u2013 pu\u00f2 aiutarci a comprendere la situazione nella quale,\ncome umanit\u00e0, ci siamo cacciati. Questo aneddoto \u00e8 una storia vera, una cosa\naccaduta realmente.<\/p>\n\n\n\n

In piena seconda guerra mondiale, nel 1944, la Guardia\nCostiera statunitense decide di colonizzare temporaneamente un\u2019isola remota,\nuno \u201cscoglio\u201d che aveva acquisito, nella contingenza del conflitto in corso,\nuna importanza strategica legata alla sua posizione: nel mezzo del mare di\nBering questa roccia di 357 km quadrati costituiva un punto strategico alla\nnavigazione della marina militare. Decisero cos\u00ec di inviare un contingente di\nuomini: tecnici che montassero le apparecchiature, soldati che difendessero la\nposizione e, in via cautelativa\u2026 29 renne. La cautela era d\u2019obbligo: la guerra\nnon sia sapeva che piega avrebbe preso e anche solo le condizioni climatiche\nproibitive (siamo pur sempre a latitudini quasi artiche) avrebbero potuto\nimpedire i rifornimenti di viveri necessari.<\/p>\n\n\n\n

Le cautele si rivelarono inutili: la guerra fin\u00ec qualche mese dopo, gli uomini smontarono tutte le apparecchiature, una nave arriv\u00f2 a prenderli e le renne, in un habitat a loro congeniale, furono liberate dal recinto e il mondo si dimentic\u00f2 di loro fino al 1957, quando un gruppo di ricercatori visit\u00f2 l\u2019isola. Fecero una sommaria conta delle renne. Quante ne trovarono? Circa 1.350. L\u2019ambiente favorevole e la totale assenza di predatori permisero alla popolazione un enorme sviluppo. Tutte erano in buona salute. Nel 1963 i ricercatori tornano di nuovo sull\u2019isola e, ancora una volta, fanno una stima della popolazione. Nel giro di 6 anni la popolazione era passata da 1.350 a 6.000 capi. Il cibo \u201cdi qualit\u00e0\u201d (i licheni) per tutti cominciava a scarseggiare e quindi gli animali mangiavano l\u2019erba, meno nutritiva. Ma il tasso di rigenerazione di una risorsa per sua natura rinnovabile (erba e licheni) era, data la popolazione, inferiore a quello con cui la risorsa stessa veniva consumata. Nel 1966 i ricercatori tornarono per la terza volta e non fu difficile fare la conta: le renne sopravvissute erano 42, di cui 41 femmine e 1 solo maschio. In capo a soli 3 anni le renne morirono tutte di fame e, possiamo suppore, tra indicibili sofferenze. Chi rimase faceva vita grama e la popolazione si estinse definitivamente intorno ai primi anni \u201980. \u00c8 facile immaginare che l\u2019isola di San Matteo sia la Terra: nulla arriva \u201cda fuori\u201d e possiamo far conto solo quel che il Sole ci assicura attraverso l\u2019irraggiamento. Noi siamo le renne: da lungo tempo abbiamo sconfitto gli eventuali \u201cpredatori naturali\u201d \u2013 e in questo si comprendono anche i virus e i batteri che nei secoli passati hanno decimato la popolazione mondiale \u2013 ma le risorse energetiche e minerarie che abbiamo (identificabili con il cibo delle renne), siano esse rinnovabili o non rinnovabili, non sono infinite. Come abbiamo visto, se sfruttate troppo intensamente anche le risorse rinnovabili si trasformano in non rinnovabili. La questione climatica \u00e8 senz\u2019altro fondamentale, ma nell\u2019ordine delle priorit\u00e0 umane \u00e8 probabile che questa possa arrivare dopo quella energetica, soprattutto se continueremo a consumare mediamente cos\u00ec tanto.<\/p>\n\n\n\n

Luciano Celi – Istituto per i Processi Chimico-Fisici, CNR di Pisa e Socio di Semi di Scienza<\/em><\/p>\n\n\n\n

(http:\/\/www.cnr.it\/people\/luciano.celi)<\/em><\/p>\n\n\n\n

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