{"id":687,"date":"2019-10-15T13:33:08","date_gmt":"2019-10-15T13:33:08","guid":{"rendered":"http:\/\/www.semidiscienza.it\/?p=687"},"modified":"2019-10-15T13:33:08","modified_gmt":"2019-10-15T13:33:08","slug":"lo-spreco-alimentare-analisi-di-un-fenomeno-complesso-e-sottostimato","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.semidiscienza.it\/2019\/10\/15\/lo-spreco-alimentare-analisi-di-un-fenomeno-complesso-e-sottostimato\/","title":{"rendered":"Lo spreco alimentare: analisi di un fenomeno complesso e sottostimato"},"content":{"rendered":"\n
Per spreco alimentare si intende lo scarto volontario di cibo ancora adatto al consumo umano, che pu\u00f2 verificarsi in tutte le fasi di produzione, dalla raccolta in campo al frigorifero domestico. Nella societ\u00e0 odierna, lo spreco alimentare ha assunto proporzioni impressionanti. I dati parlano molto chiaramente. Secondo le statistiche della FAO (l\u2019organizzazione dell\u2019ONU che si occupa di agricoltura ed alimentazione) ogni persona che vive nei paesi industrializzati scarta mediamente dai 95 ai 115 kg all\u2019anno, che equivale ad oltre 1\/3 del cibo prodotto nel mondo. Questo \u00e8 un grande paradosso dei nostri tempi, soprattutto se pensiamo che attualmente oltre 800 milioni di persone nel mondo soffrono di denutrizione, mentre oltre 600 milioni sono affette da obesit\u00e0. Inoltre, negli ultimi anni il divario tra il numero di persone sottonutrite e quelle in sovrappeso sta aumentando sempre di pi\u00f9, a dimostrazione della perversit\u00e0 del fenomeno. Nello spreco alimentare occorre non considerare solo il cibo, ma anche tutte le risorse necessarie per produrlo come acqua, suolo, lavoro umano (sia manuale che organizzativo) e macchine agricole. Bisogna poi aggiungere l\u2019inquinamento ambientale causato dai fertilizzanti, pesticidi e gas serra emessi dalle machine agricole.<\/p>\n\n\n\n
A causa dell\u2019impatto negativo dello spreco alimentare nel mondo, numerose ricerche sono state condotte per capire quali sono le principali cause risalenti a questo fenomeno. Secondo i dati della FAO, gli sprechi nelle fasi della filiera ammontano alle seguenti percentuali: coltivazione e raccolto=54%, trasformazione industriale=11%, distribuzione e vendita=13%, consumo domestico=22%. Analizziamo le fasi una per una:<\/p>\n\n\n\n
1) Coltivazione e raccolto. <\/strong>Durante questa prima\nfase le piante in campo sono continuamente esposte a molti fattori che possono\ndanneggiarle o addirittura eliminarle (siccit\u00e0, piogge eccessive, grandine, insetti dannosi, funghi e virus). A\ntutto questo si aggiunge l\u2019intervento dell\u2019agricoltore, che pu\u00f2\ncommettere errori nelle sue scelte gestionali (semina nel periodo sbagliato, concimazioni\ncarenti, irrigazioni inadeguate, trattamenti antiparassitari eseguiti\nscorrettamente, etc.). Tutti questi fattori contribuiscono ad uno spreco\nalimentare di primo livello.<\/p>\n\n\n\n 2)\nTrasformazione industrial. <\/strong>Durante\nquesta fase i prodotti raccolti sono trasportati dal campo alle fabbriche per\nessere processati e trasformati. Pu\u00f2 accadere che, a causa di inefficienze nei\nprocessi di lavorazione e malfunzionamenti tecnici, gli alimenti subiscano\nvariazioni che diminuiscono o annullano la loro qualit\u00e0 commerciale, causandone\nlo scarto. Variazioni nella forma, nel peso e nel confezionamento, sebbene non\ninfluenzino la sicurezza igienico-sanitaria, bastano comunque a rendere un\nprodotto alimentare non conforme agli standard qualitativi richiesti dal mercato.<\/p>\n\n\n\n 3)\nDistribuzione e vendita.<\/strong> L\u2019aumento dell\u2019urbanizzazione\ndell\u2019ultimo secolo ha portato all\u2019allungamento della filiera alimentare,\ncausando inevitabilmente anche l\u2019allungamento dei tempi di trasporto e\ndistribuzione. Questo comporta una maggiore probabilit\u00e0 di deperimento organico\no diminuzione di qualit\u00e0 degli alimenti, rendendoli pi\u00f9 suscettibili allo\nscarto. C\u2019\u00e8 inoltre da considerare la comparsa massiccia della GDO (Grande\nDistribuzione Organizzata) il cui comportamento contribuisce non poco. Infatti la\nGDO spesso stipula contratti molto rigidi con i propri fornitori, richiedendo standard\nqualitativi troppo elevati, che molti prodotti non rispettano. La gestione\ndegli scaffali non \u00e8 da meno dato che, per motivi di immagine, vengono tenuti\nsempre pieni, e molta della merce raggiunge la data di scadenza prima di venire\nacquistata.<\/p>\n\n\n\n 4) Consumo\ndomestico.<\/strong> In questa fase la responsabilit\u00e0 \u00e8\nesclusivamente del consumatore con i suoi comportamenti. Per diversi motivi le\npersone tendono a comprare cibo vicino alla data di scadenza (spesso pi\u00f9\neconomico) ma che poi non viene effettivamente consumato. C\u2019\u00e8 poi la tendenza a\nriempire eccessivamente le portate nei piatti durante i pasti, il mancato\nrispetto delle indicazioni sulle modalit\u00e0 di conservazione e l\u2019errata gestione\ndella spesa settimanale.<\/p>\n\n\n\n Fortunatamente diverse ricerche indicano che gli sprechi alimentari\nstanno diminuendo negli ultimi anni. Tale tendenza \u00e8 dovuta in parte alla maggiore consapevolezza al problema ed in\nparte all\u2019avvento della crisi economica, che ha modificato i nostri stili di\nvita. Questo dato, seppur incoraggiante, non basta certo a risolvere il tutto.\nInfatti entro il 2050 la popolazione mondiale arriver\u00e0 a circa 10 miliardi di persone (Dati ONU). Ci\u00f2 significa che non possiamo permetterci di buttare via il cibo\nprodotto con le sempre pi\u00f9 scarse\nrisorse del pianeta. Alla luce di questo, cosa pu\u00f2 fare ognuno di noi, nel suo piccolo, per ridurre gli sprechi\nalimentari? La risposta sta nei nostri comportamenti e nelle nostre abitudini.\nElenchiamo alcune possibili soluzioni.<\/p>\n\n\n\n Ricapitolando, la buona notizia \u00e8 che le soluzioni ci sono, sebbene non immediate e di semplice attuazione, ma d\u2019altra parte un famoso Premio Nobel disse una volta: <\/p>\n\n\n\n \u201cPer ogni problema complesso, c\u2019\u00e8 sempre una soluzione semplice, ed \u00e8 quella sbagliata\u201d George Bernard Shaw<\/em><\/p>\n\n\n\n Simone Rossi, PhD., Agronomo<\/em>.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Per spreco alimentare si intende lo scarto volontario di cibo ancora adatto al consumo umano, che pu\u00f2 verificarsi in tutte le fasi di produzione, dalla raccolta in campo al frigorifero domestico. Nella societ\u00e0 odierna, lo spreco alimentare ha assunto proporzioni impressionanti. I dati parlano molto chiaramente. 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